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Omicidio Scagni: due agenti e un medico accusati di morte in conseguenza di altro reato

Secondo i genitori la morte di Alice si sarebbe potuta evitare

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C’è anche l’accusa di morte in conseguenza di altro reato fra quelle contestate dalla Procura a due agenti della centrale operativa della questura di Genova e a un medico della salute mentale nell’ambito dell’inchiesta bis aperta dopo l’omicidio di Alice Scagni. La donna di 34 anni assassinata con più di 20 coltellate dal fratello, Alberto Scagni, 42 anni, il primo maggio scorso.

L’uomo l’aveva attesa sotto casa, in via Fabrizi, a Quinto, e sorpresa mentre portava fuori il cane. Nei giorni scorsi il sostituto procuratore Paola Crispo ha chiesto il rinvio a giudizio dell’uomo. Mentre resta aperta il secondo fascicolo, che vede indagati i poliziotti e il medico.

Quest’ultimo parte dalle accuse e da un esposto dei genitori di Alice e Alberto. I quali, assistiti dall’avvocato Fabio Anselmo, hanno più volte contestato, anche pubblicamente, quelle che secondo loro sono state le mancanze e le omissioni della polizia e del servizio di igiene mentale, senza le quali la morte della donna si sarebbe potuta evitare. Per Antonella Zarri e Graziano Scagni, i genitori, la polizia non è intervenuta nonostante le ripetute richieste di aiuto e allarmi lanciati, dopo le minacce e le intimidazioni del figlio Alberto.

La salute mentale invece non avrebbe preso in carico con la dovuta rapidità il quarantaduenne, affetto da disturbi di natura psichica, e non avrebbe optato per un trattamento sanitario obbligatorio, dalla coppia ritenuto necessario. La Procura, sulla scorta dell’esposto, ha iscritto nel registro degli indagati l’operatore della centrale della polizia che la mattina del primo maggio aveva ricevuto la chiamata di Graziano Scagni, il quale aveva raccontato di essere stato minacciato dal figlio telefonicamente. Minacce rivolte a lui e ad Alice. Indagato anche il referente della centrale, con il quale l’operatore si era consultato. E la dottoressa dell’igiene mentale che stava seguendo Albero Scagni. Il quale, il 2 maggio, avrebbe dovuto affrontare un primo colloquio con il medico.

Ora, difeso dagli avvocati Maurizio e Guido Mascia ed Elisa Brigandì, si trova in carcere da quel giorno, quando era stato arrestato dagli investigatori della squadra mobile, diretta da Stefano Signoretti, che hanno seguito l’indagine. E’ accusato di omicidio aggravato dalla premeditazione.

I reati contestati ai tre sono omissione di atti d’ufficio, omessa denuncia e morte in conseguenza di altro reato. Tradotto, seguendo la teoria dei genitori e del loro legale: se Alice è morta, è a causa di quelle omissioni. E la Procura sta proprio indagando da tempo anche in questa direzione.

Notizia e foto tratte da La Stampa
© Riproduzione riservata
17/03/2023 06:24:18


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