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California, la “rivoluzione” dei fast food: il salario minimo sale da 15 a 22 dollari l’ora

Il grido di protesta delle aziende interessate: «Così i prezzi si alzeranno del 20%»

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Nel giorno del lavoro, Labour Day, il Governatore della California Gavin Newsom, ha dato il via al FAST Recovery Act, noto anche come Fast Food Accountability and Standards Recovery Act. Il decreto andrà a toccare non solo la paga, incrementata da 15 a 22 dollari, ma regolerà anche gli standard orari degli operai del settore e altre condizione sul posto di lavoro. La riforma arriva in un momento in cui in tutti gli Stati Uniti si è aperto un dibattito sulle unioni sindacali del mondo dei fast food. Poco tempo è toccato ai lavoratori di Starbucks che, contro la volontà del gruppo dirigenziale, hanno votato a favore della la creazione di un’unione sindacale. Mentre per la prima volta nella storia della catena Chipotle, franchise di cibo messicano, i lavoratori di un ristorante nel Michigan hanno deciso di formarne una.

«Il passaggio di oggi dà ai lavoratori dell’industria dei fast-food una voce più forte e un posto al tavolo per fissare stipendi e standard di salute nell’industria. Sono orgoglioso di firmare questo atto nel Labour Day, quando paghiamo omaggio ai lavoratori che fanno andare avanti il nostro stato, mentre noi costruiamo un’economia più forte e inclusiva per tutti i californiani» ha detto Newsom nel discorso con cui presentava la  riforma. Il provvedimento, però, varrà solo per quei franchise che contano più di 100 ristoranti a livello nazionale. Una decisione che ha provocato la reazione immediata del presidente di McDonald’s, Joe Erlinger, che ha definito il FAST Recovery Act come «indirizzato solo verso alcuni, ipocrita e mal concepito perché creare un consiglio significa far male non solo alle aziende affette dal provvedimento, ma anche ai lavoratori delle aziende escluse». Sulla solita lunghezza d’onda si è trovato il CEO dell’International Franchise Association, Matthew Haller, che citando uno studio ha detto che «così si alzeranno i prezzi di almeno il 20%», oltre a giudicare la manovra «discriminatoria perché colpisce solo i modelli di business come i franchise». 

Nel testo del provvedimento viene stabilito anche chi si sederà al tavolo del Fast Food Coucil istituito da Newsom. Un rappresentante delle relazioni industriali, un rappresentante dell’ufficio del Governatore in materia di business e sviluppo economico, due rappresentanti titolari dei diritti dei franchise, due titolari di franchise, due impiegati dei fast food e due avvocati degli impiegati. Un totale di dieci persone. Nel testo si legge, inoltre:«Durante la pandemia i profitti sono andati alle stelle mentre i lavoratori sono stati colpiti duramente. Nonostante i profitti delle aziende, i lavoratori sono ancora mal posizionati per partecipare a una ripresa veloce e una posizione più equa». 
Già a gennaio però molti gruppi sociali, intorno ai quaranta, si erano schierati a favore del passaggio della riforma. Tra questi l’Economic Policy Institute, il National Employment Law Project e One Fair Wage. «Il passaggio della riforma è un passo avanti fondamentale che si rivolge all’attuale crisi californiana riguardo la disuguaglianza razziale ed economica: siamo a conoscenza dei problemi sistemici che i lavoratori di questa azienda affrontano e l’unico modo per affrontare la questione è dare ai cuochi e cassieri un vero posto al tavolo con i loro datori di lavoro». A parlare è David Huerta, presidente del Service Employees International Union, che sottolinea anche come in questo tipo di azienda siano molti i lavoratori afroamericani e latini. 

Notizia e foto tratte da La Stampa
© Riproduzione riservata
07/09/2022 14:34:04


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