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Boris Johnson si arrende: “D’accordo sulla necessità di un nuovo leader”

BoJo rimarrà in carica fino a quando non sarà eletto il nuovo capo dei Tory

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Boris Johnson ha annunciato formalmente le sue dimissioni da leader del Partito Conservatore britannico, forza di maggioranza in Parlamento, in un discorso alla nazione. Il premier - travolto alla fine dai contraccolpi degli ultimi scandali e da una raffica di dimissioni in seno alla sua compagine - intende comunque restare capo del governo fino all'elezione di un successore alla guida dei Tories prevista per ottobre, visti in tempi imposti dal recesso parlamentare estivo che inizia fra due settimane. «Darò tutto il mio sostegno al nuovo leader», ha detto Johnson. «Sto per rinunciare al miglior lavoro del mondo», ha aggiunto, dicendo che «nessuno è indispensabile». 

La raffica di dimissioni
A lasciare l’incarico oggi la segretaria dello scacchiere al Tesoro, Helen Whately (responsabile per la crescita e la produttività). Nella sua lettera, Whately ha ricordato di aver sostenuto il premier negli ultimi mesi, chiedendogli di rimanere in carica ma «non si può chiedere scusa e rimanere in eterno». L'annuncio segue di pochi minuti quello del ministro per l'Irlanda del Nord, Brandon Lewis («il governo richiede onestà, integrità e rispetto reciproco»), e quello del ministro delle Pensioni Guy Opperman. Nella lettera inviata a BoJo, Opperman ha spiegato di essere stato «particolarmente sconvolto dal comportamento di Downing Street durante le restrizioni per il Covid». «I recenti eventi hanno dimostrato chiaramente che il governo non può funzionare con lei in carica», ha aggiunto. «Nessuno – ha concluso -, per quanto successo abbia avuto in passato, vale più del partito, o del Paese». Sono di stamattina anche l’addio del ministro della Tecnologia Chris Philp - finora leale a Johnson -, del ministro James Cartlidge, del ministro per la sicurezza Damian Hind e quello per la Scienza George Freeman. «Questa situazione non è sostenibile – ha scritto anche Nadhim Zahawi – e non potrà che peggiorare, per lei, per il Partito conservatore e soprattutto per il Paese. Deve fare la cosa giusta e lasciare ora». Meno di 48 ore dopo essere stato nominato cancelliere dello Scacchiere martedì sera, in sostituzione del dimissionario, Rishi Sunak, anche Zahawi ha chiesto a Johnson di lasciare l'incarico di premier. Anche la ministra britannica dell'Ambiente Rebecca Pow ha rassegnato le sue dimissioni.

I nuovi ministri
Johnson ha proceduto alla sostituzione d Michael Gove ministro per il Livellamento delle Diseguaglianze Territoriali - silurato ieri sera dopo essere stato accusato di tradimento e di essersi comportato come «un serpente» dal suo entourage - con Greg Clark, già ministro della Attività Produttive sotto Theresa May e finora oppositore di BoJo in casa Tory. Shailesh Vara è stato nominato nuovo ministro dell'Irlanda del Nord.

Fino a ieri la resistenza di BoJo
Sullo sfondo della crisi provocata dallo scandalo Pincher, ieri nel Question Time alla Camera dei Comuni BoJo aveva replicato ai duri attacchi del leader laburista Keir Starmer e di altri oppositori, ribadendo di voler resistere per far sì che il suo governo vada avanti nel proprio lavoro e prosegua "ad attuare il programma". Il premier, quando gli era stato chiesto in quali circostanze si potrebbe dimettere, aveva risposto chiamando in causa la guerra in Ucraina: «Chiaramente lo farei se ci fossero circostanze nelle quali sentissi che è impossibile per il governo andare avanti per assolvere il mandato. O se sentissi che non siamo in grado di andare avanti sulla politica sull'Ucraina. Ma francamente il compito di un premier in circostanze difficile è portare avanti il mandato che gli è stato dato». Oggi sembra invece che il game over sia arrivato.

Notizia e foto tratte da La Stampa
© Riproduzione riservata
07/07/2022 14:15:15


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