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La grande passione per la fotografia del biturgense Luigi Monti

"Le fotografie dei paesaggi sono quelle che preferisco"

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Biturgense doc, amante del volo – perché è anche pilota! – e di conseguenza dello scatto. È Luigi Monti l’ospite del mese di aprile della rubrica ‘Passione Fotografia’, nella quale viene messo in evidenza l’amante di questa forma d’arte, che però al tempo stesso non è la sua professione. Dopo aver toccato i confini dell’Umbria, siamo tornati in Toscana e più precisamente a Sansepolcro: Luigi Monti è laureato in Scienze e Tecnologie Agrarie, anche se lavora in un’azienda del posto che si occupa della realizzazione e della fasciatura di accessori per l’alta moda. “Le famose braccia levate all’agricoltura!”, dice in una battura, seppure sappia bene che non è così. La fotografia, però, occupa quei pochi momenti liberi che riesce a ritagliarsi nell’arco della settimana. Apprezza molto anche lo scatto fatto col drone, così come il bianco e nero, tanto da considerarlo trasversale e potente. La fotografia, quindi, per Luigi Monti è sotto tutti i punti di vista una forma d’arte completa in grado di esprimere sempre delle forti emozioni.

·        Come e quando nasce la passione per la fotografia?

“Mi sono avvicinato al mondo della fotografia nel 2008, quindi quattordici anni fa, con l’acquisto della mia prima reflex: si trattava di una Nikon D80 che mi ha fatto subito capire di non avere le sufficienti basi tecniche per fare degli scatti decenti. Questo, poi, mi ha spinto a cercare altri fotografi per organizzare delle uscite e degli incontri, così da poter acquisire direttamente sul campo la dovuta esperienza. Sono quindi entrato a far parte del Fotoclub Sansepolcro e - se scrivete di me in queste pagine - il merito va principalmente a loro”.

·        Quale il tipo di fotografia che preferisci fare?

“E’ quella di paesaggio, perché mi offre la ‘scusa’ per immergermi nella natura. La poesia che ti regala un’alba o la bellezza silenziosa di un cielo stellato è qualcosa di cui non riesco a fare a meno. Sono anche affascinato dalla Street photography e, quando ho la possibilità di fare un viaggetto, cerco sempre di riportare qualche scatto che racconti non solo il paesaggio, ma anche le persone che lo abitano e quindi lo rendono unico”.

·        Quanto lavori lo scatto nel post produzione?

“Come si dice in cucina, ne uso quanto basta, intervenendo solamente nei contrasti e nelle curve, perché reputo fondamentale non stravolgere lo scatto, anche se purtroppo capita sempre più spesso di vedere tante belle immagini e sempre meno fotografie”.

·        Apprezzi la fotografia in bianco e nero, oppure prediligi sempre il colore?

“Dal mio punto di vista personale, credo che il bianco e nero sia la fotografia per eccellenza: è trasversale e potente al tempo stesso. Per riuscire a trasmettere un’emozione, però, deve essere fatta bene e avere ‘quel qualcosa in più’, cosa assolutamente non facile da ottenere: per questo motivo, scatto esclusivamente a colori, poi se la foto merita la converto in post produzione cercando di far risaltare la ‘storia’ che vorrei raccontare”.

·        C’è uno scatto a cui sei particolarmente legato?

“In realtà ce ne sono diversi, ma - se dovessi sceglierne uno - direi quello che mi ha permesso di partecipare alla mostra fotografica curata da Vittorio Sgarbi per i duecento anni de “L’Infinito” di Giacomo Leopardi. Uno scatto che mi è ‘costato’ quasi un’ora di appostamento nel centro di Milano per aspettare il momento giusto: alla fine, però, sono stato ripagato alla grande, perché ritrovarmi in un’esposizione del genere con nomi importanti della fotografia italiana mi ha riempito di orgoglio e di emozione”.

·        Come mai i giovani, nonostante scattino tante foto, si avvicinano con difficoltà a questo mondo?

“Penso che molto sia dovuto al fatto che la fotografia richieda studio e impegno, mentre pubblicare scatti nei social è decisamente più veloce e meno impegnativo. Mi chiedo chi glielo faccia fare a un giovane di perdere tempo dietro alla lettura dell’immagine, allo studio della tecnica e delle regole compositive, se l’obiettivo finale è solo quello di acchiappare un like? Fortunatamente, però, non è così per tutti i giovani: c’è ancora chi si appassiona e vuole fare quel passo in avanti che li porta spesso ad ottenere dei risultati veramente interessanti”.

·        La fotografia, per te, è solo quella fatta con la reflex, oppure ti affascinano anche altri strumenti?

“Credo che la macchina fotografica sia solo un mezzo; quello che poi fa la foto è la sensibilità e l’occhio del fotografo, anche se avere una macchina performante è sicuramente di grande aiuto, soprattutto in condizioni di luce difficile. Recentemente, non lo nascondo affatto, mi sto divertendo anche con il drone che mi permette di avere un punto di vista simile a quello che ho quando sono in volo ma con il vantaggio di poter studiare il soggetto e l’inquadratura in tutta calma”.

·        Quindi per te la fotografia è da considerare una forma d’arte sotto tutti i punti di vista?

“E’ da considerare una forma d’arte a tutti gli effetti, perché davanti a uno scatto di Ansel Adams o di Salgado - giusto per citarne due tra i miei preferiti - non puoi rimanere indifferente e riconosci subito la maestria e l’unicità dell’artista nell’utilizzare la luce. Se invece mi chiedi se mi ritengo un artista, ti rispondo decisamente di no; anzi, come scrisse qualcuno, fotografo perché non so disegnare”.

·        Quale il sogno nel cassetto, a livello fotografico, che speri possa avverarsi quanto prima?

“Il mio sogno è quello di riuscire a fare delle fotografie che riescano poi a lasciare il segno in chi le guarda e che magari possano essere ricordate nel tempo. Mica piccola come ambizione, forse è meglio restare con i piedi per terra e iniziare a prendere qualche lezione di disegno!”.

Redazione
© Riproduzione riservata
10/05/2022 12:21:12


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