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Contanti e prelievo dal conto corrente: quali i limiti e i controlli nel 2022

La soglia per lo scambio di contanti è fissata a 2.000 euro. Dal 2023 passerà a mille

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Torna all’attenzione la questione dell’utilizzo del contante e dei limiti imposti per arginare le attività in nero. Dunque,  a proposito del prelievo di contanti dal conto corrente bancario o postale, c'è un limite dal 2022? Sono cambiate le regole? Cosa si rischia ad esempio prelevando più di 1.000 euro? Per stabilirlo – si legge su Adnkronos - bisogna partire dai cosiddetti vincoli sulla tracciabilità dei pagamenti ricorda laleggepertutti.it. In particolare, la legge pone dei limiti agli scambi di contanti tra soggetti diversi per prevenire l’evasione fiscale, indipendentemente dalla causa per cui tale scambio avviene. Il divieto dunque riguarda non solo i pagamenti ma anche le donazioni e i prestiti. Tali limiti valgono anche per quanto riguarda i pagamenti alla Pubblica amministrazione (imposte, tributi).

Il limite dei 2mila euro

I limiti sono spesso variati con gli ultimi governi. Attualmente, il limite allo scambio di contanti è di 2.000 euro. Da tale soglia in poi, è necessario avvalersi di strumenti tracciabili come la carta di credito, il bancomat (carta di debito), bonifici, assegni non trasferibili, vaglia postali. Chi viola tali norme rischia una sanzione che va da 2.000 a 50.000 euro, applicabile sia a chi consegna il denaro, sia a chi lo riceve. Quindi, una persona non potrebbe mai consegnare più di 1.999,99 euro in contanti alla stessa persona, ma potrebbe farlo se invece si tratta di soggetti diversi.

Dal 2023 i limiti saranno di mille euro

Dal 1° gennaio 2023, salvo proroghe ulteriori, i limiti dovrebbero scendere a 1.000 euro, così come la sanzione minima dovrebbe passare da 2mila a mille euro.

Non si possono eludere le regole sui limiti indicati frazionando il pagamento in diverse tranche, ciascuna di importo inferiore al tetto legale. Così, ad esempio, dovendo pagare 5mila euro come corrispettivo per una prestazione, non lo si può fare in 3 rate da 1.667 euro l’una. È consentito tuttavia pagare a rate, in contanti (purché ciascuna rata non superi 1.999,99 euro) solo in due casi:

quando espressamente previsto nel contratto (si pensi all’accordo tra avvocato e cliente per un pagamento in base alle fasi processuali della causa o tra paziente e dentista in base ai singoli trattamenti);

quando rientra negli usi e nelle consuetudini commerciali (si pensi al pagamento di un ingegnere che esegue dei lavori di ristrutturazione, che viene pagato a stati di avanzamento opera).

Prelievi di contanti dal conto corrente

L’amministrazione finanziaria, così come il Mef, hanno più volte chiarito – scrive Adnkronos - che le regole anzidette sui limiti all’uso dei contanti non valgono per i prelievi sul conto corrente, e neanche ai versamenti. Questo perché, come anticipato in apertura, presupposto per l’applicazione della norma, è lo scambio di denaro tra soggetti diversi. Nel caso invece di operazioni sul conto, il denaro resta sempre di proprietà del correntista mentre la banca è una semplice depositaria. Dunque, non avvenendo alcun trasferimento, è possibile prelevare dal conto più di 1.000 euro senza violare alcuna norma.

Controlli fiscali sui prelievi dal conto corrente

Il fatto di prelevare più di 1.000 euro in contanti dal conto corrente non espone neanche al rischio di controlli fiscali, a meno che non si tratti di un imprenditore. Per tutte le altre categorie di contribuenti, infatti, i controlli dell’Agenzia delle Entrate avvengono solo sulle operazioni “in entrata” sul conto come versamenti di contanti e bonifici ricevuti: in questi casi, l’ufficio delle imposte può presumere che il denaro accreditato sul conto sia frutto di reddito da dichiarare se non viene altrimenti giustificato (e pertanto vi applicherà imposte e sanzioni). Viceversa, i prelievi sono liberi ed esenti da controlli fiscali.

Per gli imprenditori e le società vige invece l’obbligo di giustificare, in contabilità, tutti i prelievi che superano il limite di 1.000 euro giornalieri o comunque di 5.000 euro mensili.

Giustificazioni sui prelievi

Quando però il prelievo dal conto supera il limite di 10.000 euro nel corso dello stesso mese solare, la banca (in persona dell’addetto allo sportello) ha il dovere di chiedere giustificazioni al correntista circa la destinazione del denaro. Ciò però non ai fini fiscali ma per il contrasto alla criminalità e al riciclaggio. Ne abbiamo parlato nell’articolo limite prelievo contanti dal conto. In buona sostanza, l’istituto di credito è tenuto a segnalare alla Uif, l’Unità di Informazione Finanziaria, tutte le operazioni sospette. La Uif a sua volta valuterà se, in base alle circostanze e al soggetto, vi possano essere rischi di condotte penalmente rilevanti; in tal caso, provvederà a informare la Procura della Repubblica.

Nel fornire i chiarimenti alla banca, il correntista però – conclude Adnkronos - non potrà dire di dover pagare lo stesso soggetto, pena l’applicazione delle sanzioni che abbiamo visto, ad inizio articolo, sui limiti di pagamento in contanti alla medesima persona.

Notizia e Foto tratte da Tiscali
© Riproduzione riservata
18/04/2022 06:21:47


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