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Caso Open Arms, udienza preliminare per Salvini il 12 dicembre

L’ex ministro è accusato di sequestro e omissione atti d'ufficio

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In attesa di conoscere l’esito dell’udienza preliminare per il caso Gregoretti, in corso a Catania, il leader della Lega ed ex ministro dell’Interno Matteo Salvini il 12 dicembre dovrà presentarsi al palazzo di giustizia di Palermo per affrontare un’altra udienza preliminare: quella che riguarda il caso Open Arms. Una vicenda per certi versi simile a quella per la quale Salvini è sotto processo a Catania, e che in questo caso riguarda la nave della omonima Ong spagnola rimasta nell’estate del 2019 per 21 giorni in mare, sette dei quali davanti a Lampedusa, in attesa di un «Pos», un porto sicuro. Una delle «attese» più lunghe nella storia degli sbarchi di migranti in Italia. Il Senato, nello scorso luglio, aveva dato il voto favorevole all’autorizzazione a procedere, indispensabile perché la richiesta di rinvio a giudizio del tribunale per i ministri di Palermo potesse avere un seguito. La vicenda Open Arms risale ad agosto 2019. Erano i giorni in cui il primo governo Conte, quello in cui Salvini era ministro dell’Interno, era entrato in crisi e il no di Salvini alla Open Arms fu uno dei suoi ultimi atti dal Viminale. A sbloccare la situazione, alla fine, fu la procura di Agrigento che al termine di una giornata drammatica, con 12 migranti che si gettarono in mare nel tentativo di raggiungere la costa a nuoto, dispose il sequestro della nave e, di conseguenza, l’immediato sbarco dei 163 migranti che gli operatori della Ong avevano salvato in tre differenti operazioni di soccorso. Salvini è accusato di sequestro di persona e omissione di atti d’ufficio. Open Arms, che nel processo è parte lesa, ha già fatto sapere di volersi costituire parte civile: «Siamo certi che il processo sarà l’occasione per accertare la verità dei fatti e per stabilire eventuali responsabilità di chi all’epoca ricopriva importanti incarichi istituzionali - scrive in una nota la Ong catalana -. Quello che ci interessa non è che venga punito un singolo individuo, ma che si stabilisca, una volta per tutte, l’inviolabilità delle Convenzioni internazionali e del Diritto del Mare e che il rispetto dei diritti umani torni a essere riconosciuto come principio imprescindibile del nostro agire democratico». 

Notizia e foto tratte da La Stampa
© Riproduzione riservata
28/10/2020 05:24:19


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