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Mondo Economia: intervista a Paolo Sestini

Da 12 anni presidente della Banca di Anghiari e Stia Credito Cooperativo

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Dal 2008 occupa ininterrottamente la carica di presidente della Banca di Anghiari e Stia Credito Cooperativo. Paolo Sestini, imprenditore di Stia operante nel settore dei metalli preziosi, ha vissuto diverse dinamiche economiche nel suo ruolo di numero uno dell’istituto di credito che conta quasi una ventina di agenzie fra Valtiberina, Casentino e Arezzo. Entrato poco prima della grande crisi finanziaria, ora si ritrova al timone per fronteggiare gli effetti creati dalla pandemia e dal conseguente lockdown.  

Presidente Sestini, sull’economia è stato più forte l’impatto del Covid-19, oppure quello della grande crisi del 2008?

“Sono due situazioni differenti: nel 2008 la crisi era stata del settore finanziario e per una contrazione del credito; questa, invece, proviene da una pandemia della quale nessuno poteva prevedere ciò che sarebbe successo. Il lockdown ha fermato letteralmente il mondo. L’Italia sembrava essere stata il Paese più colpito – quasi l’unico - e invece no; anzi, non appena noi siamo ripartiti si sono fermati gli altri e quindi il mercato internazionale ne ha risentito. È iniziata una lunga crisi di domanda che tutt’oggi stentiamo nel risolvere e che ha colpito in particolare turismo e ristorazione”.

In quale maniera la Banca di Anghiari e Stia ha reagito?

“E’ logico che le soluzioni messe a punto a livello europeo e nazionale abbiano attutito l’impatto. Con la sospensione decretata dal governo, sono stati stoppati i pagamenti delle aziende, che non hanno potuto beneficiare degli incassi. E senza incassi, avrebbe prevalso quella situazione di credito deteriorato che ci eravamo portati appresso fino a tre anni fa. Da allora fino all’emergenza, infatti, eravamo tornati ai livelli pre-crisi”.

Oltre a turismo e ristorazione, quali sono stati gli altri settori che hanno avvertito la botta conseguente al Covid-19?

“C’è un mercato dell’edilizia che si è fermato. Il governo ha provveduto a stanziare l’ecobonus del 110%, che speriamo si riveli un volano per la ripresa. Gli investimenti pubblici non sono decollati e il settore auto sta accusando grossi problemi, perché semplicemente il lockdown ha bloccato anche la circolazione”.

La vostra banca opera sulle piazze della Valtiberina, del Casentino e di Arezzo. La situazione economica – anche post-lockdown – può essere considerata omogenea fra i comprensori, oppure vi sono dei distinguo?

“E’ una situazione sostanzialmente omogenea. Il trend attuale è favorevole per chi produce food e per le aziende che possono contare su tecnologia e innovazione; per meglio dire, sono le realtà che stentano di meno. D’altronde, non è un mistero che le vendite online abbiano preso campo e chi può disporre di tecnologie di connessione online sia più fortunato. Di una fetta importante in meno di fatturato hanno risentito bar (vedi aperitivi) e ristoranti, ma anche le tante sagre ed eventi zonali. Un altro scacco è stato quello inferto al settore manifatturiero, rimasto inattivo per oltre un mese e mezzo in quanto considerato “non essenziale” e poi, una volta che ha ricominciato, hanno chiuso i mercati esteri”.

Il momento è quindi delicato e quindi in che modo il vostro istituto di credito sta dimostrando di essere la “banca del territorio”?

“Come banca siamo molto presenti e stiamo cercando di informare i nostri clienti sugli sviluppi dell’ecobonus 110%. Abbiamo provveduto a fornire un aiuto adeguandoci alle normative e fermando pagamenti e mutui; allo stesso tempo, abbiamo erogato sul territorio i 25mila euro ai clienti che ne hanno fatto richiesta. Posso dire che le domande sono state tante. Come si può notare, quindi, il nostro non è soltanto uno slogan ma un ruolo effettivo che esercitiamo in ogni circostanza. Cerchiamo soprattutto di impedire la chiusura di quelle aziende che stavano andando bene fino all’adozione del lockdown”.  

Redazione
© Riproduzione riservata
15/10/2020 09:00:13


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