Coronavirus, Boris Johnson ammette l’errore: abbiamo chiuso troppo tardi
Il primo ministro britannico ammette che le cose potevano essere fatte in modo diverso
Boris Johnson ha ammesso ieri che il suo governo, come altri nel mondo, non ha compreso appieno la portata della minaccia del coronavirus "nelle prime settimane e mesi" dopo i contagi in Cina. E - per la prima volta - che la decisione d'imporre il lockdown nazionale nel Regno Unito nella seconda metà di marzo potrebbe essere scattata troppo tardi. Il primo ministro britannico non ha poi escluso che alcune cose avrebbero potute essere fatte in modo differente. La pandemia non deve paralizzare il mondo, ma è un'ombra destinata a durare e i vaccini sono - o potranno essere - l'arma cruciale per affrontarla. Parola di BorisJohnson, che – come spiega l’Ansa – liquida come «matti» o «fuori di testa» ("nuts" in inglese) tutti i seguaci del verbo no vax, promettendo viceversa vaccinazioni a tappeto nel Regno Unito. Concedendosi alle telecamere nel giorno del suo primo anniversario da inquilino di Downing Street, il premier Tory ha formalizzato l'impegno del suo governo a garantire - in attesa dei risultati delle ricerche su un antidoto ad hoc contro il coronavirus, con l'università di Oxford in pole position, ma ancora molte incognite da sciogliere - la disponibilità di vaccini preventivi anti-influenzali a 30 milioni di britannici. Una strategia volta a evitare che la minaccia di una seconda, temuta ondata di contagi da Covid-19 s'incroci con altre infezioni in numero elevato rimettendo sotto pressione ospedali e servizio sanitario nazionale d'Oltremanica (Nhs). E che si ripromette di allargare la platea dei vaccinati 'di diritto' nei prossimi mesi a tutti gli over 50 del Paese (invece che over 65), nonché agli scolari delle secondarie. Parlando della pandemia, il premier ha poi esortato all'uso della mascherina, da oggi obbligatorio in Inghilterra nei negozi, pur dicendo di confidare "nell'enorme buon senso" dei connazionali più che nel controllo sociale o di polizia. Non senza avvertire che le cautele e le misure di distanziamento proseguiranno fino a quando "il nostro sforzo collettivo non farà calare" in modo stabile i contagi. BoJo, infettato in prima persona dal Covid e costretto a un drammatico ricovero in terapia intensiva ad aprile, ha del resto incoraggiato "la gente a smettere di pensare al virus come a un pericolo che rende impossibile far qualunque cosa".
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