In Israele torna il lockdown ma è incubo disoccupazione
Chiusi di nuovo cinema, teatri, palestre, limiti a ristoranti e autobus
Israele torna passo dopo passo al coprifuoco che aveva paralizzato il Paese per oltre due mesi, da metà marzo a fine aprile. Il governo di Benjamin Netanyahu è stato costretto a varare nuove misure ancora più restrittive, dopo aver proibito gli assembramenti di più di cinquanta persone già domenica. Ma i nuovi contagi continuano a viaggiare al ritmo di quasi mille al giorno, esattamente come durante il picco di marzo, quando avevano toccato quota 1100. Il tasso di contagio è risalito da meno dell’un per cento al 5 per cento, più che durante il primo picco. Medici ed epidemiologi hanno avvertito del rischio di saturazione degli ospedali, nel giro di qualche settimana. Governo e Knesset hanno approvato in tutta fretta nuove restrizioni. Gli autobus che avevano ripreso a circolare non possono portare più di 20 passeggeri. Cinema, teatri, palestre, bar, piscine sono di nuovo chiusi. I ristoranti possono accogliere 20 persone all’interno e 30 all’esterno. Il 30 per cento dei dipendenti pubblici deve tornare al telelavoro obbligatorio. Sono previste multe pari a 130 euro per chi non porta la maschera in pubblico, anche all’aperto. Le nuove misure rischiano però di aggravare la crisi e Netanyahu le ha prese obtorto collo di fronte alle pressioni degli scienziati. “Siamo in emergenza”, ha ammesso e alluso a un possibile lock down totale se le misure non saranno rispettate con disciplina. Cosa che gli israeliani avevano fatto, a parte alcune eccezioni particolari, durante la prima ondata.
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