Ripartiamo ma con progetti diversi
Che la crisi serva per avviare quei cambiamenti rinviati da tempo
Fase 1…Fase 2…Fase 3… Con tutte queste “fasi”, rischiamo di non capirci più nulla. La pandemia dovuta al Covid-19 ha fatto esasperare un declino dell’economia italiana che dura almeno da 15 anni. Molte aziende sono alle prese con problemi dovuti alla perdita di fatturati e ordini; una burocrazia e una tassazione come quella italiana sono dei veri freni per il rilancio economico, ai quali si aggiunge un aumento esponenziale di lavoro nero. Paghiamo scelte politiche sbagliate fatte negli ultimi decenni, depotenziando il peso dell’amministratore (dal locale al nazionale) a favore di tecnici che non si assumono la minima responsabilità, facendo cosi rallentare tutto il sistema. Abbiamo un’Europa che - così com’è - non funziona e dove per di più abbiamo mandato politici a fine corsa o che bisognava “parcheggiare” da qualche parte, mentre gli altri Paesi hanno usato Bruxelles come una palestra per allenare le eccellenze di cui oggi avremmo un grande bisogno. Sarà necessario quindi inventare soluzioni nuove per ripartire, imparare a consumare prodotti italiani e con i nostri imprenditori - di cui l’Italia per fortuna dispone ancora - creare un modello di sviluppo all’altezza dei tempi, in cui le componenti pubbliche tornino ad agire da volano per gli investimenti a lungo termine e i privati rilancino le attività sul territorio. Dovremo creare un rilancio serio del nostro turismo, che - lo ricordo - vale il 13% del nostro Pil, ma potrebbe aumentare e molto se vi fossero progetti, idee e organizzazione diverse da quelle a cui siamo stati abituati negli ultimi anni. I soldi che saranno erogati dovranno essere impiegati per lavorare sulla ristrutturazione di un settore lasciato finora nelle mani di un’occasionalità che è il momento di superare. Sarà necessario rivedere anche il “modo di lavorare”, dove non conti l’orario dell’ufficio, della fabbrica o il tempo trascorso sul posto di lavoro, ma un nuovo tipo di occupazione più flessibile che abbia come pilastro fondamentale quello della sostanza: meritocrazia e creatività. Sono un ottimista di natura, credo quindi che abbiamo le capacità di sconfiggere il virus e in un tempo relativamente breve di far ripartire la nostra economia, ma dobbiamo imparare e correggere alcune cose da questa crisi. Dovremmo creare un’unità di emergenza sanitaria, ammodernare le procedure e sfruttare le moderne tecnologie. Oggi tutti parlano di ricerca, ma l'Italia è uno dei Paesi che destina meno risorse alla ricerca scientifica e tecnologica; negli ultimi 10 anni, sono stati tagliati 35 miliardi alla sanita pubblica, una vera follia. Stessa cosa per la globalizzazione: tutti la volevano, ma era o è ancora la soluzione giusta? Per l'economia italiana, questa crisi potrebbe essere anche un momento per avviare cambiamenti a lungo rimandati e diventare più efficienti.
Punti di Vista
Imprenditore molto conosciuto, persona schietta e decisa, da sempre poco incline ai compromessi. Opera nel campo dell’arredamento, dell’immobiliare e della comunicazione. Ha rivestito importanti e prestigiosi incarichi all’interno di numerosi enti, consorzi e associazioni sia a livello locale che nazionale. Profondo conoscitore delle dinamiche politiche ed economiche, è abituato a mettere la faccia in tutto quello che lo coinvolge. Ama scrivere ed esprimere le sue idee in maniera trasparente. d.gambacci@saturnocomunicazione.it
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