Opinionisti Giacomo Moretti

Capaci di abbattere una stella

Siamo un Paese capace di svilire il meglio, di annichilire quanto di più prezioso riesce a produrre

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E così siamo entrati da pochi giorni nel nuovo anno.

Ogni volta che un anno ci lascia ed entriamo nel nuovo mi fa sempre un certo effetto scrivere la data dovendo modificare le cifre che indicano l’anno nuovo in corso.

Oggi l’effetto è doppio in quanto, da qualche ora, si entra sempre più nella consapevolezza che a cambiare non è stato “solo” un anno, ma addirittura un decennio.

Come dire, cambiano gli anni, e i decenni, ma i problemi restano tutti li presenti.

Ci siamo scambiati gli auguri da poco ma la vita giustamente riprende il proprio ritmo, con i problemi di sempre.

Alla fine del 2019 abbiamo sentito molti politici esternare le proprie proposte ed i propri proclami in vista del nuovo anno.

Alcuni si sono spinti anche a rivendicare “ottimi risultati” ottenuti nel corso della propria attività politico-amministrativa, attività della quale forse si sono accorti solo loro.

Come molti ho apprezzato il discorso del nostro Presidente della Repubblica, ero tra i dieci milioni incollati alla Tv che lo hanno seguito, con uno share del 60%.

Non male per una serata che vedeva milioni di italiani in viaggio verso i cenoni o in preparazione della cena. Erano le 20:30, eh sì confesso, anche io e mia moglie abbiamo seguito il discorso del Presidente mentre cucinavamo in attesa di trascorrere la nostra serata con i nostri cari ospiti.

Ma non è di questo che voglio parlare.

Voglio soffermarmi sulla parola o sul sentimento che è stato forse espresso più di tutti gli altri, in vista del nuovo anno. Un sentimento che si racchiude in una parola…SPERANZA!

Si la speranza di “un futuro migliore”, la speranza che ostinatamente e fortemente siamo chiamati a riversare nel nostro Paese che tanto amiamo.

Un “speranza” di un cambiamento positivo per noi e per i nostri cari.

Una speranza che, nonostante le delusioni che l’Italia ci riserva, ci spinge sempre di più a ricercare gli obiettivi che ci prefiggiamo, che ci spinge a migliorarci nello studio, nel lavoro, negli affetti, insomma che ci spinge a lottare nonostante tutto.

Speranza e fiducia.

Eppure questo nuovo anno si apre con una notizia che va proprio nel senso contrario: una donna, Samantha Cristoforetti, ha portato la bandiera italiana nello spazio.

Un’astronauta, un’italiana che studiando in Italia, formandosi in Italia nelle nostre università, è riuscita a realizzare il proprio sogno, quello di toccare le stelle.

Essa stessa è diventata una stella, elevata ad eroina nazionale in quanto prima donna italiana negli equipaggi dell’Agenzia Spaziale Europea.

Mi ricordo ancora che molti di noi si erano scaricati l’applicazione nel cellulare per vedere dove fosse la stazione spaziale.

Ricordo molto bene una sera di qualche anno, quando la vidi passare sopra piazza della Signoria a Firenze. Era sera: tutti in piazza con gli occhi verso il cielo.

Un orgoglio nazionale: una donna che nella sua vita in Italia, lottando e dando il meglio di se stessa è riuscita a raggiungere le vette più altre di una carriera strepitosa.

Notizia di oggi è che “Astrosamantha”, chiamata così affettuosamente dal suo pubblico, ha lasciato l’Aereonautica Militare Italiana, per impossibilità a proseguire la sua carriera.

Non conosco il merito della vicenda, ho letto qualche articolo, ma le motivazioni ancora non sono del tutto chiare, forse perché la notizia è davvero fresca.

Quello che realmente conta è il segnale che tutta questa vicenda riversa nel Paese.

Ovvero che in Italia, anche se vengono raggiunti livelli di eccellenza, anche se ci si impegna, anche se si raggiungono livelli di prestigio a livello mondiale si può essere abbattuti.

Esattamente il contrario della speranza e dello stimolo a fare sempre meglio.

Un segnale triste, un inizio davvero brutto per questo Paese, un’Italia capace di svilire il meglio, di annichilire quanto di più prezioso riesce a produrre.

Insomma un Paese dove non basta nemmeno essere una stella, però anche tutto questo non può essere alibi per mollare.

Giacomo Moretti
© Riproduzione riservata
03/01/2020 16:47:12

Giacomo Moretti

Nato ad Arezzo – Dopo aver assolto agli obblighi di leva comincia subito a lavorare, dalla raccolta stagionale del tabacco passa ad esperienze lavorative alla Buitoni e all’UnoaErre. Si iscrive “tardivamente” all’età di 21 anni alla Facoltà di Giurisprudenza di Urbino dove conseguirà la laurea in corso. Successivamente conseguirà il Diploma presso la Scuola di Specializzazione per le professioni legali. Assolta la pratica forense, nel 2012 si abilita all’esercizio della professione forense superando l’esame di stato presso la Corte d’Appello di Firenze. Iscritto all’Ordine degli Avvocati di Arezzo esercita la professione forense fino al dicembre 2016. Attualmente si è sospeso volontariamente dall’esercizio della professione di avvocato per accettazione di incarico presso un ente pubblico a seguito della vincita di un concorso. Molto legato al proprio territorio, Consigliere comunale ad Anghiari per due consiliature consecutive. Pur di non lasciare la “sua” Anghiari vive attualmente da pendolare. Attento alla politica ed all’attualità locale e non solo, con il difetto di “dire”, scrivere, sempre quello che pensa. Nel tempo libero, poco, ama camminare e passeggiare per la Valtiberina e fotografarne i paesaggi unici.


Le opinioni espresse in questo articolo sono esclusivamente dell’autore e non coinvolgono in nessun modo la testata per cui collabora.


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