Esplosione a Quargnento: fermato il proprietario della cascina
L'accusa è di disastro doloso e omicidio plurimo volontario
Giovanni Vincenti, proprietario della cascina esplosa a Quargnento la notte tra il 4 e 5 novembre, è stato fermato per disastro doloso, omicidio plurimo e lesioni volontarie dai carabinieri di Alessandria. La svolta nelle indagini è avvenuta la notte tra l’8 e il 9 novembre: Vincenti, che era già stato sentito più volte nei giorni scorsi, è stato sentito anche la sera di venerdì 8 novembre, ma è stato chiaro che qualcosa era cambiato nella sua posizione perché dalle 21 era arrivata in caserma l’avvocato Laura Mazzolini per assisterlo. La stessa è uscita dal comando verso l’1,35. Poco dopo dalla caserma è uscito anche il procuratore della Repubblica Enrico Cieri, che non ha però rilasciato dichiarazioni. Vincenti è stato portato via introno alle 3,15.
Vincenti, 55 anni, è un imprenditore, da pochi anni era titolare di un sito web per l’organizzazione di viaggi. In passato aveva fondato e gestito un maneggio poco distante dalla casa esplosa che però aveva già ceduto da alcuni anni. Non riusciva invece a vendere la casa di via San Francesco d’Assisi a Quargnento, che aveva lasciato un paio di anni fa per trasferirsi in centro ad Alessandria. Prima di oggi era già stato sentito quattro volte dai carabinieri e aveva riferito di avere da tempo problemi economici. E’ stato appurato che la casa era assicurata, ma quando al procuratore è stato chiesto a quando risaliva la stipula dell’assicurazione e per quale importo, il magistrato ha risposto: “No comment”.
Il giorno dopo la tragedia, Vicenti aveva parlato con i giornalisti: "E’ da ieri sera che verso lacrime – aveva detto - che cerco di capire. Sto vivendo in modo drammatico, sono distrutto da dolore per questi tre ragazzi che sono morti sotto le macerie di casa mia dove abbiamo vissuto in armonia e amore tanti begli anni". E ha poi aggiunto: "Stiamo patendo un grosso dolore, io, mia moglie, la mia famiglia per questi vigili del fuoco che sono rimasti sotto le macerie e per le loro famiglie. Questo ci sta distruggendo la vita, non possiamo farcene una ragione", ribadisce.
L’uomo aveva anche detto di avere fornito ai carabinieri «alcuni nomi» di persone che avrebbero potuto avere un motivo di fargli del male. Aveva anche riferito di aver subito in passato incendi dolosi e l’uccisione di cani di sua proprietà: «Pura e semplice invidia», a questo attribuiva le ripicche nei suoi confronti.
Dopo il primo scoppio, la notte della tragedia, un vicino gli aveva telefonato per riferirgli quel che stava accadendo alla sua casa. «Allora mi hanno fatto un dispetto», questa la sua risposta, come riferito dallo stesso vicino.
La svolta arriva dopo il giorno dei funerali di Stato per Marco Triches, Matteo Gastaldo e Antonino Candido che ha visto la partecipazione di migliaia di persone ad Alessandria. Era presente anche il premier Giuseppe Conte che, dopo la cerimonia funebre, si è appartato a parlare per alcuni minuti con il procuratore di Alessandria Enrico Cieri che coordina le indagini. Proprio a Conte si era rivolta in lacrime la madre di una delle tre vittime, Antonino Candido: "Dovete beccarli, dovete fare di tutto per beccarli", aveva detto al premier abbracciandolo al termine della messa.
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