Mafia, la Cassazione: "Giovanni Brusca resta in carcere"
Gli ermellini bocciano la richiesta di detenzione domiciliare eseguita dai legali
Giovanni Brusca resta nel carcere di Rebibbia. La Cassazione ha negato la richiesta di detenzione domiciliare fatta dai legali dell'ex boss, tra i killer della strage di Capaci in cui morirono il magistrato Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli uomini della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. La Procura Generale aveva bocciato la richiesta a differenza della Procura Antimafia che aveva dato il proprio ok.
I difensori dell'ex boss di mafia, gli avvocati Antonella Cassandro e Manfredo Fiormonti, hanno spiegato di non aver preso visione del provvedimento odierno e di attendere le motivazioni per valutare i prossimi passi. Niente domiciliari per Giovanni Brusca, in carcere da 23 anni per la strage di Capaci e altri crimini efferati come aver sciolto nell'acido il figlio tredicenne del pentito Santino Di Matteo.
Anche Maria Falcone che da anni custodisce la memoria del fratello Giovanni, ucciso nel 1992 dal tritolo di Cosa Nostra insieme alla moglie e agli uomini della scorta, aveva espresso contrarietà ad altri benefici per il killer stragista che da anni cerca di uscire dalla cella e scontare la pena in una località protetta dal Servizio centrale di protezione della polizia. "Bene la decisione della Cassazione - ha detto dopo la sentenza -. La mafia è ancora uno dei peggiori nemici del nostro Paese". "Brusca terminerà di scontare la pena in carcere nel 2022 se la Cassazione non aprirà ai domiciliari, ma potrebbe tornare libero alla fine del 2021 perché ha uno 'sconto' di 270 giorni come previsto dal regolamento carcerario", aveva spiegato l'avvocatessa Antonella Cassandro che ha firmato il ricorso all'Alta corte.
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