Opinionisti Giacomo Moretti

Senza lavoro non esiste sovranità

In fondo è più facile chiudere una frontiera che creare lavoro

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Nella nostra Costituzione Repubblicana, prima ancora dell’ormai di moda principio della “sovranità popolare”, è declinato il principio delle fondamenta repubblicane che affondano nel lavoro.

Ormai, il principio della prevalenza del lavoro come diritto fondamentale costituzionale viene sempre più dimenticato.

Si esalta il principio della “sovranità popolare”, principio certamente e indiscutibilmente fondamentale e da tutelare ma che senza un’attenzione al valore che il lavoro costituisce per ogni cittadino rischia di cadere inapplicato proprio nella sua essenza fondamentale.

Senza lavoro, senza tutela dei lavoratori, senza tutela di chi si mette in gioco come imprenditore, come professionista, insomma senza tutelare chi attraverso il lavoro lo esercita e lo crea non vi può essere sovranità.

Sovranità non è solo tutela delle frontiere, non è solo gridare nelle piazze “prima tizio” o “prima caio”, sovranità è un concetto che va legato indissolubilmente al concetto di autonomia.

La dico in maniera più spicciola.

Senza lavoro non può esistere sovranità alcuna.

Essere sovrani significa essere indipendenti, significa realizzare i propri obbiettivi, sia singolarmente che come popolo.

Senza lavoro viene minata la nostra sovranità.

Molto facile declinare il concetto di sovranità alle sole frontiere.

In fondo è più facile chiudere una frontiera che creare lavoro.

Molto più facile gridare ad un nemico che realizzare le condizioni per fare in modo che chi ha voglia di lavorare, di fare impresa, di creare ricchezza per sé e per gli altri, lo possa fare.

Tutto questo discorso ovviamente non avrebbe senso se non si avesse il coraggio di calarlo nella nostra realtà, ovvero nella realtà Valtiberina.

Voglio pensare a tre casi che recentemente hanno colpito la nostra laboriosa comunità.

Penso alle aree di servizio deserte per la chiusura del Puleto.

Penso a chi non è più nelle condizioni di poter lavorare a Sansepolcro come ad Anghiari.

Penso ai tanti che per lavorare sono costretti ad un pendolarismo forzato ed a chi ormai non vive più qui con noi.

Insomma penso a dei casi che hanno messo e mettono tristemente a repentaglio la cosa che di più importante hanno le persone anche e soprattutto sotto il profilo della dignità costituzionale: il proprio lavoro.

Penso ad una Valtiberina che di giorno in giorno diventa sempre meno sovrana.

Ovviamente in tutte queste diverse e difficili situazioni non si può che essere solidali, ma basta esprimere solidarietà in questi casi?

Certamente la solidarietà è un atto davvero sentito in questi casi.

Ma non credo che basti.

Qui bisogna riaffermare un principio fondamentale: un popolo non può essere davvero sovrano se gli viene negata la possibilità di lavorare, ovvero di esprimere uno degli aspetti più importanti della personalità di ciascuno di noi.

Il lavoro deve essere e deve tornare al centro di quella che quelli bravi chiamerebbero “agenda politica”.

Un’agenda non solo nazionale, ma proprio in virtù dei casi citati deve essere aperta anche a livello locale.

Serve fare di più, serve farlo meglio.

Si devono creare le condizioni affinché, quando si parla di lavoro, vista anche la carenza di questo bene primario, compaia nella mente di ciascuno di noi una scritta enorme, come un cartello stradale di pericolo “MANEGGIARE CON CURA”.

Oggi più che mai il lavoro e le attività produttive meritano un’attenzione particolare. Non possiamo perdere competitività, non possiamo ingenerare incertezze.

Per avere tutto questo, a mio modesto parere, serve un approccio diverso.

Direi culturalmente diverso.

Il lavoro, come detto prima, è il fondamento di tutto, del nostro Stato, del nostro vivere sociale e del nostro sviluppo individuale e di comunità.

Stiamo vivendo un momento non certo facile per la nostra Valle.

Un momento che non concede più il lusso di poterci dividere, un momento che deve, forse per la prima volta vederci tutti uniti.

Per una volta torniamo davvero sovrani e tuteliamo ciò che di più importante abbiamo: il nostro lavoro.

Giacomo Moretti
© Riproduzione riservata
18/03/2019 09:26:49

Giacomo Moretti

Nato ad Arezzo – Dopo aver assolto agli obblighi di leva comincia subito a lavorare, dalla raccolta stagionale del tabacco passa ad esperienze lavorative alla Buitoni e all’UnoaErre. Si iscrive “tardivamente” all’età di 21 anni alla Facoltà di Giurisprudenza di Urbino dove conseguirà la laurea in corso. Successivamente conseguirà il Diploma presso la Scuola di Specializzazione per le professioni legali. Assolta la pratica forense, nel 2012 si abilita all’esercizio della professione forense superando l’esame di stato presso la Corte d’Appello di Firenze. Iscritto all’Ordine degli Avvocati di Arezzo esercita la professione forense fino al dicembre 2016. Attualmente si è sospeso volontariamente dall’esercizio della professione di avvocato per accettazione di incarico presso un ente pubblico a seguito della vincita di un concorso. Molto legato al proprio territorio, Consigliere comunale ad Anghiari per due consiliature consecutive. Pur di non lasciare la “sua” Anghiari vive attualmente da pendolare. Attento alla politica ed all’attualità locale e non solo, con il difetto di “dire”, scrivere, sempre quello che pensa. Nel tempo libero, poco, ama camminare e passeggiare per la Valtiberina e fotografarne i paesaggi unici.


Le opinioni espresse in questo articolo sono esclusivamente dell’autore e non coinvolgono in nessun modo la testata per cui collabora.


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