Opinionisti Paolo Puletti

Tutti al capezzale del treno

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Avendo tutti la memoria corta, tutti sanno tutto sulla storia della ferrovia locale, tutti a dire che si è perso un servizio pubblico strategico, che è una vergogna. sempre gli stessi tutti additano la vergogna della velocità ridotta, dei ritardi, dei vagoni sporchi, del caldo d'estate e del freddo d'inverno. Tutti ancora a dire ma si potrà tenere un servizio nel quale viaggiano, esclusi alcuni orari più personale viaggiante che viaggatori? Per dare conto della storia, quando davvero le strade erano poche ed il treno era strategico per la mobilità occorre andare al 1886 quando venne inaugurata la Ferrovia dell'Appennino Centrale nella tratta Arezzo-Città di Castello-Umbertide-Fossato di Vico e da qui il ricongiungimento con la ferrovia che arrivava ad Ancona. Era, come si diceva in gergo, a scartamento ridotto con i binari larghi 90 centimetri. Visto che il treno veniva alimentato a carbone, i contadini che ne vedevano il passaggio lo chiamano veleno per l'enorme fumo e faville che sprigionava la locomotiva. Durante la prima guerra mondiale la scarsità del carbone, quale "carburante" si scelse la legna da ardere. Dopo un periodo florido arrivò la prima crisi e nel 1930 il rischio chiusura, intervenne lo Stato e la dota di "littorine" che raggiungono gli 80 chilometri all'ora. Arriva il secondo conflitto bellico e i tedeschi in ritirata bombardano sia la linea ferroviaria che le varie stazioni, tra le quali anche quella di Città di Castello ed il servizio cessa il 14 luglio del 1944. Quando davvero il treno era una risorsa ed aveva una sua funzione strategica visto che collegava questo territorio con le due tratte di ferrovia nazionale su Arezzo e Fabriano-Ancona. Venne costituita la MUA (mediterranea umbro aretina per la sola tratta Sansepolcro-Perugia, senza pensare al ripristino del collegamento su Arezzo e Fossato di Vico. La tratta Sansepolcro-Arezzo di circa 30 chilometri è tutta già tracciata, manca solo "l'armamento", ma nessuno lo ha mai messo nei piani decennali di sviluppo ferroviario. Quella scelta è stato l'inizio della fine, delle quali se ne paga oggi le conseguenze. Si fanno proteste, si fanno girotondi, si fanno spettacolini, finti funerali, si fanno viaggi in pullman per verificare quanto soffrono i pendolari con questo nuovo strumento. Poi si protesta perché che la velocità è stata ridotta a 30 e anche 10 chilometri orari e quindi si arriva in ritardo a qualunque destinazione. Tutto questo quando si sono trovati davvero i soldi e RFI che ci mette la propria capacità per fare tornare questa tratta ferroviaria normale, ma nessuno ci crede. Vedremo tra qualche mese ci avrà più ragione. L'unica certezza per ora è che l treno non viaggia più.
Redazione
© Riproduzione riservata
14/09/2017 17:57:26

Paolo Puletti

Giornalista professionista. Una vita dedicata all’informazione locale, partendo dalle prime esperienze nelle radio libere a metà degli anni settanta, quindi con le tv locali e dal 1983 con il Corriere dell’Umbria, Esperienze come collaboratore dell’agenzia Ansa e gestione di numerosi uffici stampa. Una attenzione spasmodica per ciò che accade nel territorio, sia umbra che toscana, perché si deve migliorare sempre. In gioventù anche arbitro di pallavolo sino alla serie B. Sposato con Sandra, padre di Lucia e Luca, innamorato dei nipoti Camilla, Tommaso e Margherita. redazione@saturnonotizie.it


Le opinioni espresse in questo articolo sono esclusivamente dell’autore e non coinvolgono in nessun modo la testata per cui collabora.


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