Opinionisti Andrea Franceschetti

Il sole in faccia, la luna di traverso

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In una serena notte d'un lunedì settembrino, gli Sbandieratori di Sansepolcro mi hanno coinvolto in una loro iniziativa rivolta alla Città di Sansepolcro (e agli Sbandieratori e al loro Presidente non puoi dire di no! Non lo feci (e ringrazio ancora il cielo intorno al quale fanno roteare i loro drappi colorati di Storia) neanche quando mi chiesero di accompagnarli con la chiarina (è una tromba allungata, non è una mia fidanzata dell'epoca!) in quel di Las Vegas e in quel di Nagoya... io... che non ero ancora andato al di là delle Colonne d'Ercole dei Canili di Verghereto... io... che all'epoca a Pieve Santo Stefano manco c'era il semaforo... e non c'è neanche adesso!).

In una serena notte piena di luna piena, gli Sbandieratori m'hanno chiesto di introdurre una Piazza Torre di Berta gremita di bella gente alla visione su maxischermo delle gesta musicali 'lunari' dei Pink Floyd.

Premesso che non rappresentano quanto io collochi al primo posto della mia personale classifica affettiva e sentimentale, mi sia permesso di confessare che nel tornare, grazie agli Sbandieratori, a riscoprirne la concretizzazione dei loro motivi di ispirazione, mi sono sinceramente emozionato.

A mo' di esempio, ho riflettuto sul fatto che se accenni a soli tre titoli come The Dark Side of the Moon (protagonista della serata in Piazza Torre di Berta), Wish You Were Here e The Wall stai facendo riferimento a parole storicamente entrate nell'orizzonte d'attesa di almeno tre generazioni del mondo intero: versi entrati a pieno titolo nel cerchio magico del ciò che ti aspetti che la gente d'ogni parte del globo conosca.

The Dark Side of the Moon (intitolato Dark Side of the Moon nell'edizione CD del 1993), ottavo album in studio del gruppo, usciva il 10 marzo 1973 negli Stati Uniti d'America (edito dalla Capitol Records) e due settimane più tardi nel Regno Unito (Harvest Records).

I testi - opera di Roger Waters - sgorgano proprio dal tema filosofico dell'andare alla scoperta (di certo non alla soluzione) di quegli aspetti che sfuggono al controllo razionale dell'animo umano e che, quindi, ne costituiscono il "lato oscuro", the dark side: le relazioni, spesso conflittuali, fra l'uomo e le cose e il denaro, fra noi e il trascorrere del tempo e la morte e tutto ciò che avvertiamo pericolosamente come 'altro da noi'.

E la luna si è lasciata volentieri scomodare dai Pink Floyd al fine di rendere al mondo questi concetti (concept album) ancora così attuali, attuali almeno fin quando sarà ritenuto attuale l'essere umano.

La luna del poeta Ludovico Ariosto, nell'Orlando Furioso, è un contenitore spaziale, in ottave d'oro in rima toscana, del senno perduto dagli uomini.

La luna di Galileo Galilei è stata rivoluzionaria nel presentarsi a noi senza veli e addirittura a macchie, con Galilei capace di restituirci anche le macchie in poesia (nonostante di lavoro facesse lo scienziato).

La luna di Giacomo Leopardi è una rimembranza e un presente di lacrime e interrogativi sul mondo e sulla natura.

La luna dei Pink Floyd è il conflitto fra il nostro lato argenteo, scintillante e la malinconia, la bile nera che ci ha trasformati, col suo scorrerci dentro, in esseri dotati di pensiero, autocoscienza e poesia.

Come quella copertina d'album, la più bella copertina d'album nella storia della musica, siamo un prisma di Newton: quando un raggio di luce colpisce la superficie della nostra anima, che ha la forma del prisma e la consistenza del vetro, in parte rispondiamo riflettendo, in parte ci lasciamo fendere e attraversare e ne usciamo scomposti.

Scomposti, sì, ma in un arcobaleno.

Girano questi miei pensieri, come canzoni in sella a un vinile.

Circolano circolari coi cavalli, le zucche, le macchinine di una giostra.

Ci salivano sulla giostra, quand'erano piccole, le mie due figlie.

La più grande rivolgeva lo sguardo alla coda da afferrare e strappare per guadagnarsi un altro giro gratis.

La più piccola se ne stava composta su quella zucca di carrozza e mi salutava, a ogni passaggio.

L'emozione che provavano i suoi due anni, quand'era costretta dalla prospettiva, mentre girava, a trascorrere tre secondi fuori dal mio campo visivo, credo fosse equiparabile, per intensità, a quella vissuta, nel luglio del 1969, da Collins, rimasto a bordo del modulo di comando Columbia, rimasto da solo e invisibile dietro la luna, mentre l'Eagle, con Armstrong e Aldrin, scendeva sulla superficie lunare.

Dalla faccia nascosta, dalla faccia nera, dalla faccia buia, dal lato di tenebra, dal lato oscuro della luna: "Poesia chiama terra... rispondi, terra...".

Redazione
© Riproduzione riservata
13/09/2017 09:38:53

Andrea Franceschetti

Nato a Pieve Santo Stefano è un giornalista e scrittore, oltre che insegnante presso il Liceo “Città di Piero” di Sansepolcro. Fra gli altri, ha pubblicato il saggio Grammatica e Canzoni - Preziosismi, licenze poetiche e strafalcioni nella musica leggera (in lingua) italiana (2013) e i romanzi Bianco (2014), Io ne amo solo tre (2015) e Il maestro (2017).


Le opinioni espresse in questo articolo sono esclusivamente dell’autore e non coinvolgono in nessun modo la testata per cui collabora.


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