Un rimboschimento contro i cambiamenti climatici: messe a dimora 1800 piante

In campo l’Unione dei Comuni Montani del Casentino
In Casentino l’Unione dei Comuni pianta nuovi alberi nei boschi danneggiati dagli eventi meteo-climatici, per aiutarli a ricostituirsi, aumentando la biodiversità e la capacità di adattamento ai cambiamenti climatici. Il progetto è stato finanziato grazie al programma “Parchi per il clima” del Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica, che ha premiato le proposte progettuali volte alla mitigazione e all'adattamento ai cambiamenti climatici selezionate dagli Enti Parco. L’Idea progettuale sviluppata dai tecnici dell’Unione dei Comuni è stata condivisa e approvata dal Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi Monte Falterona e Campigna. I rimboschimenti hanno interessato alcuni versanti del vasto patrimonio regionale gestito dall’Unione dei Comuni che, nel 2015, subirono ingenti danni a seguito della tempesta di vento che interessò gran parte della
Toscana. L’Assessora Eleonora Ducci con delega alla Forestazione commenta: “Questo progetto è stato pianificato e poi realizzato in amministrazione diretta, ovvero con il personale tecnico, gli operai e le guardi dell’Unione. Le stesse attività che vengono realizzate a sostegno del progetto stesso, sono possibili grazie alle finanze legate alla gestione del patrimonio forestale regionale e sono possibili solo grazie alla presenza del personale e alla disponibilità di mezzi dell’Ente. Questo progetto riguarda anche ltre località come Badia Prataglia, nell’Alpe di Catenaia, nel comune di Chitiginano, dove a breve saranno effettuati gli impianti. L’unione sta lavorando per il futuro, per quei boschi che dobbiamo lasciare alle giovani generazioni del domani”.
All’interno delle Foreste Casentinesi i danni maggiori si registrarono in corrispondenza di alcuni versanti esposti ai forti venti, occupati da estesi rimboschimenti di conifere realizzati tra il 1950 e il 1970. Per aiutare questi boschi a rinascere l’Unione dei Comuni, ha piantato nuovi alberi distribuendoli in piccoli gruppi lungo i versanti danneggiati, partendo da circa 900 metri per arrivare fino oltre i 1150 metri di altitudine. Con il primo progetto realizzato tra il 2021 e il 2023 sono stati piantati 1800 alberi di specie locali certificate, auto-prodotte nel vivaio di Cerreta. Per difendere le piante dagli ungulati sono state realizzate protezioni temporanee con rete metallica e pali, che saranno rimosse quando gli alberi saranno abbastanza alti e robusti. Anche la rinnovazione naturale, dove presente, è stata protetta con piccole recinzioni provvisorie, per garantirne l’affermazione, soprattutto nel caso dell’abete bianco, particolarmente esposto ai danni da brucatura durante il periodo invernale. Questi gruppi di alberi diventeranno le “piante madri” dei futuri boschi, la loro principale funzione sarà infatti quella di produrre seme per ricolonizzare tutto il versante, sostituendo progressivamente gli impianti di conifere attuali con boschi misti più naturali, più ricchi di biodiversità e più adattati alle nuove condizioni climatiche. La Dottoressa forestale dell’Unione Ivana Fantoni, ci porta a visitare il rimboschimento che si trova sopra Montalto, nel comune di Pratovecchio Stia, in uno dei progetti che ha beneficiato del finanziamento erogato dal Ministero dell’Ambiente e la Sicurezza Energetica attraverso il Parco Nazionale e spiega: “Grazie a cure costanti siamo riusciti ad avere finora una percentuale di affermazione delle piante prossima al 100%. A causa dei cambiamenti climatici molte specie saranno “costrette” a salire di quota, ma questo processo di “migrazione” richiede tempi molto lunghi, per aiutare la risalita abbiamo piantato diverse specie un po’ oltre la quota in cui solitamente vivono. Per il futuro dei boschi, quindi, occorre garantire che i semi possano nascere e che le piccole piantine possano crescere.”

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