Coldiretti Arezzo in marcia a parma per trasparenza e sicurezza cibo creato in laboratorio

Si agli studi medici clinici e preclinici prima di dare via libera a cibi a base cellulare
Dal ruolo dell’Europa, che deve essere più forte e coraggiosa anche nel dare risposte per la difesa del reddito degli agricoltori e per la tutela della salute dei cittadini alle storiche battaglie sulla trasparenza sui cibi fatti in laboratorio come la carne, il pesce o il latte in vitro e sui prodotti ultraformulati il cui impatto sul nostro organismo è ancora del tutto sconosciuto. Una nutrita delegazione di agricoltori aretini si è unita alla marea gialla che a Parma è scesa di nuovo in piazza per chiedere all’Efsa che vengano fatti studi medici clinici e preclinici, prima di dare il via libera ai cibi cellulari e di fermentazione di precisione, per tutti i prodotti compresi quelli già presentati prima del 1 febbraio 2025. Richieste accolte e condivise dall’Efsa che, in una nota ufficiale al termine della manifestazione, ha assicurato che saranno effettuete analisi approfondite e utilizzato ogni livello di studio reso necessario (compresi test pre-clinici e clinici) per ciascun prodotto notificato. Positiva anche la volontà dell’Efsa di operare con totale trasparenza, garantendo l’accessibilità pubblica delle informazioni relative ai prodotti notificati, agli studi richiesti e al processo di valutazione scientifica. Questo aspetto è cruciale per garantire la fiducia dei cittadini e degli operatori del settore agroalimentare.
Il lungo corteo, formato da ventimila agricoltori arrivati da tutta Italia e da tante amministrazione, dalla provincia aretina sindaci, assessori e consiglieri comunali da Montignaio a Cortona e Castiglion Fiorentino, Foiano Della Chiana e ancora Lucignano, Sansepolcro, Monterchi e Sestino, corteo che si è snodato per tutto il centro storico concludendo il suo percorso di fronte alla sede dell’agenzia europea per la sicurezza alimentare. Sui centinaia di cartelli esposti dai manifestanti, si leggono alcuni slogan come “Cibo dalle campagne non dai laboratori”, “Più ricerca medica”, “I cittadini europei non sono cavie”, ma anche “Coltiviamo un futuro di pace”, “Stop alle guerre militari e commerciali” e “L’Europa ci serve come il pane”. In piazza, insieme al bisogno di più trasparenza, meno burocrazia e più scienza medica, anche tanta paura per il futuro.
“Non siamo venuti a Parma per protestare contro l’Europa o contro l’Efsa, il cui ruolo noi crediamo debba essere rafforzato, ma per accendere la luce sui cibi a base cellulare ed il tentativo da parte delle multinazionali di staccare la spina della terra dal cibo. I cibi artificiali sono farmaci e come tali devono essere trattati – ha dichiarato il Presidente di Coldiretti Arezzo Lidia Castellucci – la nostra sicurezza alimentare è in pericolo. Siamo gli unici a sentire il bisogno di accendere la luce su quello che sta accadendo nel silenzio quasi assordante: sfilare dalle mani dei contadini la produzione del cibo che è il presente ed il futuro delle nostre aziende, dei territori e delle nostre comunità”.
Non solo cibi artificiali e super trasformati, con la manifestazione di Parma Coldiretti ha incalzato la commissione europea rilanciando le sue proposte per rimettere al centro della sicurezza alimentare comunitaria gli agricoltori. Innanzitutto servono risorse adeguate per sostenere il settore agricolo europeo, da destinare solo ai veri agricoltori, quelli che assicurano la sovranità alimentare al Continente. Investire in agricoltura infatti rappresenta uno strumento concreto di difesa e sicurezza strategica comune per l’Unione europea – ricorda Arezzo. Le imprese agricole sono da tutelare con meno burocrazia e più semplificazione, partendo dalla riduzione dell’incomprensibile carico di impegni associato agli eco-schemi. Per garantire la sicurezza alimentare e la trasparenza per tutti i cittadini dell’Unione non è più rinviabile – sostiene Coldiretti Arezzo - l’origine obbligatoria del paese d’origine in etichetta per tutti i cibi commercializzati in Europa, partendo dall’abolizione della regola dell’ultima trasformazione sostanziale del codice doganale, che consente, ad esempio, al concentrato pomodoro cinese con una sola aggiunta di acqua di diventare passata made in Italy da vendere all’estero. Proprio per questo la Coldiretti, anche durante la manifestazione, sta raccogliendo le firme per arrivare a 1 milione di cittadini che chiedano di garantire il loro diritto alla trasparenza sull’origine dei cibi che arrivano sulle nostre tavole.
La trasparenza sugli scaffali Ue non potrà però essere realizzata appieno senza garantire reciprocità negli accordi internazionali, dove i prodotti alimentari dei Paesi Extra Ue devono assicurare le stesse garanzie di quelli europei in termini di utilizzo di agrofarmaci, rispetto dell’ambiente e dei diritti dei lavoratori. In tale ottica sono necessari anche più controlli alle frontiere contro le importazioni sleali rispetto a una situazione che vede molti scali europei come autentici “colabrodo” che fanno passare di tutto.
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