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Montedoglio verso il collaudo: solo pochi centimetri alla quota massima

Toccati i 393,60 metri sul livello del mare, dieci giorni di 'tracimazione' e raccolta dati

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Nulla cambia sulla gestione quotidiana dell’invaso di Montedoglio, seppure entro la fine del mese – condizioni meteo permettendo, questo tendono sempre a specificare i funzionari di Eaut – Montedoglio potrebbe arrivare al tanto atteso collaudo finale. Più che collaudo si tratta di una certificazione di invaso, quella che manca dal momento della sua costruzione e la stessa che era in atto il 29 dicembre 2010 quando il muro cedette riversando milioni di metri cubi a valle. I fatti sono oramai quelli noti. “Teniamo a precisare – dice Simone Viti, presidente di Eaut – che quello che ci apprestiamo a fare, se le condizioni meteo lo permettono, è una certificazione d’invaso poiché quello che riguarda il collaudo delle opere in cemento armato, rifatte nel muro dopo il crollo, è già stato ultimato e superato egregiamente da tempo; dal momento in cui il livello d’invaso è stato innalzato. Oggi ci troviamo ad una quota di 392,90 e Montedoglio ‘sfiora’ a 393,60 metri sul livello del mare che di fatto è la quota massima autorizzata”. Quindi ci possiamo arrivare alla quota massima, prima dell’inizio della stagione irrigua di maggio? “I presupposti ci sono, ma non ci vuole assolutamente la fretta poiché Montedoglio anche in fase di certificazione o collaudo finale come volete definirla, deve mantenere la sua funzione originale che è quella di laminare le piene sul Tevere. Oggi mancano di fatto poco più di 70 centimetri per raggiungere il livello massimo che tradotto in pratica sono comunque circa 10 milioni di metri cubi di acqua. Una volta che l’acqua è arrivata alla quota massima, Montedoglio deve tracimare per una decina di giorni circa: in pratica l’acqua deve superare il muro e andare nel canale di scolo. Terminato questo arco di tempo, il livello viene poi abbassato di circa un metro”. Poi? “Durante questa fase vengono raccolti una serie di dati attraverso i tanti sensori presenti nell’invaso e incrociati a quelli degli ultimi venti anni, dopodiché la commissione del Ministero avrà tecnicamente sei mesi di tempo per redigere il verbale e rilasciare il certificato d’invaso. Per arrivare a questo, però, ribadisco che ci devono essere delle condizioni meteo favorevoli come avere di fronte un’alta pressione e non repentini cambi meteo con possibilità di acquazzoni o nevicate. Al tempo stesso – puntualizza Viti – deve essere sempre garantito il rilascio sul fiume Tevere. È sicuramente un momento importante per Montedoglio, questo lo sappiamo tutti, ma non è assolutamente il caso di fare allarmismo anche perché nulla cambia sulla gestione quotidiana d’invaso: non devono essere fatte, per esempio, prove di carico o cose simili come già effettuate per le strutture di cemento armato oggi rifatte con le moderne tecnologie e materiali. La quota attuale di Montedoglio – conclude Viti – oggi garantisce una certezza anche per la stagione irrigue e in ordine le sue priorità: idropotabile e irrigua; stagione che, salvo imprevisti, dovrebbe iniziare il 15 di maggio”. L’effetto tracimazione che Montedoglio deve effettuare nel momento in cui ha raggiunto la quota di 393,60 metri sul livello del mare, di fatto, è lo stesso che spesso viene ritratto nella diga di Ridracoli.

Redazione
© Riproduzione riservata
10/03/2025 14:48:58


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