Il Festival della Partecipazione 2024 fa tappa a San Giovanni Valdarno
Quattro appuntamenti in programma dal 19 al 26 novembre
Torna il Festival della partecipazione a San Giovanni Valdarno con 4 interessanti e coinvolgenti appuntamenti che si svolgeranno nella settimana da martedì 19 a martedì 26 novembre.
Il Festival nasce nel 2019 dalla volontà, da parte dell'amministrazione, di promuovere la partecipazione alla vita civica e sociale della città, anche attraverso il coinvolgimento e la valorizzazione del volontariato. Rappresenta il momento di condivisione di una serie di azioni messe in atto dall'amministrazione: dalla rigenerazione urbana alla cura dei beni comuni con l'obiettivo di coinvolgere tutta la comunità e il mondo delle associazioni di volontariato riunite nel "tavolo della partecipazione". Quest'ultimo costituisce proprio lo spazio che l'amministrazione ha voluto fortemente istituire come luogo di ascolto, incontro e programmazione di azioni concrete rivolte alla cittadinanza.
“Il Festival della partecipazione di San Giovanni Valdarno – dichiara l'assessore alle politiche sociali Alberto Marziali – promosso e organizzato dal Tavolo della partecipazione, ritorna quest’anno in una versione più breve ma intensa, dedicata alla riflessione collettiva su temi sociali cruciali. Il programma esplorerà questioni che toccano profondamente la comunità, offrendo spazi di confronto su argomenti come la salute mentale, il volontariato e inclusione. Attraverso incontri con esperti e testimonianze, il festival si propone di stimolare una consapevolezza condivisa e un dialogo aperto, incoraggiando i cittadini a partecipare attivamente e a contribuire, a costruire una società più giusta e inclusiva. Ringraziamo tutte le associazioni, gli autori e i relatori che rendono possibile questo momento di riflessione”.
L'evento di apertura del Festival della partecipazione 2024 sarà martedì 19 novembre alle 17,30 a Palomar, la casa della cultura di San Giovani Valdarno con la presentazione del libro "Pratiche di liberazione. Il manicomio di Arezzo negli anni di Agostino Pirella (1971-1978)”, scritto da Caterina Pesce. Negli anni Settanta del Novecento, sulla scia delle trasformazioni avviate da Franco Basaglia a Gorizia e poi a Trieste, prese avvio il processo di dismissione dell'ospedale psichiatrico di Arezzo. A guidarlo furono Agostino Pirella, importante esponente del movimento di psichiatria anti-istituzionale, e i suoi collaboratori, chiamati da un'amministrazione provinciale, a maggioranza comunista e socialista, che credeva nella necessità di una riforma profonda del sistema assistenziale. Tramite una pluralità di fonti archivistiche e orali, questo volume analizza le specificità della vicenda aretina: le teorie e le pratiche che la animarono, il vissuto dei suoi protagonisti, il rapporto con il territorio, le domande e le contraddizioni che ha lasciato aperte. In un percorso che incrocia storia e memoria, escono valorizzati i tanti soggetti (medici, infermieri, pazienti, amministratori, giornali) di quell'esperienza: una molteplicità di voci la cui analisi si rivela necessaria per comprendere la complessità di una delle realtà più radicali e avanzate di trasformazione dell'assistenza psichiatrica.
Caterina Pesce è laureata in Storia contemporanea presso l'Università di Siena ed ha conseguito il dottorato di ricerca in studi storici, geografici e antropologici presso l'Università di Padova.
Oltre all'autrice, parteciperà all'evento il sindaco di San Giovanni Valdarno Valentina Vadi, l'assessore alle politiche sociali Alberto Marziali, Alice Bernini, psicologa della Fondazione Riconoscersi e Giampiero Cesari, già direttore Dsm dell'azienda Usl 8 Arezzo.
Le conclusioni saranno a cura del Centro Basaglia di Arezzo.
Si prosegue con l'incontro del 23 novembre, alle 10 all'auditorium Bcc di via Montegrappa dal titolo “Cesvot vicino a te” che sarà rivolto a cittadini e associazioni che vogliano conoscere e approfondire i servizi e le opportunità offerti dal Centro servizi volontariato Toscana.
Nella stessa giornata alle 17,30 a Palomar verranno invece presentati i racconti valdarnesi vincitori del concorso letterario di Pieve Santo Stefano “Diari Multimediali Migranti”, in collaborazione con il centro di ascolto per cittadini stranieri che il Comune di San Giovanni Valdarno gestisce per tutta la zona.
Dimmi è un concorso nazionale per la raccolta e la diffusione di testimonianze autobiografiche di persone di origine o provenienza straniera. Su più di 80 storie, che sono arrivate da tutta Italia all'ultima edizione del concorso, il comitato scientifico ha selezionato 10 testimonianze, tra cui quelle di Nancy Azab e Lirije Delaj residenti in Valdarno. Si tratta di scritture che raccontano la complessità dell'esperienza di migrazione anche dal punto di vista delle "seconde generazioni". Il Centro d'ascolto per cittadini stranieri del Valdarno le ha raccolte promuovendo DiMMi tra le varie comunità di migranti presenti nel nostro territorio e sostenendo le autrici nella partecipazione al concorso. All'incontro parteciperanno anche le altre vincitrici, residenti nel nostro territorio, delle precedenti edizioni del concorso.
Dopo i saluti del sindaco Valentina Vadi, interverranno l'assessore alle politiche sociali Alberto Marziali, Natalia Cangi, direttrice organizzativa della Fondazione Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano e Paolo Martinino, referente del Centro d'ascolto per cittadini stranieri del Valdarno.
Ultimo evento del Festival della Partecipazione si terrà martedì 26 novembre alle 17,30 alla Casa della cultura dove sarà presentato il libro “Sfruttati. Immigrazione, agricoltura e nuove forme di caporalato in Toscana” a cura del professor Fabio Berti.
Lo sfruttamento del lavoro immigrato in agricoltura non solo ha radici storiche profonde ma è divenuto un fenomeno strutturale da cui ancora troppe imprese traggono profitti e vantaggi indebiti grazie a forme di concorrenza sleale. Da alcuni anni si è diffuso anche in Toscana assumendo tuttavia modalità peculiari che lo differenziano da quanto riscontrato in altre regioni: non tanto i tratti violenti ed eclatanti del caporalato «classico» quanto una molteplicità di forme meno visibili, spesso micro-territoriali e talvolta istituzionalizzate che, in ogni caso, producono conseguenze altrettanto inaccettabili, compromettendo la dignità dei lavoratori e mettendo in discussione la credibilità di una parte del settore agricolo. Il volume propone i risultati di una importante ricerca realizzata in Toscana all'interno di un progetto Fami con l'obiettivo di far emergere le specificità dello sfruttamento del lavoro immigrato e offrire indicazioni per rafforzare le politiche e le strategie di contrasto.
Fabio Berti, è professore ordinario di sociologia presso il dipartimento di scienze sociali, politiche e cognitive dell’Università di Siena dove insegna sociologia e sociologia delle migrazioni nei corsi di laurea triennali e sostenibilità sociale e disuguaglianze nei corsi di laurea magistrali.
Oltre al curatore, prenderanno parte all'evento il sindaco Valentina Vadi, l'assessore alle politiche sociali Alberto Marziali e il responsabile dei servizi sociali del comune di san Giovanni Valdarno e delle politiche a contrasto per la povertà per la zona Valdarno Gabriele Rossi.
Le tre presentazioni di libri a Palomar sono inserite anche nel programma delle Piazze del Sapere di novembre, rassegna per la promozione della lettura promossa dal comune di San Giovanni Valdarno, con la collaborazione di Unicoop Firenze – Bibliocoop di San Giovanni Valdarno, associazione culturale Pandora.
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