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Gli artigiani sono una "razza" in via di estinzione

Gli artigiani del domani saranno coloro che riusciranno a vincere la sfida della tecnologia

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Fare l’artigiano non piace più, i giovani non vogliono i lavori manuali. L’allarme lanciato dalla CGIA mi amareggia molto perché questo settore l’ho vissuto per molti anni, sia come imprenditore che come dirigente nazionale di Confartigianato. I dati parlano chiaro: nel 2008 (anno in cui si è toccato il picco massimo di questo inizio di secolo), in Italia le imprese artigiane erano pari a 1.486.559 unità, successivamente sono scese costantemente e nel 2023 si sono fermate a quota 1.258.079. Se questa tendenza non sarà invertita stabilmente, non è da escludere che entro una decina d’anni sarà molto difficile trovare un idraulico, un fabbro, un elettricista o un serramentista in grado di eseguire un intervento di riparazione/manutenzione presso la nostra abitazione o nel luogo dove lavoriamo. La contrazione degli artigiani e delle loro attività si possono notare anche a occhio nudo. Girando per le nostre città e i paesi di provincia sono ormai in via di estinzione tantissime botteghe artigianali. Insomma, non solo diminuisce il numero degli artigiani e le aziende di questo settore, ma anche il paesaggio urbano sta cambiando volto. Sono ormai ridotte al lumicino le attività storiche che ospitano calzolai, corniciai, fabbri, falegnami, fotografi, lavasecco, orologiai, pellettieri, riparatori di elettrodomestici e Tv, sarti, tappezzieri, etc. Attività, nella stragrande maggioranza dei casi a conduzione familiare, che hanno contraddistinto la storia di molti quartieri, piazze e vie delle nostre città, diventando dei punti di riferimento per le persone che sono cresciute in questi luoghi. Da questo bollettino di guerra si salvano solo le categorie del benessere e dell’informatica. La crisi dell’artigianato assieme a quella del commercio, forse ancora più grave, sta portando i nostri centri storici a un degrado urbano, dove sono tantissime le insegne che sono state rimosse e altrettante sono le vetrine non più allestite, perennemente sporche e con le saracinesche abbassate, segnale inequivocabile del peggioramento della qualità della vita di molte realtà urbane. Le città, infatti, non sono costituite solo da piazze, monumenti, palazzi e nastri d’asfalto, ma, anche, da luoghi dove le persone si incontrano, anche per fare solo due chiacchere. Queste micro attività conservano l’identità di una comunità e sono uno straordinario presidio, in grado anche di garantire anche la sicurezza di una città. Credo che in futuro gli artigiani del domani saranno coloro che riusciranno a vincere la sfida della tecnologia per rilanciare anche i “vecchi saperi”, anche se alla base di tutto rimarrà, a mio parere, il saper fare che è il vero motore della nostra eccellenza manifatturiera.

Foto tratta dal web

Domenico Gambacci
© Riproduzione riservata
19/09/2024 16:23:12

Punti di Vista

Imprenditore molto conosciuto, persona schietta e decisa, da sempre poco incline ai compromessi. Opera nel campo dell’arredamento, dell’immobiliare e della comunicazione. Ha rivestito importanti e prestigiosi incarichi all’interno di numerosi enti, consorzi e associazioni sia a livello locale che nazionale. Profondo conoscitore delle dinamiche politiche ed economiche, è abituato a mettere la faccia in tutto quello che lo coinvolge. Ama scrivere ed esprimere le sue idee in maniera trasparente. d.gambacci@saturnocomunicazione.it


Le opinioni espresse in questo articolo sono esclusivamente dell’autore e non coinvolgono in nessun modo la testata per cui collabora.


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