Economia con il "fiatone" in Umbria: positivi solo edilizia e turismo

Pessimismo per il futuro da parte di molti imprenditori
In Umbria l’economia viaggia con il freno tirato secondo i dati presentati dalla Banca d’Italia. Nel corso di una conferenza stampa é stato infatti sottolineato che nel 2023 è proseguita la fase di “progressivo indebolimento” dell’attività economica regionale. Nel primo semestre il prodotto è cresciuto dell’1,3 per cento rispetto allo stesso periodo del 2022, in linea con il dato italiano ma in forte rallentamento. L’indicatore coincidente Regiocoin-Umbria dell’economia regionale, mostra anche un peggioramento a partire dal mese di marzo e nella fase più recente è divenuto negativo. Per tutto il 2023 Bankitalia parla di una crescita in Umbria inferiore all’1,3 per cento. In questo periodo delicato e incerto le aspettative di breve periodo degli operatori economici regionali sono orientate per lo più al pessimismo, complici le tensioni geopolitiche. I rialzi dei tassi di interesse decisi per combattere l’inflazione in linea con gli obiettivi (in Umbria nel 2023 i prezzi sono cresciuti del 5,9 per cento, più della media nazionale) porteranno a un calo del 10 per cento degli investimenti da parte delle imprese. A soffrire sono anche le esportazioni: dopo un biennio di forte espansione, nei primi sei mesi sono calate dello 0,9 per cento dato il marcato calo registrato nel settore dei metalli (che pesa molto sul dato complessivo), a fronte della crescita ancora sostenuta delle vendite di abbigliamento e meccanica. Al netto dei metalli, la crescita è stata del 2,4 per cento. Un settore dove splende il sole è l’edilizia, nonostante una crescita meno marcata nell’ultimo biennio, una forte riduzione degli interventi legati al Superbonus e un calo della compravendita di abitazioni. Su questo fronte sarà fondamentale attuare il Pnrr per dare impulso significativo per colmare i gap esistenti e per ridare uno slancio significativo all’economia. Il turismo si conferma invece un comparto trainante per l’economia umbra grazie all’ulteriore robusto incremento delle presenze (del 9,6 per cento nei primi nove mesi, più della media nazionale) sia di italiani sia di stranieri. L’Umbria registra un tasso di occupazione pari al 66,4 per cento. Secondo lo studio, nonostante il rallentamento dell’inflazione, il potere di acquisto delle famiglie ha continuato a essere eroso, specialmente in una regione dove gli stipendi continuano a essere inferiori alla media nazionale. Un rallentamento dei consumi che ha impattato negativamente anche sul commercio.
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