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Piazza di Sansepolcro: "Quel cotto non s'ha da mettere", dice FdI

Veneri e Chieli: "Sansepolcro è terra di arenaria, quindi della pietra"

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“La posizione di Fratelli d’Italia circa la volontà dell’amministrazione del Comune di Sansepolcro di inserire il cotto nella pavimentazione di Piazza Torre di Berta, Piazza Santa Marta e Piazza Dotti è univoca e coesa, non solo a livello locale: non s’ha da fare!”
Questa la dichiarazione del Consigliere Regionale Gabriele Veneri, membro della Commissione Regionale Cultura, Istruzione e Beni Culturali, che suggella le dichiarazioni pubbliche già rilasciate per il tramite della Consigliera Comunale e Provinciale Laura Chieli in sede di Commissione Urbanistica, nonché della recente assemblea cittadina, che esporremo qui di seguito.
La questione “cotto sì cotto no” non va posta sul piano del gusto, che è sempre un piano soggettivo e personale.
L’argomento va invece affrontata dal punto di vista del rispetto della storia e dell’autenticità del luogo e per farlo non occorre essere accademici, è sufficiente documentarsi, leggere, studiare, informarsi.
Le caratteristiche geologiche dei territori determinano una naturale diversificazione litologica con tratti salienti mai banali, così che in passato gli abitati si sono sviluppati e sono divenuti borghi e città, sfruttando i materiali lapidei che offre il territorio circostante ed identificandosi proprio per questa sua stessa caratteristica.
Un vero e proprio sigillo impresso dalla natura sull’opera dell’uomo.
Il nostro Appennino con la preponderante presenza di arenarie, ne è un chiaro esempio, ad iniziare dalla provincia di Pistoia (ma anche parte della provincia di Lucca), fino a raggiungere il territorio di Arezzo.
Sansepolcro è appunto terra di arenaria; nel suo territorio non vi sono mai state fornaci, bensì importanti cave di pietra serena, così che il suo borgo è nato e si è sviluppato con l’uso esclusivo della pietra, confermando il meraviglioso e naturale binomio materia - identità urbana. E quindi, come Assisi è rosa, così Matera è bianca, Civita di Bagnoregio è marrone tufaceo, Siena è rossa come la sua bella terracotta… e Sansepolcro, da sempre, è grigio-ambrata come la sua arenaria.
La Piazza Torre di Berta rappresenta uno dei luoghi sacri della città, oltre che il cuore più antico del borgo storico: a pochi metri da quella stessa piazza, intorno all’anno mille, i Pellegrini Arcano ed Egidio posarono le reliquie del santo sepolcro di Cristo ed eressero una piccola cappella; ben presto il sacro luogo fu inglobato nel complesso abbaziale di cui fa parte anche la Cattedrale e, attorno all’abbazia nacque il primo centro abitato. Agli inizi del 1300 il primo nucleo aveva già la fisionomia attuale. Ed era in pietra. Come in pietra è stata da sempre la copertura delle strade e delle piazze (a parte l’abominio delle mattonelline in catrame degli anni ‘70!).
Intervenire strutturalmente e in modo permanente sul volto della città di Sansepolcro è una responsabilità enorme; rifare la pavimentazione di Piazza Torre di Berta non è come ripavimentare una piazza di Milano 2 o di un centro commerciale, poiché andiamo a toccare una città d’arte, la città di Piero Della Francesca… per giunta! Nota in tutto il mondo e visitata da turisti che provengono da ovunque per i tesori che racchiude.
Crediamo perciò che quando si decide di intervenire su realtà storiche come quella in questione, lo si debba fare con grande umiltà e rispetto. Con la volontà di valorizzare, manutenere, ma di certo non snaturare, non falsificare.
Sansepolcro è bellissima. Così come ce l’hanno lasciata i nostri padri. Nessuno ha il diritto di violarne l’autenticità, la storia, l’immagine… la verità materiale che poi è quella naturale.
Tutti, invece - l’amministrazione in testa - hanno il dovere di proteggerla nella sua unicità che è data dal suo stesso passato.
Per questa ragione non possiamo accettare la volontà di inserimento del cotto, né tantomeno le motivazioni apportate dagli amministratori del Comune in sede di assemblea informativa ai cittadini: e cioè che Sansepolcro sarebbe una città a basso indice di toscanità e che i mattoni la renderebbero un borgo più rinascimentale.
Bassa toscanità Sansepolcro? Beh, questo apprezzamento per chi si sente cittadino di Sansepolcro è offensivo e mortifica la piena toscanità, invece, del luogo.
Città poco rinascimentale? Siamo sicuri che l’antico Borgo sia rinascimentale? E poi, nell’eventualità, dovremmo renderlo tale noi… nel 2023?
Allora tanto che ci siamo innalziamo il suo indice di toscanità e di rinascimentalità inserendo anche delle terrecotte invetriate, similrobbiane… perché no?
E che la Soprintendenza, come riferito dall’Amministrazione, abbia dato il suo parere preliminare positivo al progetto non ci silenzia; del resto nel tempo abbiamo visto accumulare fior di svarioni alle Soprintendenze, non da ultimo l’avallo dell’abbattimento del Villino Badoglio, residenza liberty a Milano, per sostituirlo con negozi e uffici di lusso.
La Piazza di Sansepolcro, con la sua monocromaticità materica - priva di geometrie e scorniciature - è elegante ed essenziale come lo è tutta la città antica ed esalta la bellezza dei palazzi gentilizi che le corrono attorno.
Ricordiamo inoltre che il centro storico al momento si trova ad essere pavimentato in pietra arenaria a lastroni, in sampietrini in porfido e - purtroppo - in asfalto.
E vorremmo aggiungere, ancora, un altro materiale a questo pot pourri? Non sarebbe stato meglio spendere i soldi del PNRR per lastricare in pietra gli antichi vicoli asfaltati e sostituire, nelle tante strade in cui è presente, il porfido?
Chi sono questi professionisti creativi che hanno pensato al cotto per Sansepolcro?La conoscono Sansepolcro? Ci sono stati? Perché all’assemblea informativa non erano presenti per illustrare la loro relazione tecnico-filologica per cui dovremmo accettare il cotto?
O si pensa che possa bastare la proiezione di qualche rendering che per sua stessa natura ottimizza il risultato d’immagine, decontestualizzandolo - peraltro - dagli scorci, le vedute e l’ambiente circostante?!
Ricordiamo che durante la precedente consiliatura dai rendering appariva molto bello l’arredo mobile di Piazza Torre di Berta; esso costò non pochi soldi e fu realizzato. Oggi, a distanza di pochi anni, è stato smembrato e sparpagliato qua e là, perché in piazza non stava bene. Ma era mobile, per fortuna.
Una pavimentazione non è mobile e nella migliore delle ipotesi passano almeno tre decenni prima che vi si rimetta mano.

Gabriele Veneri e Laura Chieli per Fratelli d’Italia

Redazione
© Riproduzione riservata
28/05/2023 00:06:54


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