Corpo tra-sformato dopo la gravidanza?
I rimedi per risolvere i problemi di “tenuta” dell’addome ci sono
Gli americani lo chiamano “Mommy Makeover” e con questa espressione idiomatica intendono sintetizzare quell’insieme di procedure che la Chirurgia Plastica ha a disposizione per correggere o migliorare gli esiti, talvolta imprevedibili, della gravidanza.
Crediamo che sia esperienza di tutti l’aver assistito, almeno una volta, a qualche caso di donna che abbia subito un’importante trasformazione fisica, se non uno stravolgimento vero e proprio, a seguito del parto e dell’allattamento.
Tra seni che cadono, diminuiscono o aumentano di volume, importanti escursioni di peso, cedimenti della parete addominale, mutamenti della morfologia vaginale, il Mommy Makeover si muove, nel tentativo di restituire alla donna una forma fisica più consona ai propri desideri e che la aiuti a vivere serenamente e con maggiore autostima la propria vita sociale e sentimentale.
Nello specifico, oggi vogliamo raccontarvi cosa accade alla parete addominale delle neomamme che abbiano sperimentato un cedimento dei muscoli retti dell’addome (più comunemente chiamati “addominali”) e che vanno incontro alla cosiddetta “diastasi”.
La diastasi addominale
La diastasi addominale, altrimenti detta “diastasi dei muscoli retti dell'addome”, è una condizione che può determinarsi non solo a seguito di gravidanze, ma anche di eccessivo aumento di peso, di pregressi interventi di chirurgia addominale o di altre cause che per brevità non citiamo in questo contesto.
Spesso associata ad ernie, essa è determinata dalla separazione dei "muscoli addominali" sulla linea centrale "mediana", con perdita della loro azione sinergica e della capacità contenitiva della parete addominale.
La capacità di contenimento muscolare è talora così compromessa che durante gli sforzi queste donne notano la comparsa di una sorta di deformità, comunemente chiamata “cresta” o “pinna”, nel bel mezzo dell’addome. Questa è legata all'aumento della pressione addominale durante lo sforzo, che spinge i visceri contro la parete, la quale non riesce a contenerli adeguatamente, lasciando così intravvedere le loro salienze lungo la linea centrale dell’addome.
Si tratta di condizioni che determinano notevoli ripercussioni psicologiche, oltre che funzionali, giacché la donna sperimenta il realizzarsi di tale deformità nei momenti più disparati, ovvero durante l’attività in palestra, quando in spiaggia si solleva dal proprio telo o anche - ahi lei! - nei momenti di intimità.
Oltre a queste importanti alterazioni morfologiche, tale condizione determina una serie di conseguenze funzionali legate all’indebolimento del cosiddetto “core”, ovvero di quel fulcro muscolare addominale così importante per il mantenimento di una corretta postura, per la protezione dei visceri, per ridurre il rischio di comparsa di problematiche collaterali, come ad esempio le dorsalgie (il cosiddetto mal di schiena).
Non è infatti infrequente che le pazienti che si siano sottoposte ad interventi correttivi sulla diastasi addominale, abbiano sperimentato un miglioramento di precedenti problematiche alla colonna o, ad esempio, all’apparato ginecologico o urinario.
E dunque, quali sono le strategie chirurgiche o non chirurgiche che possono risolvere il problema della diastasi?
A seconda della gravità della diastasi si potrà passare da trattamenti fisioterapici specialistici mirati, nei casi lievi, alla chirurgia, nei casi più importanti.
Il trattamento fisioterapico
Vogliamo sottolineare il fatto che il trattamento fisioterapico, anche dei casi lievi, deve essere eseguito da specialisti che abbiano esperienza e dimestichezza con questa particolare materia. Troppo spesso, infatti, assistiamo a peggioramenti indotti da terapie “tentate” in palestra e che, sì, hanno rinforzato i muscoli retti dell’addome…ma essendo venuta meno la loro unione centrale mediana, ne hanno peggiorato la diastasi. Questo perché i due muscoli retti dell’addome, che non lavorano più insieme, sinergicamente, si sono ipertrofizzati e ulteriormente lateralizzati a causa della spinta dei visceri che si verifica durante lo sforzo addominale.
Chirurgia Plastica o Chirurgia Generale?
A grandi linee diciamo che di solito lo specialista in Chirurgia Generale si occupa del trattamento endoscopico della diastasi (senza alcuna modifica dell’estetica della parete) e, a meno che non abbia una specifica preparazione in Chirurgia Plastica, esegue l’intervento di Addominoplastica con un’attenzione rivolta più verso la funzione che verso l’estetica.
Peraltro, anche a seguito di chirurgia endoscopica non è così infrequente rilevare esiti cicatriziali evidenti e difficili da nascondere.
Vi è da dire che lo specialista in Chirurgia Generale e, nello specifico, addominale, tratta più specificamente tutto ciò che c’è dietro la parete addominale, ovvero i visceri e le patologie ad essi correlate.
Nel caso dell’Addominoplastica la scuola di pensiero del Chirurgo Plastico prevede, invece, un’attenzione non solo per ciò che concerne la funzione, ma anche per la morfologia e per l’estetica della parete addominale e delle regioni che gravitano attorno ad essa, come ad esempio i fianchi, ma non solo.
Senza nulla togliere al collega “Generale”, indispensabile ed eccelso nella sua materia, non bisogna temere di dire che la scuola di pensiero del Chirurgo Plastico è differente e che se si vuole ottenere un risultato globale, non solo funzionale e magari rivolto all’estetica della silhouette a 360 gradi, è a quest’ultimo che ci si deve rivolgere.
Addominoplastica o Lipoaddominoplastica?
Come detto, l’intervento di Addominoplastica è volto al ripristino della continuità e capacità contenitiva della parete addominale, oltre che al miglioramento della silhouette mediante il rimodellamento corporeo.
Nell’ambito dell’Addominoplastica classica, si esegue un’asportazione di cute in forma di losanga, che va orientativamente dall’altezza dell’ombelico fino alla regione pubica (v. foto)
Disegno preoperatorio della losanga cutanea da asportare (In nero) e delle aree che saranno soggette a liposuzione nel contesto della lipoaddominoplastica (in rosso)
Disegno preoperatorio della losanga cutanea da asportare (In nero) e delle aree che saranno soggette a liposuzione nel contesto della lipoaddominoplastica (in rosso)
Di seguito, una volta eseguito un ampio scollamento del lembo residuo superiore, esso viene avanzato verso il pube e suturato, dopo aver riposizionato l’ombelico nella sua normale ubicazione ed aver ridotto la diastasi mediante una “plicatura” (chiusura, ndr) centrale eseguita con una doppia sutura rafforzata. Tale sutura può arrivare a restringere anche di 10 cm e risulta essere molto più contenitiva ed efficace di qualsiasi rete di contenzione. La cicatrice sovrapubica si nasconderà poi all’interno dello slip e diventerà sempre meno visibile nel corso degli anni, analogamente a quanto avviene per le cicatrici da cesareo, quando la sutura è eseguita col corretto accostamento dei piani chirurgici allo scopo di ridurre il rischio di depressioni e aderenze.
L’ampio scollamento dell’Addominoplastica classica è, però, maggiormente associato a incidenti di percorso, come sieromi, ematomi, sofferenza dei margini della ferita.
Ecco che ci viene in soccorso la Liposuzione
L’associazione, infatti, di questa procedura nell’ambito della cosiddetta Lipoaddominoplastica, consente per una serie di ragioni - che sarebbe troppo lungo spiegare in questo contesto divulgativo! - di ridurre di molto tali rischi.
Si tratta di un intervento che si può proporre anche in caso di assenza di diastasi ed in presenza di addome globoso e/o pendulo, evenienze che si presentano nei soggetti in sovrappeso o che abbiano perso molto peso.
L’associazione tra Addominoplastica e Liposuzione consente peraltro di migliorare a 360 gradi la silhouette e di ridurre i rischi di recidiva di addome globoso o pendulo nei soggetti che dovessero nel tempo riprendere peso.
Nella nostra esperienza, la Lipoaddominoplastica rappresenta un’ormai irrinunciabile evoluzione di tecnica, al punto che lo scollamento eseguito con la cannula da lipoaspirazione è eseguito anche nei soggetti magri, seppur senza aspirazione di grasso. La conditio sine qua non è che si arrivi all’intervento con situazioni di peso accettabili e stabili, senza che si debba interpretare questa chirurgia come ad un’alternativa alla dieta. In soldoni, occorre dimagrire e raggiungere il peso desiderato prima, non dopo l’intervento, se si vuole realizzare un intervento fatto “su misura”!
Insomma, la Lipoaddominoplastica, altrimenti chiamata Lifting della parete addominale e che quasi sempre determina anche un effetto di Lifting pubico, è l’intervento principe di questa regione e porta con sé molte ripercussioni positive da un punto di vista funzionale, estetico e, non ultimo, psicologico.
Quanto dura l’intervento?
Durante la visita, uno dei momenti critici è rappresentato dalla risposta a questa domanda. Già, perché in genere, tranne nelle persone molto magre e di dimensioni contenute, è difficile che l’intervento duri meno di 3 ore e mezza, con anestesia spinale e sedazione o anestesia generale.
Questo è un fattore che talvolta spaventa ed i pazienti si sentono rassicurati quando invece sentono dire o leggono che l’intervento dura al massimo 2 ore. Su questo punto siamo in genere irremovibili e vi spieghiamo di seguito le ragioni.
Quanto dura l’intervento?
Durante la visita, uno dei momenti critici è rappresentato dalla risposta a questa domanda. Già, perché in genere, tranne nelle persone molto magre e di dimensioni contenute, è difficile che l’intervento duri meno di 3 ore e mezza, con anestesia spinale e sedazione o anestesia generale.
Questo è un fattore che talvolta spaventa ed i pazienti si sentono rassicurati quando invece sentono dire o leggono che l’intervento dura al massimo 2 ore. Su questo punto siamo in genere irremovibili e vi spieghiamo di seguito le ragioni.
La Chirurgia Estetica è nemica della velocità
Ebbene sì, siamo fermamente convinti del fatto che gli interventi di Chirurgia Plastica, soprattutto nel campo dell’Estetica, non vadano assolutamente d’accordo col concetto di velocità ed ancora meno di frettolosità ed approssimazione.
Riflettiamoci su: come può una procedura così densa di dettagli di tecnica durare poco? Un paziente, se correttamente informato ed invitato alla riflessione, dovrebbe temere quando un simile intervento dura troppo poco piuttosto che quando dura ciò che è assolutamente necessario.
Intendiamo dire che anche noi potremmo eseguire un’Addominoplastica in due ore, magari senza associare la liposuzione o eseguendo un riposizionamento ombelicale senza troppi fronzoli, ma l’ora e mezza che avremmo risparmiato equivarrebbe ad un’ora e mezza di dettagli estetici in meno, indispensabili per l’ottenimento di un risultato più apprezzabile, armonioso, gradevole.
Non è forse vero che un abito cucito su misura da un buon sarto, calzerà meglio di un vestito comprato in un grande magazzino e realizzato mediante catena di montaggio?
Ebbene, il concetto è lo stesso: più tempo, più dettagli, più risultato!
L’ombelico o la regione ombelicale?
Abbiamo appena citato il momento chirurgico del riposizionamento ombelicale. Si tratta a nostro avviso di una parte molto importante dell’intervento, da cui dipenderà l’esito più o meno naturale della Lipoaddominoplastica.
Ci limitiamo per ora a dire che molto spesso vediamo come quest’area venga realizzata come una cicatrice a piatto e molto visibile, inserita nel contesto addominale, la qual cosa rappresenta a nostro avviso qualcosa di indesiderabile.
In realtà, alcuni specifici dettagli di tecnica possono portare alla realizzazione di un’area depressa nel fondo della quale la cicatrice ombelicale deve nascondersi quanto più possibile. Ovvero, non è solo l’ombelico che si deve creare, bensì tutta l’area ombelicale, rappresentata, appunto, da una regione che tende armoniosamente ad affossarsi per poi terminare nell’ombelico.
Ritorneremo su questo aspetto con un articolo a parte dedicato all’ombelico, in cui racconteremo la nostra tecnica personale, attualmente in via di pubblicazione.
Stay tuned!
Commenta per primo.