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Il dollaro sorpassa l'oro: perché e cosa significa

Il biglietto verde ha offerto rendimenti che, nel corso dei primi sei mesi del 2022 del 4%.

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Quando sui mercati regna l’incertezza gli operatori cercano riparo in quei beni che permettono di attutire i colpi e, tra i beni rifugi, l’oro la fa da padrone. Le incertezze attuali provengono soprattutto dal conflitto russo-ucraino, dall’inflazione, dal rischio recessione, dalle politiche monetarie della Bce che lasciano intravvedere intenzioni senza farle vedere completamente e, in aggiunta, dalla nostrana crisi di governo. Negli ultimi mesi, il dollaro sta disarcionando l’oro dalla sua posizione privilegiata.

La corsa del dollaro

Il dollaro si apprezza nei confronti dell’euro raggiungendo la parità e, ancora prima, la sua corsa sullo Yen giapponese ha permesso guadagni fino al 26% durante gli ultimi 12 mesi, considerando anche che a giugno ha superato i minimi storici del 1998. In rapporto al dollaro canadese, il biglietto verde ha offerto rendimenti che, nel corso dei primi sei mesi del 2022, hanno toccato anche il 4%.

Nelle ultime sei settimane, salvo alcune isterie temporanee, il prezzo dell’oro ha seguito il passo del gambero, passando dai 57.190 dollari al chilo dei primi di giugno ai 54.451 dollari attuali. Ciò significa che è in atto una forte vendita del metallo pregiato per destinarne i proventi verso altre soluzioni di investimento.

Le politiche della Federal Reserve, la Banca centrale USA, decretano un ulteriore aumento dei tassi di interesse e contribuiscono a fare prediligere il dollaro all’oro soprattutto per gli investimenti “carry”, quelli per i quali si prende in prestito denaro in una valuta per fare investimenti in valute differenti al fine, ovviamente, di realizzare un profitto. Le risorse vengono quindi dirottate verso questo tipo di scambi, snobbando l’appeal che l’oro normalmente esercita. Inoltre, secondo diversi analisti, la rincorsa del dollaro può durare ancora, a meno che non si verifichino grossi cambiamenti sullo scenario geopolitico e su quello economico.

I beni rifugio

La crisi di governo tende a spingere gli occhi degli operatori internazionali lontani dai titoli italiani, anche da quelli di Stato, e questo direziona ulteriori capitali verso i titoli di Stato tedeschi (i Bund) e verso i Treasury americani. Gli investitori non disdegnano i primi ma strizzano l’occhio ai titoli statunitensi perché questo Paese è meno esposto alla crisi dei prezzi energetici giacché meno dipendente dall’estero.

 

 

Notizia e foto tratte da Il Giornale
© Riproduzione riservata
19/07/2022 07:35:31


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