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Biden-Putin, la stagione del dialogo

Ucraina in agenda. Gli Usa: «Sanzioni sempre sul tavolo»

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Washington e Mosca tessono la tela diplomatica e dopo la videoconferenza del 7 dicembre, Putin e Biden si sono sentiti nuovamente ieri sera al telefono per rafforzare la stagione del dialogo che scatterà ufficialmente il 10 gennaio quando le delegazioni russa e americana, guidate rispettivamente dal viceministro, Sergei Ryabkov, e dal numero due del Dipartimento di Stato, Rendy Sherman, si incontreranno a Ginevra. Ma i due leader hanno convenuto che i colloqui avverranno sotto il loro diretto controllo.

Il presidente americano ha parlato con Putin dal suo studio nella casa di Wilmington, in Delaware, dove sta trascorrendo qualche giorno di vacanza. L’insolito orario della telefonata – è iniziata alle 3,35 di Washington, le 23,35 a Mosca ed è durata 50 minuti – non ha scoraggiato Putin. Il suo portavoce Dmitri Peskov ha detto che il «presidente è abituato a lavorare fino a tarda sera». Erano stati i russi a chiedere il colloquio.

I due leader hanno ribadito la necessità del dialogo come strumento per risolvere le profonde tensioni fra Occidente e Russia sulla questione ucraina e in genere sulla sicurezza in Europa orientale. Ma si sono confrontati anche sui negoziati in corso con l’Iran sul nucleare.

Biden ha sottolineato il ruolo della diplomazia per favorire la de-escalation ma ha parlato anche di sanzioni nel caso in cui la Russia dovesse invadere l’Ucraina. Una posizione su cui il presidente Usa ha confermato il sostegno pieno degli alleati che ha sentito dopo il colloquio con l’omologo russo. E proprio sulla questione delle sanzioni il capo del Cremlino ha sottolineato che se gli Usa dovessero imporre sanzioni, queste «sarebbero un colossale errore». Il colloquio è stato comunque positivo. Il Cremlino ha parlato di «clima positivo» e i due presidenti hanno convenuto nel mantenere aperti i canali dei negoziati ad ogni livello e rafforzarli.

Il 16 dicembre Mosca ha consegnato a Washington un dossier con le sue richieste in materia di sicurezza e rapporti con la Nato. Alcune di queste sono state definite «inaccettabili» dagli statunitensi, che si oppongono ai diktat di Mosca su una futura adesione di Georgia e Ucraina all’Alleanza atlantica. Ma sua altri temi – a partire da armamenti e arsenali nucleari – un punto di caduta comune è possibile.

Il mese scorso il Pentagono ha denunciato la presenza di 175mila uomini ammassati nella zona di confine con il Donbass; il timore di un’invasione ha mobilitato le cancellerie europee in difesa dell’Ucraina.

Poco prima del vertice telefonico, la Us Air Force ha fatto alzare per la seconda volta in una settimana un aereo spia (Jstars) sul Donbass per monitorare la situazione e raccogliere informazioni – tramite foto ad alta precisione - sui movimenti delle truppe sul terreno. Dialogo sì, ma senza rinunciare alla deterrenza.

Notizia e foto tratte da La Stampa
© Riproduzione riservata
31/12/2021 14:06:58


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