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“Se ci andavi a letto, eri promossa”: sesso e bugie dell’ex direttore della «Bild»

La decisione di cacciare Julian Reichelt arrivata dopo l'articolo pubblicato dal «New York Times»

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Attratto dalle redattrici giovani e piacenti, Julian Reichelt non aveva scrupoli nel far pesare il suo ruolo di potere all’interno del più grande giornale europeo. Il direttore della Bild prometteva loro promozioni per portarsele a letto, dava dei bonus una tantum in cambio del silenzio. In un caso, per dimostrare a una giovane praticante che lo respingeva con la scusa che era sposato, pare sia arrivato a produrre un certificato di separazione falso pur di convincerla. Ma era arrivato anche a minacciare il licenziamento. Insomma, il 42enne, ex reporter di guerra, ha finito nel peggiore dei modi una carriera in ascesa: cacciato con effetto immediato dalla casa editrice Axel Springer, che per mesi lo aveva difeso dalle accuse di molestie e abusi sessuali. La decisione è stata presa, si legge in una nota del colosso editoriale tedesco, a seguito di «nuove ricerche sul comportamento di Reichelt, che non avrebbe separato in modo chiaro la sfera professionale da quella privata e ha mentito ai dirigenti del gruppo».

Julian Reichelt è stato licenziato, dopo che il New York Times ha messo nero su bianco le denunce di diverse giovani dipendenti del giornale. Un’inchiesta che ha rivelato nuovi dettagli sui suoi atteggiamenti all’interno della redazione. Già in primavera era stata avviata una procedura interna nei confronti del direttore, sulle accuse in merito a un presunto abuso di ufficio per relazioni consensuali con le dipendenti e consumo di droga sul posto di lavoro. Ma gli era stata concessa una seconda chance. Springer aveva deciso di sospenderlo cautelativamente per dodici giorni, per poi farlo ritornare alla guida del tabloid affiancato da una condirettrice. Il board della società era arrivato alla conclusione che Reichelt aveva sbagliato, ma non aveva commesso atti perseguibili penalmente. Ma i giornalisti del quotidiano americano non sono i soli ad aver indagato sul passato dell'ex direttore della Bild. Un fascicolo dal nome “caso Reichelt” era stato aperto anche da un team di reporter legati all'editore Ippen Verlag che avevano avuto accesso ad alcuni documenti interni alla Axel Springer. La Ippen avrebbe bloccato all'ultimo momento la pubblicazione di questo materiale, spiegando di «non voler danneggiare gli interessi economici» di un'azienda concorrente.

Ora, l’inchiesta del New York Times, ha rivelato nuovi dettagli sull'indagine interna della scorsa primavera, da cui sarebbero emersi atteggiamenti troppo gravi. Impossibile non intervenire. «Ecco come funziona alla Bild, chi va a letto col capo ha il lavoro migliore», aveva dichiarato uno dei capiredattori ascoltato lo scorso marzo, secondo quanto riferisce il giornale americano. In un lungo articolo, Ben Smith, esperto di media del Times, ha rilanciato le accuse «di inviti a cena via Instagram e promozioni veloci per le giornaliste, che però cadevano velocemente anche dalle grazie del direttore». In uno dei primi casi raccontati dal NYT, risalente al 2016, Reichelt avrebbe provato a convincere una ragazza di 26 anni di non rendere noto il loro rapporto per non perdere il posto, e l'avrebbe promossa, un anno dopo, una volta raggiunta la direzione. Travolto dallo scandalo, il presidente e amministratore delegato dell'azienda, Mathias Döpfner, ha spiegato di non essere stato a conoscenza dei dettagli rivelati dal Times: «Non tollereremo nessun comportamento che non rispetti i nostri standard etici e la nostra cultura inclusiva e aperta» ha affermato il Ceo, che, al posto di Reichelt, ha nominato come nuovo direttore il 37enne Johannes Boie.

Notizia e foto tratte da La Stampa
© Riproduzione riservata
20/10/2021 13:49:53


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