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Tumori: "più diagnosi in fase avanzata causa pandemia"

Le conseguenze indirette: rinvii di visite, diagnosi e terapie

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Le conseguenze indirette della pandemia possono determinare gravi rischi per i pazienti oncologici. Nei primi nove mesi del 2020, in Italia, sono stati eseguiti oltre due milioni di esami di screening in meno rispetto allo stesso periodo del 2019. Un cittadino su 5 non ha risposto all’invito ad aderire ai programmi di prevenzione secondaria. Durante la prima ondata del Covid-19, circa il 20% dei pazienti oncologici, che avrebbe dovuto essere sottoposto a trattamenti utili, non si è presentato in ospedale per timore del contagio. Non solo. Diagnosi e biopsie sono state dimezzate del 52%, vi sono stati ritardi negli interventi chirurgici per il 64%, le visite dei pazienti a settimana sono diminuite del 57%. Dati molto preoccupanti che rischiano di determinare, nel lungo termine, un aumento di diagnosi in fase avanzata con minori possibilità di sopravvivenza. Per sensibilizzare i cittadini ed i pazienti sull’importanza di non allontanarsi dalla propria salute, continuando ad affidarsi con fiducia ai percorsi di prevenzione e trattamento in ambito oncologico, WALCE Onlus (Women Against Lung Cancer in Europe), in collaborazione con AstraZeneca, lancia la campagna “Non prendere le distanze da screening e trattamenti”. Sul sito dell’Associazione WALCE sono disponibili materiali di approfondimento, video e consigli utili. I messaggi saranno divulgati anche tramite una forte campagna digital e social media.

“La prevenzione, attraverso l’adozione di corretti stili di vita e la diagnosi precoce, e la maggiore efficacia delle terapie sempre più innovative hanno permesso di raggiungere risultati inaspettati contro numerose malattie oncologiche, tra cui il tumore del polmone, cambiando la vita di molte persone – afferma la Prof.ssa Silvia Novello, Presidente WALCE -. Il cancro va combattuto in tutte le sue fasi, con le migliori armi oggi a disposizione. La paura di recarsi in ospedale o nei centri adibiti agli screening a causa del Covid-19 non deve arrestare questo percorso virtuoso. Annullare gli esami di screening o interrompere un trattamento per il timore di andare in ospedale significa rinunciare a proteggere la propria salute. Da un lato, ricordiamo che, grazie ai programmi di screening, fino a un tumore su 3 è diagnosticato in fase precoce e in alcuni tipi di neoplasie la mortalità è stata dimezzata. Dall’altro, la mancata adesione alle cure oncologiche può determinare un minor controllo del cancro con maggiori possibilità di ricaduta”. “Nel percorso diagnostico e di cura ci sono momenti imprescindibili, che non possono essere né saltati né dilazionati – continua la Prof.ssa Novello -. Abbiamo toccato con mano che alcune attività, come screening e visite, non devono essere ritardate, per consentire la presa in carico del paziente quando la malattia non è ancora avanzata. Inoltre, è urgente recuperare la fiducia dei cittadini nei confronti dei centri di cura, in modo che la diagnosi precoce possa riprendere rapidamente. L’obiettivo della campagna di WALCE va proprio in questa direzione”.

“La continuità delle terapie farmacologiche, dei trattamenti radioterapici e dei controlli previsti è di fondamentale importanza per la salute delle persone affette da tumore – spiega il Prof. Giorgio Scagliotti, Direttore Oncologia Medica Università di Torino -. Grazie all’introduzione di nuove procedure, già dalla prima fase della pandemia, i centri oncologici del nostro Paese si sono impegnati nella messa in sicurezza delle strutture per garantire l’assistenza. Ne è un esempio l’esperienza dell’Oncologia Medica, Struttura Complessa a Direzione Universitaria S.C.D.U dell’A.O.U. San Luigi Gonzaga di Orbassano (TO) dove l’introduzione di un triage intenso, l’esecuzione a domicilio di esami ematochimici ed elettrocardiografici, la consegna a domicilio delle terapie orali, l’impiego della telemedicina per le visite di follow up e la creazione di percorsi dedicati Covid-free hanno permesso di mantenere la continuità delle cure in piena sicurezza”. “Non è sufficiente recuperare in tempi rapidi i percorsi di screening già standardizzati – afferma il Prof. Scagliotti -, ma è sempre più urgente che i programmi di prevenzione vengano ampliati, offrendo un percorso di diagnosi precoce anche per quei tumori per i quali, al momento, non è previsto. E proprio per il carcinoma del polmone la disponibilità di un esame altamente innovativo e specifico, come la TAC spirale con basso dosaggio di radiazioni, in grado di rilevare la presenza della malattia nelle fasi iniziali, può rendere possibile la diagnosi precoce e, quindi, la possibilità di cura ai numerosi pazienti che oggi scoprono la malattia solo in fase avanzata”.

“Con la campagna ‘Non prendere le distanze da screening e trattamenti’ – conclude Mirko Merletti, Head of Oncology AstraZeneca Italia -, AstraZeneca conferma il proprio impegno al fianco dei pazienti e delle Associazioni Pazienti. L’obiettivo condiviso con WALCE nell’ambito di questa iniziativa è sensibilizzare tanto i cittadini quanto i pazienti e i loro cari affinché l’attuale emergenza sanitaria non rappresenti un ostacolo per l’adesione a programmi di prevenzione e screening oncologici e al proseguimento dei percorsi di trattamento e cura identificati come più appropriati”.

Notizia e Foto tratte da Tiscali
© Riproduzione riservata
14/03/2021 16:42:43


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