Libano-Israele, colloqui diretti per i confini marittimi
Passo verso la pace. Si terranno nella sede dell’Unifil
Libano e Israele terranno fra due settimane i loro primi colloqui diretti, con la mediazione degli Stati Uniti, per risolvere la disputa sui confini marittimi. E’ un segno di distensione proprio mentre cresce lo scontro fra lo Stato ebraico ed Hezbollah, il partito sciita filo-iraniano, accusato dal premier Benjamin Netanyahu di nascondere armi nel centro di Beirut. Risolvere il contenzioso sulla frontiera marittima è però nell’immediato interesse di entrambi i Paesi. I fondali sotto le acque territoriali nascondono giacimenti di gas e le prospezioni sono bloccate in mancanza di un accordo. Lo sfruttamento degli idrocarburi sarebbe una manna soprattutto per il Libano, alle prese con la peggiore crisi economica da trent’anni e piegato dalla terrificante esplosione nel porto di Beirut del quattro agosto.
L’inizio dei colloqui è stato confermato sia da funzionari israeliani che da libanesi. Il presidente del Parlamento di Beirut, lo sciita Nabih Berri, ha spiegato che è stata concordata “la cornice” e che si terranno sotto gli auspici dell’Onu. Il ministro dell’Energia israeliano ha precisato che il primo round avrà luogo “a metà ottobre”. ll segretario di Stato americano Mike Pompeo ha salutato “l’accordo storico”, arrivato dopo tre anni di mediazione di Washington: “Questi colloqui offrono una grande opportunità per una maggiore stabilità, sicurezza e prosperità per entrambe le nazioni”. Libano e Israele sono ufficialmente ancora in guerra, un conflitto cominciato nel 1948-1949 e culminato con la presa di Beirut nell’estate del 1982.
I confini attuali sono quelli dell’armistizio del 1949, dopo la prima guerra arabo-israeliana. Il Libano rivendica ancora una piccola porzione di territorio, le cosiddette fattorie di Shebaa, circa un chilometro quadrato da dove gli israeliani non si sono ritirati nel 2000, quando posero fine all’occupazione del Sud del Paese. I colloqui per la frontiera marittima riguarderanno invece un’area di 850 chilometri quadrati. La mediazione americana propone di concederne circa due terzi al Libano e un terzo a Israele. Ufficiali libanesi e israeliani già si incontrano con regolarità nel cosiddetto “tavolo tripartito”, con la mediazione dell’Unifil, il contingente Onu guidato dal generale italiano Stefano Del Col.
E’ probabile che i colloqui saranno sulla stessa falsariga, nel quartier generale dell'Unifil a Naqura. Al primo round assisterà anche l’inviato speciale per il Medio Oriente della Casa Bianca, David Schenker. Berri ha però precisato che non si tratta di “normalizzazione” con Israele, come quella conclusa da Emirati arabi uniti e Bahrein. “Sono dieci anni che lavoro su questo accordo e ben prima degli orientamenti di certi Paesi arabi”, ha puntualizzato: “L’accordo doveva essere raggiunto un anno fa, ma ci sono stati dei ritardi”. Uno stop che ha fermato le nuove esplorazioni per il gas. Il presidente del parlamento libanese ha anche esortato la francese Total a riprendere al più presto le prospezioni.
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