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Coronavirus, Berlusconi lascia il San Raffaele: “È stata la prova più difficile della mia vita”

"Anche questa volta l’ho scampata, è una malattia veramente insidiosa"

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A forza di migliorare Silvio Berlusconi è stato dimesso questa mattina dal San Raffaele di Milano. L’ultima visita del professor Alberto Zangrillo ha confermato quanto immaginato prima del weekend, ovvero che vista l’efficacia della terapia a base di antivirali e antibiotici, dopo alcuni giorni di riposo assoluto, il Cavaliere può proseguire la convalescenza a casa in attesa del secondo tampone negativo. All’uscita dall’ospedale, presentandosi ai cronisti in giacca e cravatta e con tono da statista, Berlusconi ha rivelato di aver superato «grazie al cielo e ai medici la prova più pericolosa della mia vita. Lo posso dire con soddisfazione: anche stavolta l’ho scampata. E con l’aiuto di Dio tutti supereremo questo periodo». Ha poi rivolto un pensiero «ai tanti ancora ammalati e alle loro famiglie», rimarcando che si tratta di una «malattia grave», di essersela vista «davvero brutta nei primi tre giorni» e di aver «lanciato nelle settimane precedenti numerosi appelli a non sottovalutare il pericolo». Si è rivolto infine agli studenti in occasione del primo giorno di scuola, perché «l’Italia deve andare avanti e osservino rigorosamente le regole nel rispetto di amici, insegnanti, genitori e nonni». L’ex premier è arrivato al San Raffaele nella notte tra giovedì 3 e venerdì 4 settembre per un principio di polmonite bilaterale dovuta al coronavirus. Il tampone positivo risale al giorno precedente, dopo due negativi. Probabilmente Berlusconi è stato contagiato a Porto Rotondo in Sardegna con la fidanzata Marta Fascina e i figli Barbara e Luigi e poi, in visita alla figlia Marina in Provenza, avrebbe infettato lei, suo marito e i loro due figli. Per Zangrillo, Berlusconi «ha dato grande soddisfazione e credo che abbia personalmente contribuito a dimostrare che, seguendo delle regole, riusciremo ad avere ragione del virus e a rasserenare tutti, visto che c’è molta ansia e preoccupazione». Il medico nei giorni scorsi ha anche rivelato che a marzo-aprile per il Cavaliere non ci sarebbe stato lo stesso lieto fine, ma «per la carica virale alta sarebbe morto, e lui lo sa. Fondamentali sono stati la tempestività dell’intervento e il ricovero immediato. Dieci ore dopo poteva essere troppo tardi, perché lui è un paziente a rischio per i motivi che si sanno».

Notizia e foto tratte da La Stampa
© Riproduzione riservata
14/09/2020 14:08:14


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