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Intervista con Guido Vicarelli allenatore del Lama Calcio

All’età di 50 anni, sta vivendo un periodo straordinario alla guida tecnica della squadra umbra

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 Un passato da giocatore prima, con una lunga militanza in Eccellenza e in Serie D soprattutto con la maglia dell’Ellera, ma con una parentesi a Sansepolcro nella stagione 1994/’95, poi la carriera di allenatore a suo tempo al servizio anche del Perugia. All’età di 50 anni, l’ex centrocampista Guido Vicarelli sta vivendo un periodo straordinario alla guida tecnica del Lama, la formazione altotiberina che con lui lo scorso anno ha raggiunto il top della sua storia calcistica: secondo posto in campionato e disputa degli spareggi interregionali per il passaggio in Serie D. La buona annata attuale è stata bloccata dal “lockdown”.

Mister Vicarelli, era difficile immaginare che il coronavirus si abbattesse anche in Italia con un impatto così forte da farci cambiare le abitudini?

“Penso proprio che nessuno se lo sarebbe aspettato, specie se guardiamo il problema dalla parte di chi deve trovare le soluzioni senza alcun indugio. E come quando accade un incidente: nessuno lo mette in programma, poi però devi essere rapido nel fronteggiare la situazione”.

Era giusto che campionati e attività sportive più in generale si bloccassero?

“Assolutamente sì. La salute viene prima di tutto: hanno sospeso diverse cose molto più importanti del calcio e dello sport in generale, quindi più che giusto bloccare ogni attività agonistica e motoria”.

L’emergenza del coronavirus è destinata a incidere pesantemente sulla ripresa delle attività sportive, in particolare per ciò che riguarda l’ambito dilettantistico e le piccole società di ogni disciplina?

“Tutto questo lo sconteremo sul piano economico probabilmente a livello globale e non soltanto nello sport. Temo un effetto a cascata e le varie attività per qualche tempo subiranno il contraccolpo, per cui anche il calcio gli altri sport non sfuggiranno alla regola. Più che la cancellazione di qualche realtà, voglio comunque ipotizzare un ridimensionamento complessivo per tutti. Il principale punto interrogativo è legato alle tempistiche: non è facile prevedere quando e come potremo ripartire e con quali risorse economiche”.

Il 4 maggio sarà il “giorno zero” della ripartenza verso la normalità: che cosa la preoccupa?

“E’ chiaro che si debba ripartire. L’importante è che ognuno di noi faccia la sua parte, rispettando l’altro. Dobbiamo portare mascherina e guanti? Dobbiamo rispettare il distanziamento sociale? Bene, facciamolo! Rispettare il prossimo significherà d’ora in poi fare anche questo”.

Cosa ci ha insegnato questa inedita parentesi dell’emergenza coronavirus?

“Per prima cosa – come ho appena detto - un maggiore rispetto del prossimo. Io, fondamentalmente, l’ho sempre fatto e continuerò a farlo con le disposizioni attuali. E poi, il grande insegnamento è stata la riscoperta delle piccole cose e la consapevolezza per tutti che la libertà, come la salute, sia il dono più importante”.  

Redazione
© Riproduzione riservata
26/04/2020 09:17:32


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