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Si decide a giorni il futuro del Procuratore Roberto Rossi di Arezzo

La decisione spetta al Consiglio superiore della magistratura

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Parte o Rimane? Quale sarà il futuro di Roberto Rossi alla guida della Procura della Repubblica di Arezzo dovrebbe arrivare mercoledì quando, a Palazzo dei Marescialli, si riunirà il plenum. Tra i punti che membri togati e laici saranno chiamati ad affrontare c’è anche la decisione sul futuro professionale di Rossi.

Un passaggio, quello davanti al Consiglio superiore della magistratura, che rientra nella prassi: dopo i primi quattro anni il magistrato deve passare attraverso una conferma che, se accordata, riguarda lo stesso periodo di tempo. Un normale “incrocio” nella carriera di un procuratore che però, nel caso di Rossi, potrebbe conoscere una svolta del tutto inattesa. Tutta colpa dell’incarico svolto al Dagl - Dipartimento affari giuridici e legali della Presidenza del Consiglio dei Ministri - e dell’intreccio che si era venuto a creare con le inchieste su Banca Etruria.

Un caso che sembrava essere stato risolto dopo un lungo “esame” che aveva portato nel marzo 2016 a Roma, chiamati in audizione al Csm, anche il procuratore generale di Firenze Francesco D’Andrea, l’allora prefetto di Arezzo Alessandra Guidi, il presidente dell’ordine degli avvocati Piero Melani Graverini e i tre sostituti procuratori - Andrea Claudiani, Julia Maggiore e Angela Masiello - che con Rossi stavano indagando sui fascicoli Bpel. Per tre volte Rossi era stato ascoltato dal Csm e sotto la lente c’erano finiti “i contatti tra la Procura e Pier Luigi Boschi, in relazione a vicende giudiziarie pregresse” (Boschi era stato indagato dall’allora pm per una vicenda legata alla vendita della tenuta di Dorna) rispetto al caso Bpel e poi quella consulenza al Dagl, collaborazione che il magistrato sessantenne originario di Assisi - che negli anni ha seguito inchieste importanti come Variantopoli o il crac Eutelia - avviò nel 2013, quando presidente del Consiglio era Enrico Letta. Un organismo tecnico, il Dagl, che si occupa di esaminare provvedimenti normativi; l’incarico si concluderà nel dicembre 2015 ma poi finirà sotto la lente del Csm.

Alla fine tutto si conclude con un nulla di fatto, con un’archiviazione. Ora però l’eco di quella vicenda è finita in un altro procedimento, quello del tutto ordinario legato alla conferma. Nello scorso luglio la commissione incaricata, a larga maggioranza (1 a 4), ha proposto al plenum di non confermare Rossi ad Arezzo. Un parere sul quale si inserisce anche il cosiddetto mancato “concerto” del ministro Bonafede, in pratica un parere negativo. Giusto un anno fa gli ispettori di Via Arenula avevano sottolineato, al termine del loro accertamento, l’ottima direzione e organizzazione degli uffici da parte del dottor Rossi. Mercoledì, al plenum, il confronto si terrà sui pareri, pro o contro la conferma. Fino ad allora resta l’interrogativo sul futuro di Rossi e su quello che attende la massima carica della Procura della Repubblica di Arezzo

Notizia tratta dal Corriere di Arezzo
© Riproduzione riservata
21/10/2019 19:37:25


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