Ora la fame uccide quanto le bombe, a Gaza "un'impennata senza precedenti"

Israele resta sordo a tutti gli appelli e continua a far entrare cibo col contagocce
La creazione di una "città umanitaria" nel Sud della Striscia di Gaza, in cui confinare senza possibilità di uscita 600mila palestinesi, è solo l'ultima follia - non solo concettuale -partorita dal governo israeliano guidato da Benjamin Netanyahu. All'interno del lembo di terra, il più densamente popolato del pianeta, le bombe israeliane suonano ininterrottamente da 20 mesi. Le vittime accertate sono quasi 60 mila e molte di più sono le persone che sta decimando la fame e la diffusione delle malattie. Questa parte di Palestina è chiusa e pochissimi aiuti riescono a oltrepassare i valichi di fontiera blindati dai carri armati israeliani. Il poco cibo, acqua, beni di prima necessità che entrano vengono distribuiti dalla discussa società americana Ghf, con sede in Svizzera, che agisce sotto il controllo dell'Idf che, spesso e volentieri, spara sui civili in fila per il cibo o per l'acqua. I palestinesi ora mangiano una volta al giorno, se sono fortunati. Riso o lenticchie, niente di più. Qualcuno può permettersi di comprare al mercato nero quello che c'è a prezzi altissimi. Ormai resta poco, pochissimo. Le immagini dei bambini scheletrici, con le ossa a fior di pelle, e i dati sanitari delle persone morte di inedia, escono da Gaza in tutta la loro drammaticità.
"Non è accettabile far entrare a Gaza aiuti umanitari con il contagocce", hanno scritto 28 Paesi occidentali rivolgendosi a Israele. I 18 camion che entrano ogni giorno sono altamente insufficeinti: ne servirebbero almeno 500 per sfamare i due milioni di palestinesi della Striscia. Centinaia di tonnellate di cibo restano stoccate nei depositi giordani perché Israle non fa passare niente.
Il segretario generale dell’Onu, António Guterres, lo ha chiamato "l'horror show", lo spettacolo dell’orrore. La Relatrice speciale delle Nazioni Unite per i Territori occupati di Palestina, Francesca Albanese, dice che la fame "è voluta e pianificata da Israele". E che si tratta di una strategia: "È un crimine calcolato scientificamente dal governo israeliano, un obiettivo da raggiungere per convincere i palestinesi che sopravviveranno ad andarsene nel fenomeno che a Tel Aviv chiamano 'migrazione volontaria'". Albanese, sanzionata dagli Stati Uniti per il suo rapporto sul genocidio in atto in Palestina con la complicità dei Paesi occidentali, dice che "i genitori ci raccontano che i loro figli piangono fino ad addormentarsi per la fame". E che uno Stato "che compie un genocidio" non può distribuire gli aiuti.
L'"orrore" nelle parole delle mamme
L'Ansa riporta le testimonianze di alcune mamme che raccontano la fame e il dramma che stanno vivendo con i loro figli. Come quella di Nermin che prima pesava 72 chili e adesso ne pesa 48. La donna di 34 anni racconta che a volte va da sola sulla spiaggia a piangere per non farsi vedere dai suoi figli. "Sono stata sfollata più di 10 volte durante la guerra, ogni volta devo raccogliere materassi e coperte e ricostruire una tenda", racconta descrivendo giornate infinite alla disperata ricerca di cibo e acqua potabile per i suoi bambini. "E' una sfida enorme, così come lo è trovare della legna per accendere il fuoco e cucinare. Quando lascio i miei figli nella tenda e cammino per mettermi in fila per gli aiuti umanitari, impazzisco, non ci sono file standard, è una lotta all'ultimo pezzo di pane", dice ormai senza più forze. Con i suoi 4 figli viveva al Nord prima di sfollare per non fare più ritorno nella sua casa che, probabilmente, non esiste più. Quando è fuggita verso la zona centrale ha portato con sé il minimo possibile. "Come tutti in quel periodo, pensavamo che saremmo tornati presto, ma la guerra non si è mai fermata". Una scuola come rifugio, insicuro, una doccia ogni due settimane sotto i continui attacchi. E la costante ricerca di cibo per non morire.
Tante donne come lei nella stessa situazione. "Quando le donne non riescono a trovare cibo, cure mediche e una buona igiene, si trovano ad affrontare la spaventosa situazione di perdere i propri bambini o di morire loro stesse: non riesco a immaginare di essere riuscita a sopravvivere quasi 2 anni in questa terrificante guerra", prosegue asciugandosi le lacrime. All'inizio suo marito l'aiutava e sostenere la famiglia, ma poi non ha retto allo stress ed è diventato aggressivo: Nerin ha dovuto divorziare e ora lotta da sola per far sopravvivere i figli. Ma è preoccupata di non farcela: "Perdere peso ogni giorno a causa della fame mi impedisce di continuare a lottare per la mia famiglia, non ho più energie per andare avanti, ma è una necessità, i miei figli moriranno se non riesco a muovermi".
"Ho perso il senso di essere donna"
La storia di Nerin è quella di tante altre donne. Oum Adham ha 54 anni e 5 figli maschi e 2 femmine, lavorava come donna delle pulizie prima della guerra. E' vedova e lei lavorava per mantenere la famiglia. Aveva una piccola casa per loro ed era felicissima di avere un tetto sopra la testa. Ma il 7 ottobre è scoppiata la guerra, la sua casa è stata distrutta e lei ha dovuto sfollare più volte.
Ora si trova in un rifugio, la "scuola Unrwa" nella città di Nuseirat, nella zona centrale. "Ho 12 nipoti e cerco di tenerli tutti nello stesso rifugio per poterli sostenere e proteggere, ma poi la situazione è diventata insostenibile. Prima mangiavamo una volta ogni due giorni, ma ora non abbiamo più niente da mangiare", ha raccontato. Due giorni fa suo figlio è stato ucciso mentre cercava di recuperare degli aiuti umanitari che arrivavano con i camion; anche il marito di sua figlia è stato colpito e gravemente ferito. Proprio oggi il suo figlio più piccolo è stato colpito a una gamba. "Ho perso il senso di essere una donna, le mie figlie non sono più delle belle ragazze, stiamo morendo di fame e ci sentiamo frustrate", ha detto. Alla fine di ogni giorno, dice, guarda le sue figlie e i suoi nipoti: non sono più puliti, sono a pezzi e si coprono a malapena, sono stanchi, affamati e stremati.
Nelle ultime 24 ore le vittime della fame sono 9 che vanno ad aggiungersi alle 11 del giorno prima. In tutto sono oltre 100. "Un'impennata senza precedenti", dicono i sanitari.
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