Orafo rapinato alla Italiana Horo di Badia al Pino, 11 le persone arrestate
![](/uploads/news/posts/2025/02/198124/e8f5b53ce7c298126b0cc520ef95a5cc7cb38851_full.jpeg)
Il colpo era stato a messo a segno il 28 giugno 2024: in manette anche un ex dipendente
Lo scorso 11 febbraio, nell’ambito di un’indagine diretta e coordinata dalla Procura della Repubblica di Arezzo, i carabinieri della Compagnia di Arezzo, coadiuvati nella fase esecutiva dai colleghi delle province di Firenze, Caserta, Napoli, Salerno, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal GIP presso il Tribunale di Arezzo, nei confronti di 11 indagati ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere, furto, rapina e ricettazione.
L’operazione, convenzionalmente chiamata “Gold Strike”, ha portato alla richiesta da parte della Procura della Repubblica di Arezzo e conseguente emissione da parte del locale Tribunale di indici misure cautelati personali nei confronti di altrettanti indagati, di cui sette in carcere e quattro agli arresti domiciliari.
L’indagine, avviata il 28 giugno 2024, dai carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della sezione operativa di Arezzo, a seguito della rapina perpetrata in danno del titolare della ditta Italiana Horo sita a Badia al Pino, frazione del Comune di Civitella in Val di Chiana. Ha consentito, attraverso una laboriosa attività investigativa coordinata dai magistrati della Procura di Arezzo ed operata con tecniche tradizionali, intercettative e di riscontro, di far luce sull’esistenza di un sodalizio criminale ben strutturato, responsabile di diverse attività illecite.
I fatti risalgono, appunto, al 28 giugno 2024, quando due soggetti, a bordo di un motociclo con targa alterata, hanno aggredito il titolare della ditta orafa, utilizzando spray al peperoncino per sottrargli una verga d’oro di 18,7kg, destinata alla separazione dell’oro puro per un valore stimato di 600mila euro.
Le accurate indagini, che hanno visto impegnati militari dell’Arma coordinati dalla Procura della Repubblica, hanno consentito di ricostruire le fasi antecedenti e successive alla suindicata rapina pluriaggravata e a raccogliere elementi significativi in ordine alle responsabilità nell’ambito di un gruppo strutturato e organizzato.
Le investigazioni hanno permesso di acclarare, infatti, la predisposizione e la realizzazione di vari eventi delittuosi, tutti contestati poi nella richiesta di misure cautelari, che hanno trovato conferma nel provvedimento del GIP di emissione di misure cautelari.
- Individuazione del gruppo criminale autore della rapina alla società Italiana Horo e la catena di ricettazione di parte del provento;
- Pianificazione di ulteriori “colpi” anche in zone diverse da quelle della provincia aretina con dettagliata predisposizione di piani operativi e ripartizioni di ruoli
- Pianificazione e realizzazione di una tentata rapina ai danni della gioielleria Grotti di Arezzo del 23 settembre 2024.
Il sodalizio criminale, con base logistica ad Arezzo, era specializzato in rapine ai danni di aziende e gioiellerie del settore orafo: un 53 campano, l’organizzatore e stratega delle rapine, esperto nella pianificazione e gestione operativa dei colpi; un 51enne della provincia di Caserta ma da anni residente ad Arezzo, colui che forniva il supporto logistico, metteva a disposizione il proprio capannone per nascondere e modificare i mezzi da utilizzare per le rapine; gli esecutori materiali delle rapine, un 52enne ed un 28enne di origine partenopee; un 65enne aretino, già noto alle forze dell’ordine per reati contro il patrimonio, suggeriva gli obiettivi e ne studiava i punti deboli; un 54enne aretino il basista (ex orafo) che forniva le informazioni utili per i colpi da eseguire e anello di congiunzione per la successiva collocazione dei proventi delle rapine, poiché in grado di piazzare sul mercato il metallo di provenienza delittuosa.
Gli altri odierni indagati sono stati raggiunti dal provvedimento cautelare perché ritenuti responsabili di alcuni reati fine dell’associazione e comunque delitti connessi. L’organizzazione si distingueva per la meticolosità delle pianificazioni, la spregiudicatezza nelle azioni criminali e l’indifferenza per la conseguenze sulle vittime, anche ultrasessantacinquenni. Il giudice per le indagini preliminari del Tribunali di Arezzo concordando con la richiesta della Procura, ha infatti evidenziato la pericolosità degli indagati e il rischio di reiterazione dei reati, disponendo l’applicazione di 11 misure cautelari.
Commenta per primo.