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Dopo il Covid disturbi alimentari in aumento del 40%, nasce la Fondazione Fiocchetto Lilla

Sabato 18 marzo a Milano due eventi per sensibilizzare il pubblico sulle patologie

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Anoressia, bulimia, binge eating, vigoressia, ortoressia: sono i disturbi del comportamento alimentare che dopo la pandemia hanno raggiunto «numeri che non possono più essere ignorati: un aumento che sfiora il 40%, una crescita dei ricoveri che tocca il 50%». Dalle esperienze e dall'impegno di chi ha lottato in prima persona contro queste patologie (ex malati, madri, padri, fratelli, sorelle, amici, compagni) nasce a Grosseto una nuova realtà. Si chiama Fondazione Fiocchetto Lilla e verrà presentata mercoledì 15 marzo 2023, in un incontro a Milano alla Casa della psicologia e in contemporanea in altre città d'Italia. Le vittime di questi disturbi sono soprattutto gli adolescenti, ma anche gli adulti cadono nella loro rete, spesso dimenticati e considerati troppo compromessi per ricevere cure adeguate.

Il tema scelto dalla Fondazione Fiocchetto Lilla è «Disturbi Alimentari: tra cura e arte». Due gli eventi in programma nella Clinica Disturbi Alimentari di Milano nella giornata di sabato 18 marzo 2023: una tavola rotonda con esperti alla Sigmund Freud University e, a seguire, una esposizione artistica dei disegni e dei dipinti dei pazienti, realizzati durante il percorso di cura. L’incontro è gratuito ed è rivolto alla popolazione generale, a chi è interessato al tema e ai professionisti della salute. Sarà possibile partecipare sia in modalità online sia in presenza.

Per approfondire le tematiche che derivano dai disturbi alimentari, parliamo con la professoressa Sandra Sassaroli, psichiatra fondatrice del Gruppo studi cognitivi e di «inTherapy», realtà che conta 10 scuole di psicoterapia distribuite su tutto il territorio nazionale con oltre 1800 studenti formati in più di 20 anni di esperienza. 

«Non si può parlare di un unico fattore, perché possiamo trovare diversi tipi di vulnerabilità, possiamo avere soggetti in età giovanile naturalmente ansiosi, oppure tendenzialmente riflessivi e chiusi che incontrano un ambiente molto attento alle prestazioni, ambizioso, a volte persino critico. Ci sono delle ragazze che, per esempio, raccontano: “Quando portavo nove mi dicevano: perché non dieci?”. A volte i genitori sono critici ma spesso sono molto attenti e davanti alle prestazioni della ragazza semplicemente ci credono, credono che la ragazza possa veramente, dato che è così brava al liceo, spiccare il volo per le grandi università».

Una tendenza al perfezionismo che può essere dannosa quindi?
«Se studio ininterrottamente esploro di meno il mondo relazionale che ho davanti. La depressione in giovane età è sicuramente un elemento di cui tenere conto. Ma misurarsi con un liceo è diverso che andare in un contesto più ampio e severo. Avviene allora una rottura della percezione di essere brava, come scappa da questa sensazione di fallimento generalizzato? Spostando il controllo nell’area dell’alimentazione. La ragazza si guarda allo specchio e si vede grassa. Si tratta di una sorta di spostamento dello scopo: “Se non posso essere la più brava dell’università allora sarò la più brava ad essere magra”. Se aggiungiamo un rimuginio patologico su questo tema, ecco che abbiamo un tipico esordio di anoressia».

Quanto conta il contesto familiare?
«Qui ogni risposta è parziale. È importante che si abbiano informazioni in famiglia: se si ha un adolescente troppo angosciato e preoccupato per le proprie prestazioni a scuola, i genitori devono rassicurare e mettere in prospettiva le cose: “Nell’arco della tua vita, questo voto non conta niente”. Occorre sdrammatizzare e rassicurare e allargare il campo degli affetti e degli interessi invece di accondiscendere a queste attitudini così rigide e di controllo».

Le famiglie come fanno ad accorgersi che i figli potrebbero avere un esordio di disturbo alimentare? Esistono dei «campanelli di allarme»?
«Ad esempio se ogni giorno la persona mangia e subito dopo si chiude in bagno. Oppure se il comportamento alimentare si modifica bruscamente: ad esempio osservando una selezione meticolosa di ciò che si può mangiare e ciò che non si può mangiare. Se la ragazza o il ragazzo comunica di meno, si ritira. Il tutto abbinato da un evidente aumento o diminuzione del peso in tempi molto brevi. E poi se una persona inizia sistematicamente ad evitare le situazioni social di condivisione di cibo, come ad esempio un invito a cena».

I disturbi alimentari oggi sono curabili?
«Sì, lo sono. Da circa 30 anni la bulimia e da 20 l’anoressia. I protocolli efficaci sono cognitivo comportamentali e si basano sulla costruzione della motivazione a curarsi, che spesso non è alta all’inizio della terapia, sulla riabilitazione nutrizionale e sull’affrontare i problemi di tipo emotivo, perfezionistico e relazionale».

Il mondo scientifico ha osservato un aumento dei casi di disturbo alimentare negli ultimi anni?
«È stato osservato un aumento dei disturbi alimentari del 30% rispetto al 2019. Le percentuali tra maschi e femmine restano invece invariate e si attestano su un 95% di pazienti femmine. Nella nostra Clinica Disturbi Alimentari la ripartizione delle diagnosi vede una equivalenza tra anoressia, bulimia e binge eating disorder (circa il 30% ognuna) seguiti dalle diagnosi di obesità che si attestano intorno al 10%».

I social e i miti di magrezza sono un problema?
«Sicuramente sono un problema ma non lascerei le responsabilità di una malattia complessa come i disturbi alimentari ai social, ci sono le vulnerabilità individuali come ho già detto, le famiglie, la vita con i coetanei. Ma forse il tema è che oggi si è in grado di diagnosticare prima e meglio e che le famiglie sono più consapevoli. Anni fa prima di allarmarsi le famiglie attendevano anche mesi. È importante invece che ci si rivolga a centri specialistici».

Fra le prime missioni della Fondazione Fiocchetto Lilla c'è quella di «certificare un progetto di prevenzione per le scuole primarie di tutto il territorio nazionale, coinvolgendo famiglie e insegnanti, con criteri di riproducibilità e obiettivi comprensibili, misurabili, osservabili (follow-up a distanza sui ragazzi)». Come obiettivo anche quello di offrire appoggio alle famiglie e ai malati con gruppi di ascolto e mutuo aiuto, dando un sostegno concreto e un aiuto a chi soffre di malattie del comportamento alimentare attraverso la ricerca, coltivando un confronto attivo con le istituzioni pubbliche e gli enti privati per velocizzare la creazione di una rete di servizi territoriali su tutto il territorio nazionale.

Notizia e foto tratte da La Stampa
© Riproduzione riservata
14/03/2023 20:14:51


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