Motori Auto

Fiat 600, gli italiani hanno finalmente le ruote ai piedi

La geniale Fiat 600, ideata da Dante Giacosa, è stata la prima vera auto degli italiani

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Serve un'intuizione, una scintilla per scatenere un fuoco che divampi nella voglia di mettersi in moto degli italiani. Tutti quanti devono poter aspriare a collocare le ruote al posto dei piedi. Siamo nei primi anni '50, l'Italia è uscita malconcia dalla Seconda Guerra Mondiale, ma in tutto lo Stivale si respria un'aria di grande rinnovamento, c'è voglia di rimboccarsi le maniche, di crescere e di diventare grandi. Ci si emoziona con le canzoni d'amore, si torna a ballare e anche se i soldi in tasca sono pochi, il domani non spaventa. Anche all'interno della Fiat c'è speranza nel futuro e, soprattutto, esistono un gruppo di persone di grande inventiva e capacità, uomini tali da poter tramutare in realtà anche le idee più complicate. La missione è quella di dare agli italiani una vettura economica, pratica, funzionale, dallo stile moderno e in grado di trasportare quattro persone. Serve quel veicolo che faccia decollare il Paese verso il miracolo, che dia la spinta a tutti quanti a possedere un bene prezioso come l'automobile, per mettersi in marcia verso il "boom economico". L'incantesimo per sedurre gli italiani con una proposta irrinunciabile lo scopre l'ingegner Dante Giacosa, l'autore della Fiat 600, ai tempi in cui a comandare il Lingotto c'è Vittorio Valletta. Questa vettura simpatica e coraggiosa, ancor prima della 500, rappresenta il simbolo della motorizzazione di massa dell'Italia.

Il progetto affidato a Giacosa

Per arrivare a confezionare la macchina nella sua versione definitiva bisogna attraversare un periodo di approfondito studio, perché il progetto "100" quello che si concrettiza con il concepimento della 600, ha bisogno di almeno quattro anni di gestazione. Il compito assegnato all'ingegner Dante Giacosa, nel 1951, è ambizioso e potrebbe scoraggiare anche il tipo più ottimista al mondo. La lettera che Valletta fa recapitare sulla cattedra del suo progettista recita così: "La velocità non dovrà essere inferiore agli 85 km/h e il peso si aggirerà sui 450 kg, di cui 250 per la carrozzeria e 200 per la parte meccanica. La capienza dovrà essere di 4 persone". Giacosa, una volta letta la scrittura, ripone delicatamente il foglio dentro la busta e, poi, richiude il tutto nel suo primo cassetto. Il pensiero più istintivo che gli balena nella testa è questo: "Semplice e impossibile al tempo stesso".

La complicazione maggiore per Giacosa, è quella di contenere i costi e soprattutto il peso dell'autovettura. Rientrare nei 450 chilogrammi fissati dai vertici di Fiat è qualcosa da perderci il sonno la notte, un vero e proprio miraggio. In primis, bisogna fronteggiare il prezzo delle materie prime che è alle stelle, ma per contenere tale voce si può rinunciare all'acciaio, o quanto meno utilizzarne il meno possibile, soluzione che in secondo luogo permette di guadagnare un risultato sulla bilancia conforme al diktat dirigenziale. Giacosa si guarda bene dal discutere queste specifiche con la Fiat, anche perché a Torino gli hanno concesso ampia libertà sulla collocazione del motore e della trasmissione. Per avere un'auto capiente per quattro persone, è imperativo rinunciare al motore collocato davanti, così come alla trazione anteriore (tra l'altro troppo onerosa). L'alternativa, che poi è quella che riceve il semaforo verde, è posizionare tutto al retrotreno. Questa soluzione meccanica impone anche dei limiti stilistici, ma si coniuga l'utile al dilettevole: la coda viene completamente dimenticata a favore di una sezione compatta e totalmente liscia. Il classico esempio del "più facile a dirsi che a farsi", eppure nel marzo del 1955 ecco che la Fiat 600 entra in scena sotto alle luci del Salone di Ginevra.

La Fiat 600 realizza un sogno

Bella e simpatica, si presenta così ai suoi osservatori la Fiat 600. Sotto al cofano posteriore, tra l'altro, cela un motore da quattro cilindri raffreddato ad acqua, che è molto semplice e affidabile, provvisto, inoltre, di cambio manuale a quattro rapporti. La cilindrata è di 633 cmc con una potenza complessiva di 21,5 CV, buona per far arrivare l'utilitaria torinese a 95 km/h di velocità massima. Ben oltre le aspettative della dirigenza del Lingotto. Il prezzo di partenza è di 590.000 lire, una cifra abbordabile per un italiano medio. Basti pensare che nel 1955, anno del debutto della 600, un operaio guadagnava circa 50.000 lire al mese. Inutile dire che gli italiani impazziscono per lei, corrono nelle concessionarie Fiat e iniziano a firmare cambiali per portarsene a casa una il più in fretta possibile. D'altronde, costa meno di una Topolino ma è più moderna, confortevole e spaziosa.

Con lei si può iniziare a pensare in grande, a fare lunghi viaggi su e giù per lo Stivale, a trovare parenti lontani o raggiungere mete vacanziere un tempo non ipotizzabili. La 600 rende il sogno reale, che è quello di caricare tutta la famiglia su un mezzo economico, comprese valigie e bagagli da stipare in ogni dove, persino sopra al tetto. Quando l'Italia vivrà il suo momento magico, la cartolina dell'estate avrà sempre sullo sfondo la piccola e temeraria utilitaria torinese carica d'amore, speranze e sogni da trasportare su e giù sull'autostrada, nell'attesa di poggiare i piedi su bianche spiagge e di rilassarsi tra l'armonico dondolio del mare e uno scatenato twist proveniente dal jukebox dello stabilimento balneare. La sua produzione cesserà nel 1969, quando l'Italia filerà verso gli anni di piombo, collezionando oltre 2.695.197 di unità vendute. Ne usciranno varie versioni e sarà prodotta anche all'estero, elemento che farà schizzare il suo complessivo di vendite a quasi 5 milioni. Che coraggio la Fiat 600, letteralmente le "ruote" degli italiani.

Notizia e foto tratte da Il Giornale
© Riproduzione riservata
24/01/2023 21:08:41


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