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Certosa di Firenze: storia e memorie di una bellezza da riscoprire

Un tesoro da riscoprire, ricco di storia e di arte, situato a pochi passi dal capoluogo toscano

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La Certosa di Firenze è un tesoro da riscoprire, che si trova ad appena pochi chilometri dal capoluogo toscano. È posta sulla sommità del Monte Acuto, anche detto "Monte Santo", nel territorio del Comune di Galluzzo. Un luogo ideale per la difesa della struttura, ma anche per garantire l'isolamento necessario allo svolgimento della pratica monastica.

La sua storia inizia intorno al 1342, quando Niccolò Acciaoli donò ai monaci certosini le terre e le risorse economiche per avviare la costruzione. Lo fece approfittando del ritorno a Firenze per una missione diplomatica in terra fiorentina per conto di Re Roberto D'Angiò. L'8 febbraio di quell'anno venne firmata la carta di donazione, che prevedeva la cessione a titolo gratuito dei terreni su cui sarebbe sorta la Certosa di Firenze e di una rendita utile a costruirla (oltre che a garantire la sopravvivenza dei monaci).
Grazie alla decisione di lasciare ampio spazio ai monaci in merito alla direzione del cantiere, Acciaoli contribuì in maniera decisiva alla realizzazione di una struttura capace di incarnare a pieno lo spirito certosino. Elementi essenziali a tal proposito furono la sala del Capitolo, il chiostro del Colloquio, il Chiostro grande, la chiesa e le celle singole, dove venivamo ospitati i monaci e i conversi.

I lavori proseguirono per anni e alla morte di Niccolò Acciaioli (1365) si poteva dire che fosse conclusi quantomeno in relazione agli elementi principali. Vennero a quel punto realizzate alcune delle volontà testamentarie del fiorentino, inclusa la realizzazione della Cappella delle Reliquie, delle tombe degli Acciaioli e venne portata a termine la cappella. Un'ulteriore indicazione fu quella di ingrandire il Chiostro grande.

Fu abitato dai Certosini fino a circa la metà del 1800, ad eccezione di alcuni anni di allontamento causati dalla discesa di Napoleone nella Penisola. Al loro posto si stabilirono i Cistercensi, le cui regole meno rigide consentirono di aprirne le porte anche all'esterno.

La vita nella Certosa di Firenze

La vita dei Certosini era sostanzialmente isolata, anche tra gli stessi monaci. Regnava il silenzio più totale per tutta la settimana, ad eccezione di un breve periodo in occasione della domenica. Nei minuti in cui ci si trovava nella sala o nel Chiostro del Colloquio era possibile conversare con gli altri monaci, eventualmente anche confrontarsi in merito a necessità o esigenze di carattere più pratico.

Si tratta ad oggi di una delle aree che meno ha risentito degli interventi di restauro e abbellimento svolti tra il '400 e il '500, potendo quindi offrire un'immagine di quella che poteva essere la vita monastica già intorno alla metà del 1300.

Nelle altre aree del monastero non era possibile prendere parola, nemmeno all'interno del Refettorio e men che meno nella Sala del Capitolo. Altra caratteristica era quella di un'assoluta separazione dal mondo esterno, tale da impedire qualsiasi contatto persino con i conversi. Questi ultimi si occupavano di svolgere le funzioni principali di pulizia e di provvedere alle esigenze alimentari. In considerazione delle rigide regole monastiche i conversi dovevano occuparsi di allestire i pasti nel Refettorio, lasciandolo però prima che i monaci vi facessero ingresso.

La sala del Capitolo

Terminato il periodo di ricreazione nel Colloquio i monaci si traferivano nella sala del Capitolo, dove il priore recitava uno dei capitoli della regola monastica e affrontava i temi più importanti della settimana. In questa sede venivano ad esempio affidati ai singoli monaci i compiti da svolgere nei successivi sette giorni.

Soltanto al priore era concessa la possibilità di parlare in questa sede, mentre gli altri erano costretti ad attendere la domenica seguente. Chiunque provasse a far sentire la propria voce in questa sala veniva zittito bruscamente, ricordandogli di "non avere voce in Capitolo". Da questa usanza deriverà poi il celebre detto.

L'arte nella Certosa di Firenze

La Certosa di Firenze è stata inizialmente progettata con uno stile più rigido e meno votato all'arte visiva, per quanto affascinante dal punto di vista architettonico. I successivi interventi in epoca rinascimentale segnarono l'inserimento di diversi dipinti, affreschi, intagli di pregio e altre opere di artisti più o meno celebri ai tempi.

Fa parte del complesso anche Palazzo Acciaioli, che ha mantenuto gli ambienti originali del Trecento e che ospita ora la Pinacoteca. Nel salone trovano posto ad esempio gli affreschi realizzati tra il 1523 e il 1525 dal Pontormo per arredare i chiostri, spostati nella Pinacoteca intorno tra il 1555 il 1556. Queste opere ritraggono varie fasi del Ciclo della Passione di Cristo.

Notizia e foto tratte da Il Giornale
© Riproduzione riservata
18/03/2022 06:05:10


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