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Italia dei valori rinasce dalle ceneri rientrando in Parlamento con gli ex 5S

Ma è dal 2008 che non ci riesce con i voti

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Manca l’ufficialità, ma è probabile, che – soprattutto a Palazzo Madama – dove è possibile costituire un gruppo autonomo con dieci senatori, ma occorre avere un simbolo che si sia presentato alle elezioni per poterlo fare, gli espulsi pentastellati di “L’alternativa c’è” usino come simbolo “d’appoggio” quello dell’Italia dei Valori.

Mentre a Montecitorio bastano venti deputati, al Senato funzionerebbe un po’ come Italia Viva, che ha potuto fare gruppo a Palazzo Madama grazie al simbolo del Partito Socialista Italiano portato in dote dal senatore Riccardo Nencini, che stava in un “triciclo” sulle schede elettorali con i Verdi e Area Civica del prodiano Serse Soverini, in un partito che si chiamava “Italia Europa Insieme”.

Nel caso dell’Italia dei Valori, tutto è ancora più complicato perché il simbolo del gabbiano del partito che fu fondato da Antonio Di Pietro, stava insieme ad altri quattro cerchietti in mezzo al petalo di Civica Popolare dell’ex ministro della Salute Beatrice Lorenzin insieme ai Centristi per l’Europa dell’ex presidente della Camera Pierferdinando Casini, a l’Unione per il Trentino, la margherita dell’ex presidente della Provincia Autonoma di Trento Lorenzo Dellai, a L’Italia è Popolare di Giuseppe De Mita e  ad Alternativa Popolare, il partito di Angelino Alfano erede del Nuovo Centrodestra. Insomma, sta di fatto che il simbolo dell’Italia dei Valori sulle schede elettorali c’era.

Ma è anche vero che è dalle elezioni del 2008 che Italia dei Valori non elegge alcun parlamentare. E, in fondo, tutti i problemi dei dipietristi, al netto delle polemiche sul loro leader, iniziarono proprio per causa di Beppe Grillo sul quale, secondo molti parlamentari dell’Italia dei Valori, a partire dal capogruppo a Montecitorio Massimo Donadi, la politica del partito si era troppo schiacciata. Fu scissione, nacque “Diritti e libertà”, ma non portò benissimo a nessuna delle due parti.

Nel 2013, mentre il MoVimento Cinque Stelle entrava trionfalmente nelle Camere, Di Pietro e i suoi andarono in “Rivoluzione Civile” il cartello di Antonio Ingroia che comprendeva anche Rifondazione comunista, i Verdi ed altri, ma non si avvicinò nemmeno lontanamente alla soglia per arrivare in Parlamento. E non è che alle Europee dell’anno successivo andò meglio: zero eletti anche per Strasburgo e Bruxelles nel 2014.

Ma è a questo punto che Italia dei Valori iniziò a rinascere dalle sue ceneri: alla Camera tornò ad essere uomo IdV Nello Formisano, che era stato eletto nel Centro Democratico di Bruno Tabacci e precedentemente era stato deputato dipietrista. Ma il regolamento di Montecitorio, che non permette monocomponenti, gli impedì di riportare anche il nome dell’Italia dei Valori sugli atti parlamentari.

Andò molto meglio al Senato dove, nel corso della scorsa legislatura, i dipietristi postumi (nel frattempo, infatti, Antonio Di Pietro aveva lasciato definitivamente il partito che aveva fondato, dopo aver tolto anche il suo nome dal simbolo) della neo Italia dei Valori spuntarono come funghi. E, stavolta, invece, il regolamento del Senato permetteva di riportare il nome di Idv negli atti.

Addirittura con deputati che aderirono a gruppi diversi: il primo fu Michelino Davico, ex leghista, che restò nell’Italia dei Valori solo quattro mesi, pochi ma sufficienti a far iscrivere il nome di Italia dei Valori fra quelli delle decine di sigle che costituivano “Grandi Autonomie e libertà”, una sorta di superMisto di centrodestra, che in alcuni momenti riuscì ad avere una decina di micro sottocomponenti, una delle quali era per l’appunto Idv. Quando Davico se ne andò, scomparve anche il nome dell’Italia dei Valori dall’intitolazione chilometrica e wertmulleriana di Grandi Autonomie e Libertà.

Ma, anche stavolta, durò poco e Italia dei Valori tornò in Senato, questa volta come componente del gruppo Misto di Palazzo Madama grazie a due ex senatori del MoVimento Cinque Stelle e qui veniamo all’attrazione irresistibile degli ex dipietristi per gli ex grillini: Maurizio Romani e Alessandra Bencini portarono nuovamente Italia dei Valori in Parlamento, dopo soli due mesi senza rappresentanza ufficiale, nome e simbolo sugli atti parlamentari. Eppure, anche questa volta, in due momenti diversi, Bencini prima e Romani poi non finirono la legislatura come senatori dell’Italia dei Valori, ma come apolidi nel gruppo Misto.

Poco male, per Idv perché ci fu un terzo ex senatore pentastellato, Francesco Molinari che aderì all’Italia dei Valori e quindi Idv finì la scorsa legislatura regolarmente sugli atti parlamentari e con una rappresentanza ufficiale. Molinari, se davvero andasse in porto l’alleanza fra “L’alternativa c’è” e l’Italia dei Valori, si troverebbe nuovamente fianco a fianco con Nicola Morra, il suo storico avversario di partito in Calabria che l’aveva portato ad uscire dal MoVimento Cinque Stelle per incompatibilità fra i due.

Esattamente quello che abbiamo raccontato nelle scorse settimane per la Liguria con i seguaci di Alice Salvatore che espellono Marika Cassimatis, ma poi i seguaci di Marco Rizzone e Mattia Crucioli portano all’uscita di Alice Salvatore che pure aveva vinto le regionarie e ora sono gli stessi Rizzone e Crucioli a essere fuori dal MoVimento, come una ruota in cui prima o poi ci si trova nella parte inferiore. E così, anche in questa legislatura, grazie ad ex pentastellati, l’Italia dei Valori potrebbe tornare sugli atti parlamentari. Nonostante il fatto che l’ultima volta che si è presentata da sola, alle Europee del 2014, ha preso lo 0,66 per cento dei voti (furono l’8 per cento solo cinque anni prima, sempre nelle schede per Strasburgo e Bruxelles).

Nonostante il fatto che alle penultime politiche, in Rivoluzione Civile di Ingroia, insieme ad una miriade di altre sigle e nonostante l’endorsement di tutto il mondo ex girotondino, degli intellettuali giustizialisti e di molti nel mondo dello spettacolo, prese solo il 2,25 per cento dei voti alla Camera e l’1,79 al Senato, lontanissimi dalla soglia nazionale del 4 per cento a Montecitorio e da quelle regionali dell’8 per cento per Palazzo Madama.

Nonostante il fatto che alle ultime politiche, insieme agli altri quattro soci di Civica Popolare, prese lo 0,54 per cento alla Camera e lo 0,52 al Senato, ovviamente a una distanza siderale dalle soglie di sbarramento e con nessun eletto Idv. Ma Italia dei Valori è proprio così: ogni volta – e anche stavolta potrebbe essere così grazie agli ex seguaci di Beppe Grillo e del MoVimento Cinque Stelle - dopo la propria morte (politica) rinasce dalle proprie ceneri.

A suo modo, immortale.

Notizia e Foto tratte da Tiscali
© Riproduzione riservata
28/02/2021 06:33:17


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