Stiamo pagando la politica folle degli ultimi anni con i tagli alla sanità
SPI: vi è stata una risoluta regia, per favorire il businnes della sanità privata
Nulla è mai stato così efficace come la pandemia causata dal Covid-19, nel mettere alla luce i problemi della nostra sanità pubblica, negli ultimi decenni così maltrattata e così impoverita da parte dei vari governi succedutisi negli ultimi anni. Lo ricordiamo: circa 40 miliardi di euro e decine di migliaia di posti letto tagliati, oltre all’attacco della medicina di territorio, solo negli ultimi 10 anni.
Certo, tutto ciò non è avvenuto a caso. Vi è stata una risoluta regia, per favorire il businnes della sanità privata, che insieme al regionalismo spinto hanno di fatto portato alla situazione attuale quella che una volta era la nostra sanità, che una volta era in grado di curare tutti, dal più povero al più ricco, in maniera ottimale e ugualitaria. Col tempo si è prodotta una lenta ma inesorabile trasformazione, fino alla situazione attuale, dove gli interessi dei privati inevitabilmente confliggono con il pubblico interesse.
E purtroppo una quota di responsabilità deve essere individuata anche in alcune scelte sindacali sbagliate: l’accettazione della sanità integrativa nei contratti di lavoro e nelle contrattazioni di secondo livello hanno contribuito non poco a sdoganare la sanità privata in sostituzione di quella pubblica, di fatto deviando ingenti finanziamenti verso l’impresa privata. E l’impresa privata - non dimentichiamo - ha un interesse unico e preciso: quello di fare profitti, anche se poi ciò va inevitabilmente a discapito della salute e della tutela della collettività.
Occorre quindi che le forze sindacali e quelle politiche, che ancora si richiamano all’importanza dei beni comuni, intraprendano ogni sforzo possibile per cercare di riportare la nostra sanità allo spirito che era ben presente nella nostra Costituzione: quello di una sanità che dalla Valle d’Aosta alla Sicilia fosse in grado di tutelare al meglio ogni persona, e dovunque con le stesse modalità. Altro che regionalismo differenziato!
E contemporaneamente, le forze sindacali e politiche suddette devono porsi come obbiettivo anche quello di portare le RSA all’interno del Servizio Sanitario Nazionale, per garantire una maggiore “attenzione” sanitaria rispetto a oggi, con i drammatici risultati che si sono manifestati nella scorsa primavera, non certo per colpa di chi in quelle strutture ci lavora, il più delle volte sottopagato e costretto a carichi e orari stressanti.
L’intero settore dovrà così essere riordinato, anche in termini di accessibilità (i tempi di attesa per entrare in una RSA sono lunghissimi), e per quanto riguarda i costi, per molte famiglie proibitivi.
SPI (Sindacato Pensionati Italiani) - Area programmatica “Riconquistiamo tutto! Il Sindacato è un’altra cosa”, opposizione in CGIL.
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