I resti dei corpi di Carlo Spini e Gabriella Viciani giovedì 17 a Sansepolcro
L'individuazione attraverso il dna. Nel pomeriggio, sempre del 17, i funerali in cattedrale
Torneranno in Italia e a Sansepolcro giovedì prossimo, 17 ottobre, i resti dei corpi di Carlo Spini e Gabriella Viciani, i due coniugi di 76 anni morti nella sciagura aerea dello scorso 10 marzo in Etiopia. Come si ricorderà, a bordo del Boeing 737 della Ethiopian Airlines, i due biturgensi – rispettivamente medico e infermiera entrambi in pensione - avrebbero dovuto raggiungere il sud del Sudan, perché nei giorni successivi si sarebbe dovuta tenere la cerimonia di inaugurazione del nuovo ospedale costruito nella città di Juba, per la cui realizzazione la coppia aveva lavorato tantissimo, nelle vesti di presidente (lui) e di consigliere (lei) dell’associazione Africa Tremila. Purtroppo, alle 8.44 ora locale – appena sei minuti dopo il decollo – l’aereo scomparve dai radar, precipitando nelle vicinanze di Bishoftu, situata a 62 chilometri di distanza da Addis Abeba. Oltre 150 i morti (157 per l’esattezza) e loro due fra le otto vittime italiane del disastro; ora, a distanza di sette mesi da quella tremenda domenica, l’accurato lavoro di indagine ha permesso di individuare, attraverso le tracce del dna, i resti dei due corpi, i quali arriveranno chiusi in due distinti feretri già sigillati nella mattinata del 17 all’aeroporto romano di Fiumicino, da dove partiranno subito alla volta della città biturgense. I funerali di Carlo e Gabriella si dovrebbero tenere nel pomeriggio della stessa giornata in cattedrale: proprio qui, la domenica successiva a quella dell’incidente, l’arcivescovo Riccardo Fontana aveva presieduto la Santa Messa di suffragio e l’amministrazione comunale aveva proclamato il lutto cittadino. L’intera comunità di Sansepolcro si era stretta attorno ai quattro figli nel ricordo dei loro genitori, che dopo essersi congedati dalla professione avevano messo energie ed entusiasmo al servizio del prossimo. In aprile, i figli si erano recati nel luogo dove l’aereo si era schiantato, rivelando l’enorme cratere dal diametro di circa 200 metri che si era presentato ai loro occhi: il Boeing, dopo aver tentato una virata, era infatti sceso in picchiata prima di schiantarsi al suolo di punta a una velocità elevata. In quei giorni, i figli avevano anche incontrato l’ambasciatore italiano in Etiopia e tutto il corpo diplomatico. A Carlo, Gabriella e a Matteo Ravasio, il 52enne bergamasco impegnato anche lui con Africa Tremila e morto assieme a loro, è stato dedicato l’ospedale di Juba, che si chiama “Three Angels health center”, ovvero “centro salute dei tre angeli”.
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