L'arresto della famiglia Moretti ad Arezzo sta suscitando clamore in ambito locale e nazionale

Sono accusati di una maxi evasione fiscale e riciclaggio
La notizia dell’arresto di Antonio e Andrea Moretti sta facendo il giro di tutta Italia, dato la rilevanza che la famiglia aretina aveva nel mondo imprenditoriale locale e nazionale. Agli arresti domiciliari anche Marcello Innocenti, ragioniere del gruppo e Paolo Farsetti, responsabile del settore abbigliamento. Sono accusati di associazione a delinquere finalizzata al "trasferimento fraudolento di beni all’estero dopo aver posto in essere condotte delittuose di reati tributari e reati bancari". Nei guai l’intera famiglia con il divieto di ricoprire incarichi sociali alla moglie di Antonio, Luciana Lofranco, erede della famiglia Lebole che guidò un impero delle confezioni, agli altri figli Alberto, Amedeo e Monica, alla moglie di Andrea, Chiara Paghera, e alla sorella del capofamiglia, Giovanna. Una maxi evasione, quella descritta dal colonnello Abruzzese e dal procuratore Rossi, incentrata sulle attività della Tenuta Setteponti, nella quale da anni si producono vini pregiati, in particolare l’Oreno classificato fra i migliori d’Italia, al Feudo Maccari di Noto, in provincia di Siracusa, che produce un famoso Nero d’Avola e alla Pull Love, noto marchio di maglieria con negozi in franchising sparsi in mezza Italia. Diciotto mesi di indagini sfociate in 16 indagati, 34 società coinvolte di cui sette all’estero, 179 immobili sotto sequestro. Lo stop ai beni ammonta a 25 milioni di euro. Tra i beni sequestrati anche auto di lusso con targa estera, un maneggio con 40 cavalli, 500 ettari di terreni, tra Toscana, Sicilia ed Emilia Romagna. In sostanza, ai Moretti si imputa di aver messo in piedi un vorticoso giro di società dopo il fallimento della prima controllante, Confitalia. Trentaquattro sigle, alcune delle quali a Cipro, in Gran Bretagna, in Romania e Lussemburgo che sarebbero state di volta in volta svuotate, fra mancati pagamenti di tasse e contributi, prelievi per uso personale e dirottamenti all’estero, dove gli arrestati avevano trasferito la residenza, Antonio in Svizzera e il figlio in Gran Bretagna
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