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Festival di Cannes 2018, Palma d’oro a Kore-eda

L’Italia festeggia con Fonte e Alice Rohrwacher

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Due premi all’Italia con Dogman e Lazzaro Felice, l’allegria di Benigni, l’incredulità sul palco del protagonista di Garrone Marcello Fonte, l’irruenza di Asia Argento che ha denunciato lo stupro subito da Weinstein a Cannes nel ’97. L’Italia è stata protagonista alla cerimonia di chiusura del 71/mo festival di Cannes che ha assegnato la Palma d’oro al giapponese Un Affaire de famille di Kore-eda Hirokazu e una Palma speciale al grande vecchio Jean Luc Godard per Le livre d’image . Ma a non volerla mettere sul provincialismo, oltre l’Italia è stata la politica a guidare la sceneggiatura della serata. Non a caso le note reggae di Message in a bottle cantate da Sting con Shaggy con un imprevisto e inusuale breve concerto in cima alla Montee des Marches hanno chiuso il festival e richiamato fuori la sala come il canto delle sirene la giuria guidata da Cate Blanchett, tutti i premiati del Palmares 2018 con i pugni alzati al cielo di Spike Lee e della giurata del Burundi Kadhja Nin. Il #metoo che era stato un tema forte di tutta questa prima edizione ribattezzata dell’era post Weinstein ha dilagato durante la cerimonia con Asia Argento, attivista del movimento a gridare: «Nel ’97 fui stuprata da Weinstein proprio qui a Cannes, avevo 22 anni e ebbi una premonizione che mai un Weinstein avrebbe avuto futuro. Non sarà mai più il benvenuto qui», ha detto in modo incendiario l’attrice rivolgendosi alla platea. «Dobbiamo aiutarci perché non accada mai più un tale comportamento indegno, sappiamo chi sei, non ti permetteremo di vivere impunemente». 

Roberto Benigni, che accompagnava la moglie Nicoletta Braschi tra i protagonisti di Lazzaro Felice di Alice Rohrwacher (premio sceneggiatura ex aequo con 3 Faces di Jafar Panhai), dopo aver saltellato da folletto come d’abitudine, «ho voglia di abbracciare tutto il mondo, ho il cuore in tempesta», ha chiamato sul palco aprendo la busta con il premio per la migliore interpretazione maschile, Marcello Fonte di Dogman. «Marcellooo», ha detto Benigni come la Anita Ekberg della Dolce Vita. Fonte, che pure sapeva di essere in odore di palmares, per l’emozione è rimasto senza parole. Piccolo, con la vocina, ha ricordato come «da piccolo quando ero a casa mia e pioveva sulle lamiere, chiudevo gli occhi e mi sembrava di sentire gli applausi. Adesso è vero, ed è come essere in famiglia. Siete la mia famiglia, mi date calore, qui mi sento a casa, questa sabbia di Cannes è importante per me. Grazie a Matteo - ha detto rivolgendosi a Garrone che dalla sala applaudiva felice il suo protagonista - che ha avuto coraggio e si è fidato di me». 

Un palmares accolto con applausi anche nella sala stampa e che sapeva oltre che di talento anche di politica come le stesse parole della presidentessa Cate Blanchett hanno fatto capire. Ha raccontato sul palco «i giorni felici, il privilegio di vedere tanti film, di aver dato possibilità di ribalta alle voci degli invisibili che altrimenti non avremmo sentito. Poi certo oltre questo anche la responsabilità del verdetto, inabili a decidere ma dovevamo farlo, sapendo l’importanza che può avere un premio, anche per persone scomode come Panahi». Il regista iraniano che non può uscire dal paese nè gli è permesso di girare per motivi politici, nonostante le pressioni anche diplomatiche della Francia, è rimasto una sedia vuota. Al suo posto la figlia Salmaz, che vive a Parigi. Il premio per la migliore sceneggiatura l’ha condiviso con Alice Rohrwacher per Lazzaro Felice.  

La libanese Nadine Labaki che con Cafarnao ha vinto il premio della giuria, rischiando fino all’ultimo di essere la seconda Palma d’oro femminile della storia del festival, ha emozionato la platea. Accanto a lei Zain, il suo protagonista, un profugo siriano che vive in un campo in Libano e sogna di andare a vivere in Norvegia. «La scuola della strada questo è quello che ho portato nel mio film e che mi ha aperto il cuore. Ho visto l’infanzia rubata di questi bambini, la loro disperazione. Non so quale sia la soluzione non posso saperlo, ma una situazione così non merita di essere vissuta, vedere questo modo di crescere è stato un dolore. Bisogna aiutarli».  

Infine Spike Lee, premiato con il secondo premio, il Grand Prix per il suo filmBlackkklansman che in Usa uscirà per l’anniversario dei moti di Charlottesville ad agosto. «Dedico il premio agli afro-americani. Il mio film dice quello che penso di Trump».  

La Stampa
© Riproduzione riservata
19/05/2018 22:46:16


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