Il dottor Amos Salvicchi di Cortona rimane invalido dopo un intervento al San Donato di Arezzo

Richiesto alla Asl Toscana Sud Est un risarcimento di 700mila euro
Il calvario del dottor Amos Salvicchi di Cortona finisce in Tribunale, citata in giudizio l’Asl Toscana Sud Est con una richiesta di risarcimento di 700mila euro. Ripercorriamo quanto successo al medico della Valdichiana, dopo la frattura del femore a seguito una caduta dalle scale, avvenuta nel febbraio del 2022. L’uomo subisce il primo intervento all’ospedale San Donato di Arezzo e cioè la fissazione di un chiodo endomidollare per la frattura del femore sinistro. E qui, secondo la perizia del suo medico legale, sarebbe avvenuta la contaminazione del batterio klebsiella pneumoniae. Meno di due mesi dopo, il dottore torna in sala operatoria per un nuovo intervento: la sostituzione totale dell’anca sinistra. Ma già allora gli esami del sangue mostravano chiari segnali di infezione, che però non vengono presi sul serio dai medici. La situazione peggiora rapidamente: la protesi si muove, l’anca si lussa per tre volte e serve un’altra operazione. Anche in quell’occasione gli esami indicano un’infezione in corso, ma nonostante tutto Salvicchi viene di nuovo portato sotto i ferri. Nei mesi successivi il dolore non passa e le complicazioni aumentano. A luglio 2022 il medico cortonese decide di rivolgersi all’ospedale di Careggi, a Firenze, dove finalmente i colleghi scoprono la causa di tutto: una grave infezione da Klebsiella pneumoniae. Gli viene rimossa la protesi infetta e impiantato uno spaziatore cementato caricato con antibiotici ad ampio spettro, una sorta di dispositivo temporaneo che serve a combattere il batterio in attesa della guarigione. Solo l’anno seguente, nel marzo 2023, può affrontare l’ultimo intervento: la sostituzione definitiva con una mega protesi. Una degenza lunga e faticosa, otto sacche di sangue e un percorso di riabilitazione estenuante. Oggi, dopo tre anni, non riesce a camminare, ha dovuto smettere di lavorare: un danno biologico del 45%, secondo il suo medico legale, che evidenzia un chiaro nesso di causalità tra le scelte dei sanitari e l’invalidità permanente del paziente. Saranno ora i giudici aretini a far luce sulla vicenda.
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