L’export aretino nel primo semestre: è in crescita il trend con un +39,8%
Il segretario generale Randellini: "Minimo segnale di ripresa anche per il settore moda"
Il dato delle esportazioni della provincia di Arezzo del secondo trimestre 2024 (+46,1%) conferma il trend di crescita evidenziato nei primi tre mesi dell’anno (+33,2%), portando il bilancio dei primi sei mesi a più di 7,5 miliardi di euro e con una variazione percentuale del +39,8% rispetto al primo semestre 2023.
“Il dato complessivo del nostro export provinciale -sottolinea Massimo Guasconi, Presidente della Camera di Commercio di Arezzo – Siena - è fortemente condizionato dall’andamento eccezionale del comparto orafo: esaminando i flussi verso l’estero al netto dell’oreficeria e dei metalli preziosi, infatti, la variazione tendenziale rispetto al 2023 si attesta a -6,4% nel primo semestre e al -2,5% nel secondo trimestre. Nel 2024 la gioielleria e oreficeria è tornata ad essere la prima voce dell’export provinciale, sorpassando il comparto dei metalli preziosi, con una crescita eccezionale (+138% nel 2° trimestre e +135,8% nell’intero primo semestre) che si è concretizzata in un flusso di prodotti pari a circa 3,9 miliardi di euro nei primi sei mesi. Si tratta di un incremento veramente anomalo che ha origine in un particolare mercato, quello turco, che dalla fine del 2023 ha presentato una vera e propria esplosione: le esportazioni nel primo semestre 2024 si sono attestate a poco meno di 2,4 miliardi di euro con una crescita del 747,8% rispetto al primo semestre 2023. All’origine di un tale balzo in avanti, oltre ad una maggiore rilevanza di Ankara come hub di transito per i paesi del Medio Oriente e dell’Asia Centrale ci sono probabilmente acquisti consistenti di prodotti a bassa manifattura che hanno avuto inizio nella seconda metà dello scorso anno e che assumono una connotazione simile all’investimento in metalli preziosi.”
“Anche gli altri principali mercati di destinazione: Emirati Arabi (+10,3%), Stati Uniti (+16,2%) e Francia (+6,5%) sono in crescita - prosegue Guasconi - con la sola eccezione di Hong Kong (-12,7%).
Il prezzo dell’oro in questi primi sei mesi è stato, come noto, caratterizzato da valori molto elevati che hanno portato ad un incremento del 14,1% rispetto allo stesso periodo del 2023 ed hanno quindi avuto un ruolo non marginale nella determinazione del risultato evidenziato. Il prezzo dell’oro ha continuato poi a crescere anche nei mesi successivi, toccando a fine agosto i 2.276 euro per oncia: questi livelli di prezzo rappresentano un serio ostacolo all’attività commerciale delle aziende di settore e lasciano intravedere, se confermati, seri rischi di rallentamento per il comparto, soprattutto se a ciò si sommano i vari shock esterni che negli ultimi anni stanno interessando l’intero commercio internazionale”.
“Positivi anche i risultati degli altri poli orafi nazionali, - evidenzia il Segretario Generale Marco Randellini - anche se su livelli decisamente più bassi: più evidente la crescita di quello vicentino (+17,1%) rispetto a quelle di Valenza (+1,1%) e Milano (+2%). Comunque la somma del valore della esportazione degli altri tre distretti non raggiunge il valore complessivo dell’export aretino. Arezzo infatti, che normalmente rappresenta circa un terzo dell’intero valore delle esportazioni di gioielli italiani, nel primo semestre 2024 contribuisce con quasi la metà (49,8 %) all’export nazionale del settore. Il comparto dei metalli preziosi, dopo un primo trimestre caratterizzato dal segno negativo (-9,1%), torna a crescere nei successivi tre mesi (+11,5%) portando il bilancio del primo semestre a +1,8% che, se si considera la crescita del 14,1% del prezzo dell’oro, rappresenta comunque una flessione in termine di volumi di vendita.”
“Il grande malato regionale, il settore della moda - aggiunge Randellini - ha mostrato in provincia di Arezzo, nel secondo trimestre, un minimo segnale di ripresa che va a compensare le perdite registrate ad inizio anno. Il bilancio del primo semestre è quindi sostanzialmente invariato con il tessile a 1,7%, l’abbigliamento al 3,4%, il calzaturiero all’-1,2% e la pelletteria al -4,9%.
Un andamento quindi incerto ma sicuramente più rassicurante delle perdite a due cifre registrate a livello regionale dove, ad esempio, il tessile perde il -10,9%, e gli articoli in pelle addirittura il -18,6%. Fra le altre tipologie merceologiche, nel primo semestre risultano in crescita agricoltura (+52%), prodotti alimentari (+4,6%), legno e prodotti in legno (+6,7%), articoli in gomma e materie plastiche (+16%), altri prodotti della lavorazione dei minerali non metalliferi (+41,5%), elettronica ed elettromedicale (+6,4%), autoveicoli e mezzi di trasporto (14,4%) e mobili (+9,7%).
In flessione, le bevande (-5,7%), i prodotti chimici (-25,7%), prodotti farmaceutici (-23,2%), i prodotti in metallo (-9,2%), le apparecchiature elettriche (-18,2%) e i macchinari (-3,2%).”
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