Ritrovato il capolavoro di Michelangelo di cui si erano perse le tracce: era in un caveau di Ginevra
Non se ne sapeva nulla da più di 100 anni
Una grande scoperta che aggiunge un'altra perla ai tesori dell'arte. "Un piccolo Giudizio Universale con il Cristo Giudice e altre figure del celebre affresco che si ammira nella Cappella Sistina dipinto da Michelangelo Buonarroti a olio su tela, unico esempio di utilizzo di questa tecnica da parte del Maestro". Lo annuncia Amel Olivares, specialista di arte rinascimentale, dopo una ricerca durata oltre 8 anni con la collaborazione dello studioso di storia dell'arte e conservazione, monsignor José Manuel del Rio Carrasco, presentata alla Stampa Estera a Roma e anticipata dall'Ansa.
L'opera oggetto di indagine è Il Giudizio Universale di Ginevra, di cui si erano perse le tracce da più di 100 anni.
Un dono di Michelangelo ad Alessandro Allori
Secondo la ricostruzione fu un dono di Michelangelo al pittore Alessandro Allori che la usò come modello per realizzare una Pala d'Altare nella Basilica Santissima Annunziata di Firenze. E' realizzato su finissima tela di lino e ha le dimensioni di 96,52 x 81,28 cm.
Le peculiarità
L'opera, secondo la studiosa, presenta alcune interessanti peculiarità, tra cui spicca la figura del Cristo Giudice "audacemente" senza barba esattamente come nell'affresco originale della Cappella Sistina, la creazione di personaggi incompleti o solo abbozzati, la tecnica del movimento nelle figure rappresentate e l'inserimento di angeli apteri ossia senza ali. Tra coloro che sono i "salvati" quello che viene ritenuto un autoritratto di Michelangelo Buonarroti in cui appare con un volto più giovane rispetto a quello conosciuto.
Il Giudizio, secondo Amel Olivares, è un esempio della conoscenza di Michelangelo della tecnica dell'olio su tela, presumibilmente appresa da Sebastiano dal Piombo, che arrivò a Roma intorno al 1512.
La descrizione dell'Archivio di Stato di Firenze
Una descrizione dettagliata del Giudizio Universale di Ginevra è stata ritrovata nell'Archivio di Stato di Firenze del 1792, nei documenti relativi all'inventario dei Mobili e delle Opere d'arte di proprietà del Marchese Fiorentino Donato Guadagni.
L'opera nel corso dei secoli ha cambiato diverse proprietà ed è stata restaurata nel 2015 da Antonio Casciani.
Ricerche ed analisi
Il dipinto, che si conserva oggi in ottime condizioni, è stato oggetto di ricerche, studi stilistici, studi storici e analisi scientifiche, tra cui la spettrofotometria, la stratigrafia, la riflettografia, mentre sul volto di Michelangelo sono stati eseguiti studi di ricostruzione facciale, la comparazione fisiognomica e antroposomatica.
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