L’albero del Papa arriva da Andalo, sradicato un abete di 113 anni

Polemiche dai verdi. Sovrasta il presepe di piazza San Pietro, è alto 28 metri
Un abete rosso di 28 metri sovrasta da qualche giorno il presepe di piazza San Pietro. L’albero del Papa arriva quest’anno dal Trentino, più in particolare da Andalo, sull’Altipiano della Paganella, dove era cresciuto per la bellezza di 113 anni. E qualcuno si chiede se sia giusto, con il pianeta terra ormai arrivato ad un passo dalla catastrofe climatica, sacrificare una pianta così maestosa, in una delle province segnate tre anni fa dalla tempesta Vaia, per farne omaggio al Pontefice che più di ogni altro ha speso i suoi auspici per la salvaguardia del creato.
La polemica, in Trentino, si è accesa già qualche giorno fa, quando l’abete rosso ultracentenario è stato tagliato e si è organizzato il trasporto della pianta fino a Città del Vaticano. Nelle immagini della Rai la soddisfazione della comunità di Andalo, con in testa il sindaco Alberto Perli: per la gente di montagna, veder scelto il proprio albero è sicuramente motivo di orgoglio, tanto che pensionati e artigiani hanno lavorato anche alla confezione delle palline di legno. È stata la scena del taglio dell’abete, della sua sistemazione su un enorme autoarticolato ma in particolare le immagini del conteggio degli “anelli” (appunto 113) a scatenare le polemiche. Da quelle di alcuni cittadini di Andalo («Mi piange il cuore. Questo è l’albero che ho visto crescere e lui ha visto me giocare da bambina. Che vergogna, grido al mondo il mio dissenso, il mio dolore, la mia tristezza, il mio rammarico», ha scritto ad esempio sui social Anna Reich) a quelle della consigliera provinciale di Europa Verde Lucia Coppola («Mentre ci facciamo riguardo, giustamente, a raccogliere un fiore protetto, pare non creare alcun problema sradicare un albero patriarca, sano, di 113 anni che faceva parte di un paesaggio meraviglioso per portarlo in Piazza San Pietro per il prossimo Natale. Inevitabile chiedersi se fosse proprio necessario»), alle quali hanno fatto eco a Roma Nando Bonessio, presidente della commissione capitolina sport, benessere e qualità della vita, e Guglielmo Calcerano, assessore ai lavori pubblici e patrimonio del Municipio Roma X, esponente di Europa Verde, che sono arrivati ad ipotizzare che il Papa stesso non fosse informato del “sacrificio”, chiedendo al contempo che «l’amministrazione comunale capitolina e, in particolare, l’assessora all’ambiente Sabrina Alfonsi non cada nella stessa logica di voler sacrificare un albero per celebrare il Natale».
Quando poi è stato Mauro Corona, a Carta Bianca, a tuonare contro i presunti 175 mila euro spesi per portare l’abete a Roma, apriti cielo. Pare, peraltro, che lo scrittore-scultore-rocciatore di Erto non si riferisse all’abete del Vaticano. Per fare chiarezza vale la pena sottolineare che il Trentino, tra taglio dell’albero e trasporto a Roma, ha speso 15 mila euro e che l’albero del Papa è un prelievo autorizzato dai responsabili forestali, certificato dalla Gestione forestale sostenibile del Gruppo territoriale Pefc Trentino. Detto questo, il dibattito sull’opportunità del sacrificio di una pianta di 113 anni resta aperto.
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