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Palermo, a cinque anni dall’omicidio di una donna confessa e fa ritrovare il corpo

I resti di una romena di 30 anni trovati in un sacco a Monte Pellegrino

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Dal sacerdote che aveva iniziato a frequentare, preso dal rimorso, non aveva ricevuto l’assoluzione piena: «Se vuoi il perdono di Dio, devi presentarti alle autorità». Cosa che Damiano Torrente, 46 anni, di mestiere pescatore, alla fine ha fatto. Nel 2015 – così ha spiegato lui stesso ieri ai carabinieri della stazione Falde – strangolò una rumena di 33 anni, Ruxandra Vesco, detta Alexandra o Alexa, e la gettò in un dirupo del monte Pellegrino, il promontorio più bello del mondo, secondo Goethe, che ne parlò nel Viaggio in Sicilia. In un burrone della collina che sorge sopra Palermo e sovrasta la costa aveva trovato la propria tomba, dentro un sacco nero, Alexa, gettata via come un fardello ingombrante. Nessuno si era accorto di lei: la zona è impervia, sono dovuti intervenire i vigili del fuoco e i carabinieri del Reparto investigazioni scientifiche del Ris. Solo le indicazioni precise dell’assassino reo confesso hanno consentito di ritrovare alcune ossa, il teschio, il cadavere mummificato attorno ai brandelli di un sacco nero. La scomparsa della donna era stata denunciata ad Alcamo, in provincia di Trapani, cinque anni fa dal marito. Non era una prostituta, diverse persone la individuavano come truffatrice e l’avevano querelata perché avrebbe sottratto loro denaro. Alexandra aveva subito anche qualche processo e contro di lei era stata messa su persino una pagina Facebook, “truffatrice ad Alcamo”. Sul movente del delitto c’è ancora da scavare, anche se certamente nulla può giustificare una violenza così e una fine tanto assurda. Torrente ieri ai carabinieri della compagnia di San Lorenzo e al pm Felice De Benedittis ha detto genericamente che Alexa lo aveva messo in difficoltà con la propria moglie: non è stato più specifico, lo sarà nell’interrogatorio di garanzia davanti al Gip, che si terrà con ogni probabilità domani. Lui aveva anche precedenti per stalking, sempre nei confronti di una compagna rumena, era stato messo agli arresti domiciliari ma poi aveva reiterato il comportamento aggressivo, come si dice in giuridichese, ed era finito in cella. La vicenda, in cui lo aveva seguito l’avvocato Alessandro Musso, si era chiusa col patteggiamento e con il ritorno in libertà alcuni mesi fa, nel periodo dell’isolamento da Covid.

Notizia e foto tratte da La Stampa
© Riproduzione riservata
06/08/2020 14:14:53


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