Catania, 23 omicidi in 20 anni: 23 arresti

Indagini dei Carabinieri del Ros anche su tre casi di lupara bianca
Un triplice omicidio, tre casi di lupara bianca, il duplice omicidio del 2007 in cui morì anche un componente della famiglia Santapaola. Sono alcuni dei casi finora non risolti su cui l’inchiesta Thor del Ros e del comando provinciale dei carabinieri e della Dda di Catania ha fatto luce, facendo scattare nella notte le manette per 23 persone appartenenti alla potente famiglia mafiosa catanese dei Santapaola-Ercolano, 18 delle quali già in carcere per precedenti condanne anche se alcune finora mai accusate di omicidio. Nomi di primo piano sono quelli di Vincenzo Salvatore Santapaola, 51 anni, figlio del capomafia Nitto, e del cugino Vincenzo Santapaola, 64, figlio del defunto fratello di Nitto, Salvatore Santapaola; ma anche quelli di Aldo Ercolano e Salvatore Nardo.
Ventitrè arrestati, tanti quanti sono anche gli episodi di omicidio (con un totale di 27 persone ammazzate o sparite nel nulla) avvenuti a Catania e nel circondario tra la fine degli anni ‘80 e il 2007 e che sono affrontati dall’inchiesta, arrivata a un punto di svolta grazie alle dichiarazioni di un pentito, Francesco Squillaci.
Squillaci, ex uomo d’onore della famiglia mafiosa dei Santapaola-Ercolano in carcere da 25 anni, collabora con la giustizia dall’aprile 2018 e ha svelato i retroscena di una cinquantina di omicidi, per 13 dei quali si è anche autoaccusato. Le sue dichiarazioni, come spiega la procura di Catania, «hanno consentito di riscontrare quelle rese nel tempo da Maurizio Avola, Umberto Di Fazio, Natale Di Raimondo, Fortunato Indelicato, Santo La Causa, Ferdinando Maccarrone, Fabrizio Nizza, Giuseppe Raffa e Claudio Severino Samperi, fino a quel momento rimaste prive di riscontri».
Tra i delitti più clamorosi, il duplice omicidio di «pulizia interna» del 26 settembre 2007 nel quale morirono il boss Angelo Santapaola (cugino del capomafia Nitto) e il suo autista Nicola Sedici, per il quale già c’erano state alcune condanne. Ora si sa che il mandante fu Vincenzo Salvatore Santapaola, figlio di Nitto, secondo i pm «preoccupato dall'ingombrante presenza, dell'autonoma operatività e dei rapporti diretti e privilegiati del boss con Cosa nostra di Palermo». C’è poi l’omicidio di un ventenne, Francesco Lo Moro, «punito» perchè aveva rapinato un distributore di benzina del boss Marcello D’Agata; era il 1994; analoga sorte per Antonio Furnò, nel 1990, lupara bianca perchè aveva rapinato un supermercato di Aldo Ercolano. Tra le «lupare bianche», anche quella di Salvatore Montauro, ritenuto killer della cosca avversaria dei Cappello. Uccise anche persone estranee alla mafia, come due delle vittime del triplice omicidio del 1991 a Lentini: Salvatore Motta e Cirino Catalano erano per caso sul luogo dove i killer per conto del clan Nardo dovevano eliminare Salvatore Sambasile. Accadde lo stesso, nel 1991, per Maurizio Colombrita, estraneo ad ambienti di mafia, ucciso al posto del fratello affiliato ai Cappello.
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