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Accoltellamento in metro a Bruxelles vicino alle istituzioni Ue

Tre feriti, uno è grave

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L’agguato improvviso, poco prima delle 18, su un convoglio della metropolitana di Bruxelles ferme per far scendere e salire i passeggeri a Schuman, la fermata che serve le istituzioni comunitarie. Su entrambe le banchine, un’uscita porta di fronte all’ingresso della sede della Commissione europea, l’altra a quella del Consiglio dell’Ue. È qui, che nel momento in cui si aprono le porte che un uomo inizia ad scagliarsi contro le persone sedute. È la coda del convoglio, unico, non formato da carrozze separate. Tutto si consuma in un attimo. Si pensa ad un zuffa, o al tentativo di borseggio non andato a segno. Alcune persone si alzano, e poi, improvvisamente, tutti giù dal treno, a correre verso l’altro capo della banchina, verso il macchinista ma soprattutto verso le uscite. Centinaia di persone che corrono, una donna cade ma viene prontamente aiutata a rialzarsi prima che finisca calpestata da tante persone che non capiscono cosa sta succedendo. Si sente solo gridare «correte», «andate via», ripetuto più volte non da addetti della sicurezza ma da normali pendolari.

Inconsapevolezza mista a paura, e poi la domanda che si inizia a levare dalle persone che si fermano, accanto alla cabine del macchinista. «Che succede?». La risposta è immediata. «C’è una persona armata». Cosa brandisca però non è chiaro in un primo momento.

Serviranno alcuni minuti per capire che c’è un uomo con un coltello, che ferisce tre persone. Alla fine, spiega un operatore sanitario, si contano due feriti lievi e uno in condizioni più gravi, che avrebbe avuto lesioni ad un polmone. Polizia e pronto intervento arrivano a sirenre spiegate, un po’ alla volta. Prima alcune pattuglie, poi due furgoni e un’ambulanza, solo in un secondo momento una seconda ambulanza. Uno dei feriti verrà trasportato all’ospedale Saint-Jean subito dopo le prime cure mediche, l’altro all’ospedale di Delta, non lontano dalla Commissione. La terza persona, un giovane, non ha bisogno di essere trasportato in ambulanza, riceve le cure del caso, ma è in stato di shock e viene tenuto lontano dai curiosi.

Un passante, funzionario della Commissione, assicura che nessuno dei feriti lavora per l’istituzione Ue. La folla corsa via dal convoglio, tornata in superficie, si raccoglie ai piedi della Commissione, dove le porte vengono chiuse per ragioni di sicurezza. Oltre agli agenti scesi nel sottosuolo ci sono quelli intenti a disperdere quanti sono ancora lì. Un agente ha il suo da fare per tenere pulita la fermata. «Che state a fare qui?! Non c’è niente da vedere». Si invita a recarsi alla stazione della metropolitana successiva, perché nel frattempo quella di Schuman viene chiusa al pubblico e delimitata dal nastro rosso-bianco. La fermata successiva è quella di Maelbeek, dove il 22 marzo 2016 si consumò uno dei due attacchi terroristici di Bruxelles. In quell’occasione si usò esplosivo.

Gli agenti di polizia sul posto non forniscono spiegazioni sull’accaduto. «No comment». Portano via l’uomo circa un’ora dopo l’agguato, dopo averlo disarmato e fermato, e lasciato che la situazione si normalizzasse anche in superficie. Giacca a vento sul capo e l’invito a non riprendere in alcun modo il momento. Fonti della polizia riferiscono che l’uomo sarebbe già noto alle forze dell’ordine, e che si tratterebbe di una persona affetta da problemi psichiatrici. Ciò scongiurerebbe dunque la matrice terroristica, ma intanto Bruxelles ripiomba nella paura.

Notizia e foto tratte da La Stampa
© Riproduzione riservata
31/01/2023 14:21:38


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