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La denuncia di Greenpeace: “Ftalati nelle scarpe e formaldeide nel tutù da bambina"

"Nel 96% dei prodotti SHEIN c’è almeno una sostanza pericolosa”

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A pochi giorni dal Black Friday 2022, Greenpeace Germania ha deciso di analizzare in laboratorio 47 capi del marchio di ultra fast fashion SHEIN, acquistati in Italia, Austria, Germania, Spagna e Svizzera. I risultati pubblicati nel report “Taking the Shine off SHEIN sono allarmanti. Nel 96% dei prodotti analizzati (45 su 47 articoli) – compresi abiti e calzature per uomo, donna, bambino e neonato – è stata trovata almeno una sostanza chimica pericolosa. In quindici prodotti (32%), le concentrazioni di queste sostanze si attestano a livelli preoccupanti, mentre in sette capi, circa il 15% del totale, sono superiori ai limiti stabiliti dalle normative comunitarie. Si tratta di prodotti illegali a tutti gli effetti.

L’indagine di Greenpeace
Greenpeace Germania ha comprato 42 articoli dal sito web di SHEIN in Austria, Germania, Italia, Spagna e Svizzera e ha acquistato 5 articoli da un negozio a Monaco durante l’Oktoberfest, in Germania. Li ha poi inviati a un laboratorio indipendente per le analisi sulla presenza di numerose sostanze chimiche, come i composti organici volatili, gli alchilfenoli etossilati, la formaldeide, gli ftalati, gli PFAS e i metalli pesanti. I risultati, si legge nel report, «dimostrano il disinteresse di SHEIN nei confronti dei rischi ambientali e per la salute umana».

Per i prodotti venduti in Europa, il regolamento REACH (Registration, Evaluation, Authorisation of Chemicals) identifica i valori limite per una serie di sostanze chimiche pericolose nei capi di abbigliamento, negli accessori e nelle scarpe. Dei sette prodotti con concentrazioni superiori ai limiti stabiliti dalle norme comunitarie, sei erano scarpe o stivali. Il livello più alto di ftalati è stato riscontrato in alcuni stivali da neve neri acquistati in Svizzera, con 685.000 mg/kg di DEHP (composto del gruppo degli ftalati), di gran lunga superiore rispetto al limite di 1.000 mg/kg del regolamento REACH dell'UE.

La formaldeide, invece, «è stata trovata nel tutù colorato per bambina, in quantità pari a 130 mg/kg nel tulle viola e 40 mg/kg in un cinturino verde (entrambi superiori al valore soglia identificato dal REACH pari a 30 mg/kg)», mentre «il rilascio di nichel al di sopra dei requisiti REACH (0,5 μg/cm2/settimana) è stato riscontrato in un paio di stivali rossi acquistati in Spagna».

Le conseguenze dell’ultra fast fashion
Abiti usa e getta, prodotti in tempi brevissimi e immessi ogni giorno a migliaia nel mercato. Il modello di business del fast fashion è noto per il suo enorme impatto sociale e ambientale, in grado di raggiungere ogni angolo del globo. Tra le conseguenze più evidenti, destano preoccupazione le precarie condizioni lavorative di chi è costretto a lavorare senza l’applicazione di norme che tutelino la loro salute e sicurezza. Ma anche la grande quantità di rifiuti tessili che arriva nei Paesi dell’Africa orientale e, in generale, del Sud del mondo. Effetti alimentati a dismisura dal modello ancor meno sostenibile di SHEIN, quello dell’ultra fast fashion, 

Negli ultimi anni il marchio cinese è cresciuto in maniera esponenziale, anche grazie a una strategia di marketing che punta a bombardare i giovani su piattaforme come TikTok, facendo promuovere i loro prodotti – già venduti a prezzi stracciati – da influencer che in cambio ottengono vestiti gratuiti e altri vantaggi. Eppure, si legge nel report, «poco si sa dei fornitori che realizzano questi prodotti per il marchio cinese, delle migliaia di lavoratori delle sartorie nel Guangdong, in Cina, che trasformano ordini in prodotti 7 giorni su 7, e ancor meno delle fabbriche che tingono i loro tessuti (le fasi produttive che producono il maggior inquinamento delle acque)».

Secondo Giuseppe Ungherese, responsabile campagna inquinamento di Greenpeace Italia, «l’uso di sostanze chimiche pericolose è alla base del modello di business di SHEIN, con alcuni prodotti illegali che stanno invadendo i mercati europei. Chi paga il prezzo più alto della dipendenza chimica di SHEIN sono i lavoratori che operano nelle filiere produttive del colosso cinese e sono esposti a seri rischi sanitari, ma anche le popolazioni che vivono in prossimità dei siti produttivi». «Il fast fashion – conclude Ungherese – per via dei suoi notevoli impatti ambientali, è da considerarsi incompatibile con un futuro rispettoso del pianeta e dei suoi abitanti. L’ultra-fast fashion addirittura aggrava gli impatti del settore e accelera la catastrofe climatica e ambientale. Per questo, deve essere fermato subito».

Notizia e foto tratte da La Stampa
© Riproduzione riservata
26/11/2022 06:14:33


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